domenica 2 febbraio 2020

CATAPLASEMO


CATAPLASEMO
Mi è stato chiesto, via e-mail,  dal  caro amico A. A. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) di spendere qualche parola per illustrare significato e portata della voce napoletana in epigrafe.
L’acconento súbito chiarendo in primis che la voce in esame cataplasemo è una voce napoletana atta a ripetere quella che nel toscano è cataplasma. Spiego che ambedue le morfologie sono dal  greco κατάπλασμα, der. di καταπλάσσω «spalmare», ma  che la voce napoletana à fatto ricorso all’anaptissi  di una vocale evanescente di transizione  [e] al fine di migliorare la pronuncia allegerendo il gruppo consonantico [sm] in modo da terminare una nuova sillaba. E veniamo al significato della parola: s.vo m.le 1) in primis Mezzo curativo, costituito da una pasta composta di sostanze vegetali mucillaginose, oleose o amilacee, che viene raccolta in garza o panno sottile e applicata per lo più calda sulla pelle, a scopo emolliente, sedativo, revulsivo, ecc.: farsi, applicarsi un c.; c. di farina di senape, di (farina di) semi di lino.
2) figuratamente  a. Persona noiosa, molesta, da cui è difficile liberarsi. b. Persona piena di acciacchi.
Preciso che i significati figurati che sono anche dell’italiano sono stati mutuati dal napoletano che con lo specificativo cataplasemo ‘e semmenze ‘e lino (cataplasma di semi di lino) indica appunto chi sia tanto   noioso, fastidioso, molesto,scocciante, seccante da risultare sgradevole se non  nauseante, repellente, ributtante, ripugnante tal quale un appiccicoso medicamento oleoso applicato caldo sulla pelle
.   E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico A. A.  ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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