NTRILLAVALLÀ (PASCA ‘E GIOVERÍ).
Caratteristica espressione modale partenopea, intraducibile ad
litteram, che si usa a sapido commento negativo di situazioni in cui qualcuno
si sia espresso malamente ed a sproposito, mettendo erroneamente in relazione
cause ed effetti totalmente incongruenti tra di loro, o si sia abbandonato ad
affermazioni notoriamente non veritiere e/o possibili; a questo tale s’usa
rispondere anche con la la sola prima parte dell’espressione in epigrafe e cioè
con il solo ntrillavallà! già sufficiente (anche senza l’aggiunta
dell’esemplificativo pasca ‘e gioverí ) a bollare di
marchiana illogicità o di assoluta
incongruenza l’espressioni o le affermazioni d’un tal soggetto.
Ò detto che l’espressione
in epigrafe è praticamente intraducibile, epperò ne tenterò comunque una sorta
di traduzione/spiegazione cominciando con il dire che nell’idioma napoletano i
punti (piú o meno lunghi) d’imbastitura (cucitura provvisoria per riunire due lembi di
un tessuto e preparare la traccia della cucitura definitiva ), imbastitura preparatoria che sartine e sarti
usano quando approntano le loro confezioni, per esser punti eseguiti
con gugliate di refe scadente e di poca tenuta (l’imbastitura infatti non necessita di durevole tenuta in quanto va
eliminata appena le cuciture, eseguite,successivamente, con gugliate di refe di
cotone pregiato o di seta diventino definitive) sono detti ntrillante
quasi che (con riferimento alla rapidità, vicinanza e brevità di detti punti) essi
fossero dei trilli ( ad es.:di
campanelli); ( va da sé che, morfologicamente, la voce ntrillante risulta essere un
part. presente di un verbo ntrillare=imbastire
con gli ntrillanti con etimo di tipo onomatopeico; si noti che la n protetica di un originario trillare= produrre, generar trilli, è
una n eufonica non generata da un (i)n illativo
( cfr.similmente nc’è per c’è) e pertanto non necessita di alcun
segno (‘) d’aferesi iniziale.
L’originario trillare addizionato
della protetica n eufonica, divenuto
perciò ntrillare finí per significare non piú produrre,
generar suoni trillanti ma imbastire,
per cui nello ntrillavallà si può riconoscere una sorta di
agglutinazione tra l’imperativo va’ (=
vai) l’avverbio di luogo lla (= là) e l’infinito ntrilla(re)(imbastire), quasi nel significato
di: va’ ad imbastire altrove (questi tuoi
incongruenti, errati punti dati a casaccio ed a sproposito ed in maniera errata) come a
sproposito ed in maniera errata si esprime chi dicesse ad es. che Pasqua cade di giovedí (pasca ‘e gioverí) quando
non v’è chi non sappia che la
Pasqua cade sempre, indefettibilmente, di domenica!
Raffaele
Bracale
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