PEPÍTOLA
Anche questa volta faccio sèguito
ad un
quesito rivoltomi dall’amico A.M. (al solito, motivi di riservatezza mi
impongono di riportar solo le iniziali
di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) occupandomi della
voce napoletana in epigrafe per
chiarirne significato, portata ed etimo.
Orbene il s.vo f.le pepítola/pepítula [dal lat. *pipīta,
alterazione popolare di pituīta «muco, catarro, ascesso»addizionata del
suff. latino diminutivo ola/ula ←olus/a.]
indica 1 in primis pipita, malattia
degli uccelli (nota specialmente nei polli)consistente in una formazione
abnorme, simile a una pseudomembrana, costituita da un disseccamento ed ispessimento dell’epitelio
corneo che riveste il dorso della lingua obbligando l’animale a pigolare continuamente nel
tentativo vano di inumidirsi la lingua che viene a disseccarsi e costringe
l’animale, a respirare a becco
aperto, cosa che peggiora la faccenda!
2. nell’uso fam., nome delle pellicole cutanee, cioè dei piccoli lembi epidermici, che talora si sollevano intorno ai bordi inferiori e laterali delle unghie, spec. delle mani.
3. non com. Tenera punta germogliante delle piante, delle foglie e simili;
2. nell’uso fam., nome delle pellicole cutanee, cioè dei piccoli lembi epidermici, che talora si sollevano intorno ai bordi inferiori e laterali delle unghie, spec. delle mani.
3. non com. Tenera punta germogliante delle piante, delle foglie e simili;
La voce in esame è però usata
maggiormente nell’uso comune, in tono
scherzoso,nell’accezione sub 1 con riferimento a persone (e segnatamente
donne e/o ragazze/i) che siano eccessivamente
ciarliere o abbiano sempre sete
(quasi fossero malate di pipita): tiene ‘a pepítula? t’è vvenuta ‘a pepítola?
(ài la pipita?, t’è venuta la pipita?);
da taluno è usata, però raramente, come espressione di buon augurio verso chi è
troppo taciturno:te venesse ‘a pepítula!(
ti venisse la pipita!)
Non mi pare ci sia altro da
aggiungere per cui mi fermo qui, sperando d’avere accontentato l’amico A.M. ed
interessato qualcun altro dei miei
ventiquattro lettori e chi forte
dovesse imbattersi in queste due paginette. Satis est.
Raffaele Bracale
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