MARE A CCHI À DDA AVÉ E VVIATO A CCHI À DDA DÀ!
Questa volta è stato ancóra il caro amico P. G. (i consueti problemi di
riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome)
a chiedermi via e-mail di
chiarirgli significato e portata dell’
espressione partenopea in epigrafe che
l’à lasciato alquanto perplesso atteso che d’acchito quanto affermato nella
locuzione appare contrario ad ogni logica corrente, giacché – nell’inteso
comune – si ritiene che sia beato un creditore [cioè colui che deve avere]
piuttosto che il debitore [colui che
deve restituire ]. In realtà – a ben considerare, cosí come accade nella visione partenopea dell’esistenza - le cose stanno (e giustamente!) nel modo
diametralmente opposto. Spieghiamoci: la locuzione recita: Male (compete) a colui che deve ricevere, (mentre è) beato colui che
deve dare (qualcosa)! Id est: il creditore sta messo peggio del debitore;
in effetti il debitore sta godendo d’un bene ricevuto ed anche se è oberato dall’obbligo
di doverlo restituire o conferirne il corrispettivo à
dalla sua il fatto di non doverlo fare súbito
e/o in tempi rapidi e – quand’anche ciò fósse - à dalla sua l’augurio di buona salute che gli riserva il
creditore preoccupato, in caso di infausto esito della vita del debitore, di
veder volatilizzato con lui il suo credito;al contrario il meschino creditore
che à elargito qualcosa sta nella condizione sfavorevole attendendo una
restituzione o un pagamento che non sa
se e quando avverranno; nelle more per certo gli saranno indirizzate le maledizioni del
debitore che augurandosi un decesso del creditore, ritiene di liberarsi, con
esso, del proprio debito per cui giustamente Mare a cchi à dda avé e vviato a
cchi à dda dà!(Male (compete) a colui che
deve ricevere, (mentre è) beato colui che deve dare (qualcosa))!
mare forma rotacizzata osco-mediterranea di male s.vo
m.le [ dal lat. malum «male fisico o morale», rifatto secondo male avverbio] In senso ampio, il contrario del bene,
tutto ciò che arreca danno turbando comunque la moralità o il benessere fisico
ed è perciò temuto, evitato, oggetto di riprovazione, di condanna o di pietà,
ecc.
viato
agg.vo m.le e s.vo m.le [dal lat. beatus, propr. part. pass. di
beare].1 in primis benedetto,
eletto. 2. ( per estensione) contento,
felice, gioioso, lieto. estasiato,appagato,
sereno, soddisfatto, spensierato, tranquillo.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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