GALLINA E
DINTORNI.
Illustro qui di sèguito alcune locuzioni
e proverbi partenopei in cui è coinvolto il bipede domestico indicato in
epigrafe.
1-'A gallina fa ll'uovo e
ô vallo ll'abbruscia 'o mazzo.
Letteralmente:la gallina fa l'uovo e al gallo brucia l'ano. Id est: Uno lavora o sopporta pesi e disagi ed un altro si lamenta della fatica che non à fatto, o fa le viste di avere sulle proprie spalle il peso di disagi altrui. La locuzione è usata quando si voglia redarguire qualcuno che si sia vestito della pelle dell'orso catturato da altri, o che si voglia esortar qualcuno a non lamentarsi per fatiche che non abbia compiute, e di cui invece faccia le viste di portare il peso.
Letteralmente:la gallina fa l'uovo e al gallo brucia l'ano. Id est: Uno lavora o sopporta pesi e disagi ed un altro si lamenta della fatica che non à fatto, o fa le viste di avere sulle proprie spalle il peso di disagi altrui. La locuzione è usata quando si voglia redarguire qualcuno che si sia vestito della pelle dell'orso catturato da altri, o che si voglia esortar qualcuno a non lamentarsi per fatiche che non abbia compiute, e di cui invece faccia le viste di portare il peso.
2- Quanno 'a gallina scacateja è ssigno ca à fatto ll'uovo.
Quando la gallina starnazza è segno che à fatto l'uovo. Al di là del senso letterale, il proverbio vuol significare(rendendo quasi il latino: excusatio non petita, accusatio manifesta) che quando ci si scusi reiteramente di qualcosa, tale fatto è indizio certo che se ne è colpevoli.
Quando la gallina starnazza è segno che à fatto l'uovo. Al di là del senso letterale, il proverbio vuol significare(rendendo quasi il latino: excusatio non petita, accusatio manifesta) che quando ci si scusi reiteramente di qualcosa, tale fatto è indizio certo che se ne è colpevoli.
3- 'A gallina ca cammina torna â casa cu 'a vozza chiena.
La gallina che cammina torna a casa con il gozzo pieno. Id est: anche chi è sciocco ed inetto ( cosí come è intesa la gallina), se si mette in azione riesce, in una maniera o in un'altra, a sbarcare il lunario o quanto meno – come si dice a Napoli – a sceppà ‘a campata (a vivacchiare)
La gallina che cammina torna a casa con il gozzo pieno. Id est: anche chi è sciocco ed inetto ( cosí come è intesa la gallina), se si mette in azione riesce, in una maniera o in un'altra, a sbarcare il lunario o quanto meno – come si dice a Napoli – a sceppà ‘a campata (a vivacchiare)
4- Parla
sulo quanno piscia 'a gallina!
Ad litteram: Parla solo quando orina la gallina! Perentorio icastico monito rivolto a chi (e segnatamente saccenti o supponenenti) si voglia indurre al silenzio e a non metter mai lingua nelle faccende altrui; monito che è rivolto, prendendo -però erroneamente - a modello la gallina che non è vero che non orini mai, ma compie le sue funzioni fisiologiche in un'unica soluzione attraverso un organo onnicomprensivo detto cloaca.
Ad litteram: Parla solo quando orina la gallina! Perentorio icastico monito rivolto a chi (e segnatamente saccenti o supponenenti) si voglia indurre al silenzio e a non metter mai lingua nelle faccende altrui; monito che è rivolto, prendendo -però erroneamente - a modello la gallina che non è vero che non orini mai, ma compie le sue funzioni fisiologiche in un'unica soluzione attraverso un organo onnicomprensivo detto cloaca.
5- Aizammo 'a gallina e avasciammo 'a cecoria...
Letteralmente: aumentiamo la gallina e diminuiamo la cicoria... Id est: diamo maggior consistenza alla minestra aumentandone la carne e diminuendone i vegetali. La locuzione viene usata quando si voglia convincere qualcuno a curar maggiormente la sostanza delle faccende in cui si è impegnati e a non esagerare con il conferimento di aggiunte attinenti più alla forma che alla sostanza.
Letteralmente: aumentiamo la gallina e diminuiamo la cicoria... Id est: diamo maggior consistenza alla minestra aumentandone la carne e diminuendone i vegetali. La locuzione viene usata quando si voglia convincere qualcuno a curar maggiormente la sostanza delle faccende in cui si è impegnati e a non esagerare con il conferimento di aggiunte attinenti più alla forma che alla sostanza.
Analizziamo le singole parole, cominciando da
gallina:tipico animale da cortile, femmina del gallo, più piccola del
maschio, con piumaggio meno vivacemente colorato, coda più breve, cresta
piccola o mancante, speroni e bargigli assenti; viene allevata per le uova e per
le carni (ord. Galliformi); nell’immaginario comune è inteso animale
stupido e di nessuna intelligenza e ciò forse perché – avendo testa piccola –
si pensa che abbia poco cervello; etimologicamente il nome è dal lat. gallina(m),
deriv. di gallus 'gallo';
uovo: l'uovo degli animali ovipari, che viene espulso
dal corpo materno prima che l'embrione si sviluppi: uovo d'uccello, di
pesce, d'insetto
ma in partic., l'uovo di gallina o altri bipedi: oche, struzzo etc., usati dall'uomo come alimento; etimologicamente il nome è dal lat.ovu(m);
ma in partic., l'uovo di gallina o altri bipedi: oche, struzzo etc., usati dall'uomo come alimento; etimologicamente il nome è dal lat.ovu(m);
vallo è il gallo: uccello
domestico commestibile, con piumaggio brillante, testa alta con grossa cresta
carnosa e bargigli, zampe fornite di speroni, coda falciforme dai colori spesso
vivaci; la voce vallo risulta essere un adattamento metaplasmatico
popolare dell’originario gallo che a sua volta è dal latino gallu(m) sebbene non gli sia estranea la
radice centroeuropea kar,kal (risuonare);
qualcuno poi à supposto un latino *gannus
donde gannulus→ gan’lus→gallus che
troverebbe un suo parallelo nell’ant. tedesco *hano da un verbo *hanan
(= lat. canere(cantare)) con
riferimento al canto mattutino del gallo; a mio avviso questa di *gannus è tesi veramente interessante e forse perseguibile;
abbruscia: brucia – voce verbale (3° p.sing.
