sabato 8 febbraio 2020

COMME FACETTE SCIOSCIA


COMME FACETTE SCIOSCIA

Raccolgo qui di sèguito l’ennesima sfida/ provocazione  del mio carissimo amico V.C. (i consueti problemi di riservatezza mi impongono l’indicazione delle sole iniziali di nome e cognome)che  mi chiede di parlare dell’espressione napoletana in epigrafe. L’accontento súbito  e comincio  con il dire che l’espressione in epigrafe  letta per intero suona:
Comme facette Scioscia,ca se magnaje ‘a tosta e rummanette ‘a moscia  che tradotta è: Come fece un (tal) Scioscia che mangiò la (parte) dura e lasciò la(parte)   morbida (di ciò che stava mangiando…) è un’antica  espressione collaterale di altra che suona: Comme facetteno ‘antiche ,ca se magnajeno ‘a scorza  e rummanetteno ‘a mullica che tradotta è: Come fecero  (alcuni) antichi  che mangiarono  la crosta (dura del pane)  e lasciarono la mollica (cioè la  parte morbida) sono ambedue espressioni usate a dileggio nei confronti degli sciocchi accreditati per innata stupidità, di tenere un comportamento errato non consono ed addirittura autolesivo come quello di rifiutare cibo morbido, probabilmente  piú fresco, per assumerne di duro, perché probabilmente stantio. Come si intuisce  facilmente in ambedue le espressioni vengono usati una volta il nome proprio (cognome o soprannome?) Scioscia, una volta il termine generico antichi  che non corrispondono né ad una persona precisa , né a   rintracciabili personaggi remoti, ma vengono usati solo perché forniscono  una comoda rima: Scioscia con moscia, antiche con mullica. Ricordo tuttavia a margine ed in chiusura che in napoletano esiste un scioscia s.vo f.le che come femminilizzazione di scioscio (che è derivazione dallo spagnolo chocho)vale sciocca, scimunita e come tale ben si attaglierebbe a protagonista dell’espressione in epigrafe dove sarebbe non piú un cognome o soprannome, ma un generico nome comune. E con ciò  penso d’aver convenientemente e ad abundantiam risposto alla domanda  dell’amico  V.C. e d’aver contentato anche  qualche altro dei miei ventiquattro lettori, per cui reputo di poter mettere il punto fermo con il consueto satis est.
Raffaele Bracale


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