sabato 29 febbraio 2020

GALLINA E DINTORNI


GALLINA E DINTORNI.

Illustro qui di sèguito alcune locuzioni e proverbi partenopei in cui è coinvolto il bipede domestico indicato in epigrafe.


1-'A gallina fa ll'uovo e  ô vallo ll'abbruscia 'o mazzo.
Letteralmente:la gallina fa l'uovo e al gallo brucia l'ano. Id est: Uno lavora o sopporta pesi e disagi ed un altro si lamenta della fatica che non à fatto, o fa le viste di avere sulle proprie spalle il peso di disagi altrui. La locuzione è usata quando si voglia redarguire qualcuno che si sia vestito della pelle dell'orso catturato da altri, o che si voglia esortar  qualcuno a non lamentarsi per fatiche che non abbia compiute, e di cui invece faccia  le viste di portare il peso.
2- Quanno 'a gallina scacateja è ssigno ca à fatto ll'uovo.
Quando la gallina starnazza è segno che à fatto l'uovo. Al di là del senso letterale, il proverbio vuol significare(rendendo quasi il latino: excusatio non petita, accusatio manifesta) che quando ci si scusi reiteramente di qualcosa, tale fatto è indizio certo  che se ne è colpevoli.
3- 'A gallina ca cammina torna â casa cu 'a vozza chiena.
La gallina che cammina torna a casa con il gozzo pieno. Id est: anche chi è sciocco ed inetto ( cosí come  è intesa la  gallina), se si mette in azione riesce, in una maniera o in un'altra, a sbarcare il lunario o quanto meno – come si dice a Napoli – a sceppà ‘a campata (a vivacchiare)
 4- Parla sulo quanno piscia 'a gallina!
Ad litteram: Parla solo quando orina la gallina! Perentorio icastico monito rivolto a chi (e segnatamente saccenti o supponenenti) si voglia indurre al silenzio e a non metter mai lingua nelle faccende altrui; monito che è  rivolto, prendendo -però erroneamente -  a modello la gallina che non è vero che non orini mai, ma compie le sue funzioni fisiologiche in un'unica soluzione attraverso un organo onnicomprensivo detto cloaca.
5- Aizammo 'a gallina e avasciammo 'a cecoria...
Letteralmente: aumentiamo la gallina e diminuiamo la cicoria... Id est: diamo maggior consistenza alla minestra aumentandone la carne e diminuendone i vegetali. La locuzione viene usata quando si voglia convincere qualcuno a curar maggiormente la sostanza delle faccende in cui si è impegnati e a non esagerare con il conferimento di aggiunte attinenti più alla forma che alla sostanza.
Analizziamo le singole parole, cominciando da
gallina:tipico animale da cortile,  femmina del gallo, più piccola del maschio, con piumaggio meno vivacemente colorato, coda più breve, cresta piccola o mancante, speroni e bargigli assenti; viene allevata per le uova e per le carni (ord. Galliformi); nell’immaginario comune è inteso animale stupido e di nessuna intelligenza e ciò forse perché – avendo testa piccola – si pensa che abbia poco cervello; etimologicamente il nome è dal lat. gallina(m), deriv. di gallus 'gallo';
uovo: l'uovo degli animali ovipari, che viene espulso dal corpo materno prima che l'embrione si sviluppi: uovo d'uccello, di pesce, d'insetto
ma in partic., l'uovo di gallina o altri bipedi: oche, struzzo etc., usati dall'uomo come alimento; etimologicamente il nome è dal lat.ovu(m);
vallo è il gallo: uccello domestico commestibile, con piumaggio brillante, testa alta con grossa cresta carnosa e bargigli, zampe fornite di speroni, coda falciforme dai colori spesso vivaci; la voce vallo risulta essere un adattamento metaplasmatico popolare  dell’originario gallo  che a sua volta è dal latino gallu(m) sebbene non gli sia estranea la radice centroeuropea kar,kal (risuonare); qualcuno poi à supposto un latino *gannus donde gannulus→ gan’lus→gallus che troverebbe un suo parallelo nell’ant. tedesco *hano da un verbo *hanan (= lat. canere(cantare)) con riferimento al canto mattutino del gallo; a mio avviso questa di *gannus è tesi veramente  interessante e forse perseguibile;
abbruscia: brucia – voce verbale (3° p.sing. ind. pres.) dell’infinito abbruscià = ardere, bruciare, tendere al bruciore; etimologicamente da un tardo latino *ad-brusiare = bruciare, tendere al bruciore, con tipica palatalizzazione di si→sci come per simia → scimmia ed altrove;
