NTANTARIÀ
Questa volta è stato il
caro amico A. M. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
significato e portata del verbo
partenopeo in epigrafe.
Gli ò così testualmente risposto: ; il verbo ntantarià (da scriversi, come ò fatto, senza alcun segno d’aferesi in quanto la N d’avvio è una semplice consonante eufonica e non il residuo di un in→’n
illativo che richiederebbe l’aferesi) è un’antica e desueta voce
popolare, difficilmente riscontrabile nei repertorii, d’etimo onomatopeico
riferito al clangore della fanfara, con cui si indicò 1 in primis il rumoreggiare assordante di chi, soprattutto
ragazzi, facesse chiasso e poi 2 per
ampliamento semantico furbesco il
comportamento malevolo di chi diffondesse
voci e notizie confuse, spargesse dicerie con il medesimo rumore, la stessa eco,
risonanza di una fanfara.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amico A.M. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in questa paginetta.Satis est.
Raffaele Bracale
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