DI RIFFE O DI RAFFE
In coda ed a margine di tutto quanto ò scritto circa
l’espressione napoletana: ‘e rippe o ‘e rappe (in ogni modo, con qualsiasi espediente)
ricordo che in molti altri linguaggi regionali (Lazio, Marche, Toscana, Emilia
etc.) ed piú in generale in tutto il territorio nazionale esiste
l’espressione di riffe o di raffe che à all’incirca la medesima valenza
dell’espressione partenopea e sta per in ogni modo, con qualsiasi espediente,ed
anche con le buone o le cattive.
Ciò che vien da chiedersi è se le espressioni siano le
stesse con morfologia alquanto diversa ed in caso positivo chi àbbia la primogenitura dell’espressione.
Orbene giacché non esistono scritti di riferimento che possano attestare con
sicurezza priorità natali, connubi e/o
derivazioni fono-morfologiche e semantiche tra le due espressioni, non mi resta
che ipotizzare qualcosa affidandosi alla logica ed al D.E.I. il solo che
registri la voce riffa (deducendola la prima volta nel 1729 da
Fagiuoli: Giovan Battista
Fagiuoli (Firenze,
24 giugno
1660 – † ivi 1742) scrittore,
poeta e
drammaturgo
italiano.))come
agg.vo f.le di riffo ( litigioso,
rissoso, prepotente). A voler dunque stare a credere al D.E.I. la voce negativa
nell’espressione di riffe o di raffe dovrebbe essere riffe da intendersi non
piú come agg.vo pl. f.le, ma come s.vo pl. f.le = litigi, risse, prepotenze e come voce
negativa dovrebbe essa indicare le
cattive della spiegazione con le
buone o le cattive e conseguentemente la voce raffe dovrebbe essere
voce positiva e valere le buone costringendoci,
per esser precise a spiegare di riffe o di raffe = con le cattive ocon le buone
e non con le buone o le
cattive. Almeno la logica questo farebbe sospettare; epperò, epperò nel
medesimo D.E.I. si trova registrata la voce raffa
(anonimamente nel XIV sec.)= furto s.vo
f.le deverbale di raffare verbo piú diffuso come arraffare= rubare (dal
tedesco hraffo= strappo via) che
costringerebbe a ritenere anche raffe pl. di raffa voce negativa e non positiva di talché di riffe o di raffe meriterebbe d’esser spiegata non con le buone o le cattive o con le cattive o le buone ma con le
cattive o le cattive cosa che però
non darebbe senso alla congiunzione disgiuntiva o . D’altro canto atteso
che sia la voce riffe che la voce raffe nell’italiano non sono attestate altrove se non nell’espressione in esame mi permetto
di dissentire dal D.E.I. e segnatamente dal prof. Carlo Battisti che curò le
voci sotto la lettera R e ritenere che l’espressione in esame di
riffe o di raffe non sia nata
costruendola con voci esaminate (riffe = prepotenza e raffe = furto), ma che sia pervenuta
dapprima nelle regioni limitrofe (Lazio) o vicine (Marche) e poi in tutto
l’idioma nazionale quale calco adattato(p→f)
della napoletana ‘e rippe o ‘e rappe diventando, nell’italiano, di riffe o di raffe con la sostituzione dell’esplosiva labiale p con
la consonante fricativa labiodentale
sorda f forse ritenuta piú
elegante ed adatta alla lingua nazionale, della popolaresca rumorosa p.
Brak
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