ind. pres.) dell’infinito abbruscià =
ardere, bruciare, tendere al bruciore; etimologicamente da un tardo latino *ad-brusiare = bruciare, tendere al
bruciore, con tipica palatalizzazione di si→sci come per simia → scimmia ed altrove;
mazzo: di per sé è il culo, sedere, deretano, il complesso delle natiche ed ano che è
tipico degli esseri umani e degli animali quadrupedi di grossa taglia; gli
uccelli come il gallo non son forniti di natiche, ma del solo ano; ciononpertanto
si è preferito mantenere la voce mazzo riferito
al gallo, piú rapido e forse meno volgare di
‘o buco d’’o culo con cui in napoletano si indica l’ano; etimologicamente
la voce mazzo è dall’acc. lat. matia(m)=intestino; la voce femminile matiam
è stata poi maschilizzata (dovendola riferire ad un organo inteso
maschile) ed in luogo di dare mazza à dato mazzo;
scacateja: starnazza – voce
verbale (3° p. sing. ind. pres.) dell’infinito scacatïà o anche scacateïà:
starnazzare, schiamazzare (propr. dei polli) il verbo è stato evidentemente modellato sull’altro verbo scacà= smettere, cessare ( nella fattispecie: di fare temporaneamente le uova) con derivazione dal latino excacare;
vozza gozza = la voce risulta essere un adattamento
regionale di gargozza/o, canna della
gola (dal lat.gargutium), con soppressione semplificativa della prima sillaba (gar ) e successivo passaggio metaplasmatico della g a v come in gallo→ vallo;
sceppà letteralmente strappare, togliere, svellere – è un infinito che si ritrova anche
come scippà, ed ambedue le forme con etimo dal lat. ex-cippare; il verbo a margine in
unione con il sostantivo
campata(=necessario e sufficiente al sostentamento
personale di un giorno, è un denominale
di campus= campo, quello che un tempo
fu il principale mezzo di procacciarsi il necessario per vivere) vale: vivacchiare quasi che
fosse strappare alla vita il
sostentamento quotidiano;
quanno: avverbio = in quale tempo, in quale momento; dal
latino quando con tipica
assimilazione progressiva nd→nn;
piscia = voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.)
dell’infinito piscià = orinare, espellere per via
urinaria; etimologicamente derivato dal greco pytízein = gettar fuori che
diede un basso latino *pi(ti)ssare→pissare→pisciare;
aizammo = voce verbale (2° pers. plur. ind. pres., (ma
pure 2° pers. plur. imperativo ) dell’infinito aizà = alzare, ma pure aumentare; etimologicamente da un lat. volg. * altiare, deriv.
del lat. class. altus 'alto'; il napoletano antico dal verbo *altiare trasse dapprima auzà donde poi aizà;
avasciammo = voce verbale (2° pers. plur. ind.
pres., (ma pure 2° pers. plur. imperativo ) dell’infinito avascià = abbassare,
calare portare, mettere qualcosa più in basso; etimologicamente derivato dal
denominale latino ad+bassus donde dapprima un abbassà→abbascià con la
tipica palatizzazione di ss→sci e poi per semplificazione
della labiale esplosiva →abascià che divenne, con consueta alternanza
partenopea b/v avascià;
cecoria = cicoria;
una delle più comuni e famose piante
erbacee coltivate un po’ dovunque, ma soprattutto negli orti napoletani per le
foglie commestibili, la radice di detta pianta
tostata fu anche usata –
soprattutto in periodo bellico - come surrogato del caffè; la cicoria (dal lat.
cichorìa, neutro pl. di cichorìum, dal gr. kichórion ), in
unione con altri teneri e gustosi vegetali quali scarola(voce napoletana
pervenuta poi all’italiano, con derivazione dal lat. volg. *escariola(m), deriv.
del lat. escarius 'che serve per mangiare', da ìsca 'cibo, esca')
e borraggine o borragine ( che a Napoli è vurraccia(di
prob. di origine araba
da (a)bu rach che significa "padre del sudore" forse per la sua particolare
attività sudorifera),altri optano per una derivazione dal fr. borrache;ò or ora détto che
la voce napoletana à un etimo o arabo
o francese, anche se pare (terza
ipotesi) che non gli sia estranea la voce
catalana borracha che indica sia la verdura che una fiasca da viaggio (l’italiana
borraccia) tipica per la voce napoletana l’alternanza b→v ed il passaggio della o atona → u; allo stato delle cose, propendo per l’etimo arabo che penso
abbia potuto influenzare sia il francese che il catalano ); la voce borraggine o
borragine è invece derivata dal lat.
mediev. borragine(m), con tipica alternanza partenopea b/v)
è usata a Napoli nella preparazione di minestre quasi esclusivamente
vegetali ; quando poi si addizionano ai vegetali (cicoria, scarola, borraggine
o borragine e verza) varî tipi di carni, bovine, avicole e suine si ottiene la
famosa minestra maritata detta pure pignato grasso ed in terra iberica olla potrida.
Raffaele
Bracale
18/10/2006
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