DUE VOCI INUSUALI
Questa volta è stato l’amico G. R. (i consueti problemi di
riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome)
a chiedermi via e-mail di
chiarirgli significato e portata dI due
inusuali voci partenopee e precisamente
il termine boiardo
ed apua, apua termini che – a suo dire, colse sulle
labbra dell’anziana mamma contadina; ò
riscontrato la mail dell’amico rispondendogli testualmente: Tengo dietro alla
vostra richiesta e vi ringrazio dei due
interessanti quesiti che mi proponete;
cominciamo da boiardo s.vo m.le che
indica 1 in primis uno strumento
formato da tavole di legno usate sotto il torchio per la spremitura della
vinacce; 2 per ampliamento semantico e
d’uso una sorta di barella usata per il trasporto a mano del letame
fermentato e/o delle vinacce spremute; è voce dialettale campana in uso con
piccole variazioni morfologiche [ cfr. bajardu
(calabrese/siciliano), bajardë (abruzzese),vanajardë(pugliese)] in tutte le
province dell’Italia meridionale ed è voce adattamento di un ant. francese baiart.
Quanto alla voce apua, apua che
mi proponete devo significarvi che con ògni probabilità o ricordate male il
termine o vs. madre lo riportava storpiato in quanto il termine esatto era apula,
apula e valeva [con derivazione
dal greco apalòs] fiaccamente,
svogliatamente con riferimento al comportamento non confacente di chi si
mettesse alla ricerca di qualcosa senza il necessario impegno per modo che non
potesse pervenire a risultati concreti.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amico G.R. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in questa paginetta.Satis est.
Raffaele Bracale
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