PARTICOLARITÀ DELL’IDIOMA NAPOLETANO
1 = in napoletano un oggetto di genere femminile è inteso di
genere maschile se diminuisce di
dimensioni e versa vice un oggetto di
genere maschile diventa femminile se aumenta di dimensioni (cfr. ad es.:
cucchiaro (piú piccolo) e cucchiara (piú grande) carretto (piú piccolo) e
carretta (piú grande) tina (piú grande) e tino( piú piccolo)etc. ;fanno
eccezione caccavo (piú grande) e caccavella ( piú piccola) e tiano (piú grande)
e tiana( piú piccolo)).
2 = Le
diversità fra lingua italiana ed idioma napoletano sono moltissime.Per
esemplificare scelgo, fra gli innumerevoli tipi fonetici, quelli riguardanti i
suoni:
a)“ls, ns, rs” riletti e riprodotti “lz, nz, rz” (polsino→pulzino→puzino,
insalata→’nzalata, salsoso→sarzuso);
a tal proposito rammento che spesso nel napoletano una voce che
etimologicamente nella prima sillaba à
la consonante esse, quest’ultima viene
letta zeta determinando talora una confusione tra voci diverse ed inducendo
in errore, come capita ad es. con i sostantivi
signore e signora che apocopati rispettivamente in si’=
si(gnore) e sié = signora (sié è apocope ricostruita della
voce francese femminilizzata e metatetica di seigneur →seigneuse→ sie-(gneuse)= signora; per errore tali si’ e sié vengon letti zi’ e zié→zi’ che sono invece
l’apocope di zio e zia che sono dal lat. thiu(m)/thia(m) e
dunque voci affatto diverse da signore e signora che son voci sí di rispetto, ma generiche rispetto
a zio/zia che indicano un chiaro rapporto parentale che di norma manca nel rapporto
interpersonale dei soggetti indicati come signore o signora; rammento al
proposito l’espressione essere ‘o si’ nisciuno che ad
litteram è : essere il signor nessuno.
Espressione usata nei confronti di chi sia ritenuto un’autentica nullità, un
essere di nessuna valenza e/o importanza un autentico signor nessuno.Rammento
che spesso anche tra napoletani di
vecchio conio la locuzione in epigrafe suona, per la ragione ricordata come: essere ‘o zi’ nisciuno sostituendo la sibilante fricativa dentale
sorda S con una piú dura, ma inesatta affricata alveolare sorda... Z e persino il grandissimo don Peppino Marotta,si lasciò confondere ed incolse nell’errore di tradurre l’espressione
in maniera errata: essere lo zio nessuno , laddove la parola esatta da usarsi
nella locuzione è, come ò détto : si’ cosa che comporta la traduzione in signore e non in zio. In effetti usando
lo scorretto zi’ nisciuno ci troveremmo ad avere a che fare con la parola zi’ forma
apocopata della voce zio(zio) che è dal lat. thiu(m) e l’espressione in un
certo senso si snaturerebbe del suo significato giacché usando zi’
nisciuno (zio nessuno) non si raggiungerebbe l’icastica espressività
che è contenuta nell’esatta locuzione che prevede l’uso di si’ nisciuno (signor
nessuno) dove si’ è la forma apocopata
della parola si(gnore).
b)le
costanti doppie fra vocali “bb”, “gg+e,i”, “zzi” (nobile→nobbile, libro→libbro,cugino→cuggino,
vizio→vizzio, estrazione→strazzioneed ogni altra voce terminante in italiano in zione, in
napoletano termina in zzione);preciso che per terminare in
zzione/zziona con la zeta doppia
zione/ziona deve esser preceduto da
vocale e non da consonante ad es. azione→ azziona
ma intenzione→ ‘ntenzione; ugualmente
in napoletano le voci terminanti in gione
comportano il raddoppiamento in ggione
se l’iniziale gione è preceduto da vocale, mentre mantengono lo scempio gione se questo è preceduto da
consonante.
c)lo
sviluppo locale di originari nessi consonantici quali “fl, pl, mb,
nd”
ecc. (sciummo, chiano, chiummo, onna);
d)le
doppie consonanti iniziali anche in forma scritta (’e ssarte, ’o
llardo,’o
ppane, ‘o ppepe ogge e ddimane);
e)la
riduzione [con abolizione della R] di nessi consonantici “str, gr” (canestro→canisto,finestra→ fenesta,
allegria→allería,
negro→niro, grosso→gruosso o ruosso
);
f)la metafonia,
cioè un cambio della vocale tonica (sg. ’o pere – pl.’e piere, ’o
ggiovane – ’e ggiuvene; m. ’o russo – f. ’a rossa, ‘o niro
–‘a nera,‘o luongo –‘a longa;
1a
sg. i’ corro – 2a sg. tu curre, i’ vengo – tu viene) ecc.
Esamino ora alcuni differenti aspetti
sintattici fra le innumerevoli diversitàfonetiche tra lingua italiana ed
idioma d napoletano e misoffermo su
cinque differenti aspetti sintattici.
1)Innanzitutto
alle coppie italiane “un altro, pur io, nessún altro qual è, tal è”(senz’apostrofo:
e dunque troncamenti, non elisioni!), corrispondono nel napoletano
n’ato,
pur’io, nisciun’ato, qual è, tal’è e ciò per il semplice motivo che in napoletano
mancano del tutto le corrispondenti forme tronche: in napoletano non troviamo
mai pur facenno (pur facendo)o altro accostamento consonantito: qual
fosse,tal saciccio, ma sempre davanti a consonante la forma intera e non
tronca pure facenno,quale fosse, talu saciccio mentre davanti a vocale giustamente si elide: n’ato,
pur’io, nisciun’ato, qual’ è, tal’è
2)cosí
in italiano è erroneo dire “piú meglio”
(quest’ultimo avverbio è già un
comparativo),
laddove l’idioma napoletano usa
tranquillamente e non per errore, ma per ridondanza espressiva “cchiú
mmeglio”;
3)rimarchevole
la grafia partenopea ‘ngigniere =
ingegnere ( dove è in evidenza il suffisso “-iere” di elegante
derivazione francese :ier per
i nomi indicanti arti o mestieri, suffisso non lecito nel lemma italiano);
4)circa
la posizione contestuale, ecco la tipica. puntuale inversione sia nei
superlativi
perifrastici tipo “assai bello” (che in napoletano è “bbelloassaje”),
sia
con aggettivi possessivi (“la mia donna” > ’a fémmena mia),
sia
coi pronomi personali in forma enclitica al posto dei possessivi italiani fíglieme,
pàtete...(dal latino volgare “filius mihi, pater tibi = figlio a me, padre
a te = mio figlio, tuo padre).
brak
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