mazzo: di per sé è il culo, sedere, deretano, il complesso delle natiche ed ano che è tipico degli esseri umani e degli animali quadrupedi di grossa taglia; gli uccelli come il gallo non son forniti di natiche, ma del solo ano; ciononpertanto si è preferito mantenere la voce mazzo riferito al gallo, piú rapido e forse meno volgare di  ‘o buco d’’o culo  con cui in napoletano si indica l’ano; etimologicamente la voce mazzo è dall’acc. lat. matia(m)=intestino; la voce femminile matiam  è stata poi maschilizzata (dovendola riferire ad un organo inteso maschile) ed in luogo di dare mazza  à dato mazzo;
scacateja: starnazza – voce verbale (3° p. sing. ind. pres.) dell’infinito scacatïà o anche scacateïà: starnazzare, schiamazzare (propr. dei polli) il verbo  è stato evidentemente modellato  sull’altro verbo scacà= smettere, cessare ( nella fattispecie: di fare temporaneamente le uova) con derivazione dal latino excacare;
vozza gozza = la voce risulta essere un adattamento regionale  di gargozza/o, canna della gola (dal lat.gargutium), con soppressione semplificativa della prima sillaba (gar ) e successivo passaggio  metaplasmatico della g  a v come in gallo→ vallo;
sceppà letteralmente strappare, togliere, svellere – è un infinito che si ritrova anche come scippà,  ed ambedue le forme con etimo dal lat. ex-cippare; il verbo a margine in unione con il sostantivo
campata(=necessario e sufficiente al sostentamento personale di un giorno,  è un denominale di campus= campo, quello che un tempo fu il principale mezzo di procacciarsi il necessario per vivere) vale: vivacchiare quasi che fosse strappare alla vita il sostentamento quotidiano;
quanno: avverbio = in quale tempo, in quale momento; dal latino quando con tipica assimilazione progressiva nd→nn;
piscia = voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.) dell’infinito piscià = orinare, espellere per via urinaria; etimologicamente derivato dal greco pytízein = gettar fuori  che diede un basso latino *pi(ti)ssarepissare→pisciare;
aizammo = voce verbale (2° pers. plur. ind. pres., (ma pure 2° pers. plur. imperativo ) dell’infinito aizà = alzare, ma pure aumentare; etimologicamente da un  lat. volg. * altiare, deriv. del lat. class. altus 'alto'; il napoletano antico dal verbo *altiare  trasse dapprima auzà  donde poi aizà;
avasciammo = voce verbale (2° pers. plur. ind. pres., (ma pure 2° pers. plur. imperativo ) dell’infinito avascià = abbassare, calare portare, mettere qualcosa più in basso; etimologicamente derivato dal denominale latino ad+bassus  donde dapprima un abbassà→abbascià  con la tipica palatizzazione di ss→sci e poi per semplificazione della labiale esplosiva →abascià  che divenne, con consueta alternanza partenopea b/v avascià;
cecoria = cicoria; una delle più comuni e famose piante erbacee coltivate un po’ dovunque, ma soprattutto negli orti napoletani per le foglie commestibili, la radice di detta pianta  tostata fu anche  usata – soprattutto in periodo bellico - come surrogato del caffè; la cicoria (dal lat. cichorìa, neutro pl. di cichorìum, dal gr. kichórion ), in unione con altri teneri e gustosi vegetali quali scarola(voce napoletana pervenuta poi all’italiano, con derivazione  dal lat. volg. *escariola(m), deriv. del lat. escarius 'che serve per mangiare', da ìsca 'cibo, esca') e borraggine o borragine ( che a Napoli è vurraccia(di prob. di origine araba da (a)bu rach che significa "padre del sudore" forse per la sua particolare attività sudorifera),altri optano  per una  derivazione dal fr. borrache;ò or ora  détto che la voce napoletana  à un etimo o arabo o  francese, anche se pare (terza ipotesi) che non gli sia estranea la voce  catalana borracha  che indica sia la verdura  che una fiasca da viaggio (l’italiana borraccia) tipica per la voce napoletana l’alternanza b→v  ed il passaggio della o atona → u; allo stato delle cose, propendo per l’etimo arabo che penso abbia potuto influenzare sia il francese che il catalano );  la voce borraggine o borragine  è invece derivata dal lat. mediev. borragine(m), con tipica alternanza partenopea b/v)  è usata a Napoli nella preparazione di minestre quasi esclusivamente vegetali ; quando poi si addizionano ai vegetali (cicoria, scarola, borraggine o borragine e verza) varî tipi di carni, bovine, avicole e suine si ottiene la famosa minestra maritata detta pure pignato grasso  ed in terra iberica olla potrida.
                                                             Raffaele Bracale
                                                                   18/10/2006

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