PARE
N’ASCIO MUORTO
Ancóra una volta
rispondo al caro amico N. C. (i
consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali
di nome e cognome) che mi à chiesto via e-mail di chiarirgli il significato dell’espressione partenopea in epigrafe.Gli rispondo premettendo che si
tratta di una datatissima locuzione da intendersi quale bruciante, totalizzante
epiteto usato per bollare qualcuno di inettitudine, di colpevole dappocaggine
ed addirittura di inerzia, di immobilità immotivate figlie ambedue di un’innata
pigrizia difetti, nell’inteso popolare partenopeo riscontrabili
nell’atteggiamento dell’assiuolo [in napoletano ascio (dal lat. axĭo-axiōnis)]volatile
uso a cacciar di notte appostandosi immoto tra le fronde, pronto a colpire
d’improvviso la preda; a maggior disdoro nell’epiteto in esame l’inerzia
dell’assiulo è cosí grande da essere quella di un assiuolo colpito da rigidità
cadaverica che, ad un dipresso è riscontrabile in un individuo che dovrebbe
agire ed invece è colpevolmente pigro,
lento,
apatico ed addirittura svogliato, ignavo
ed infingardo. E qui penso di poter far
punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed
interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú
genericamente chi dovesse imbattersi in
queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
Nessun commento:
Posta un commento