FÀ ‘E PPÒSE DÂ FAMMA
Qesta volta è stato la
cara amica D. P. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi di chiarirle, a
beneficio di suoi interlocutori, significato e portata dell’ espressione
partenopea in epigrafe. L’accontento
súbito precisandole che la locuzione in esame, cosí come formulata in epigrafe
ed usata nel parlato comune di molti, ad
litteram varrebbe Fare le pose dalla fame
id est mostrarsi in atteggiamenti di
fame. Ognuno vede però che intesa cosí non à o avrebbe significato
atteso che non risulta che la fame, l’appetito abbiano un atteggiamento tipico
o si propongano in un modo peculiare, specifico, particolare. Da tanto si
evince che la locuzione originaria corrotta poi in quella dell’epigrafe sia
stata e debba essere altra.Ed in effetti la locuzione originaria fu fà ‘e
ppóze dâ famma che ad litteram vale: fare i polsi (esili e rinsecchiti) dalla fame id est: dimagrire cosí tanto, a causa del digiuno, da averne i
polsi affinati e scheletrici, tipici di chi soffre la fame.Come ò détto molti - errando - invece di dire 'e ppóze
(polsi) dicono 'e ppòse d' 'a famma (le pose da fame),ma è chiaro che si tratti
di una corruzione dell'espressione originale. Linguisticamente c’è da notare
che la normale forma plurale del s.vo m.le puzo (polso)[dal lat. pulsu(m)→puzu-m
'battito', deriv. di pellere 'colpire, battere, con normale esito ls→z
(cfr. celsa-m→ceveza – salsa-m→sarza etc.)
è il m.le ‘e
púze, ma nell’espressione, ma anche
alibi (cfr. v’attaccasse póze e ppóze= vi legherei polsi con polsi
[détto di coloro si comportino alla medesima, spesso negativa maniera]) se ne è adottato uno f.le
‘e ppóze ad imitazione del pl. f.le
‘e ddenocchia del sg. m.le ‘o denucchio con normale raddoppiamento della
consonante d’avvio dopo l’art. f.le ‘e.Concludendo
ribadisco che l’espressione esatta
sarebbe fà ‘e ppóze dâ famma, ma siccome error communis facit
ius (l'errore comune diventa legge) non mi lacererò le vesti se udrò ancóra fà ‘e ppòse d’ ‘a famma.
A margine e prendendo spunto dal termine famma (fame)
rammento che in napoletano è viva e vegeta l’espressione Puzzarse ‘e famma che serví da modello a Puzzarse ‘e friddo usate per comunicare
al colto ed all’inclita di avvertire i morsi della fame o quelli del freddo. L’espressione di partenza fu “puzzarse ‘e famma” talora imbarocchita
in“puzzarse d’’a santa famma” ; l’altra fu creata per analogia. Ma perché: “puzzarse ‘e famma”? Perché quando si
avvertono i violenti morsi della fame, lo stomaco comincia a secernere i succhi
gastrici della digestione che lavorando a vuoto, producono eruttazioni
maleolenti donde l’espressione.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amica D.P. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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