RICHIESTE VARIE
janara s.vo f.le è
la strega, la megera,ma pure una donna plebea brutta e malefica;
etimologicamente pare essere un derivato,
come penso e reputo, del nome
della dea pagana Diana(m), non manca
però chi pensa ad una derivazione da (r)janara
forma metatetica di irana/iranara
= granata coperta di peli di capra;il s.vo in esame usato quale epiteto è
spesso accompagnato dall’ aggettivo catarossa=
affetta da catarro e dunque janara catarrosa vale
letteralmente: strega affetta da catarro
e dunque sporca, lercia; la voce catarrosa
è un denominale di catarro che è dal
tardo lat. catarrhu(m), che è dal gr.
katárrous, deriv. di katarrêin 'scorrere giú; altrove
l’espressione usata è janara cecagnòla o scazzata
letteralmente strega, megera,quasi cieca o cisposa; cecagnòla = guercia; nell’immaginario comune l’esser guercio o come
il successivo, l’esser cisposo è di persona (specie se donna) volgare, laida,
sporca, falsa ed inaffidabile, tendente alla cattiveria; l’etimo di cecagnola risulta un deverbale di cecà/cecare dal lat. caecare, mentre la voce scazzata = cisposa, da scaccolare è un aggettivo da un participio passato
dell’infinito scazzà = scaccolare,
liberar gli occhi dalle caccole che formano il cispo (in napoletano scazzimma
da un lat.volgare caccita; non si può
però escludere che il verbo scazzà derivi da un basso latino ex-cacare composto
di cacare)
‘ndilone s.vo ed ag.vo m.le e solo m.le voce non segnatamente partenopea, ma d’uso
provinciale; neologismo usato se non creato
da Maria Orsini
Natale (Torre Annunziata,
19 Marzo
1928 – †Torre Annunziata,
†11 Novembre
2010) scrittrice
italiana
che l’à usato nel suo romanzo d’esordio del 1995 Francesca e Nunziata; la
voce in esame risulta usata solo dalla
scrittrice e da nessun altro autore, né passato, né contemporaneo,ma presente
nel parlato torrese ; dall’uso fattone dalla Orsini Natale la voce vale: giovane bellissimo ed affascinante ancorché sfaticato, sfaccendato, fannullone, scansafatiche, ozioso, indolente,
pigro,poltrone;etimologicamente, infatti, la voce appare essere un metaplasmo
aferetico marcato, quale degradazione semantica, sul nome proprio
Endimione→’ndimione→’ndilione; Endimione fu un
personaggio mitologico figlio di Zeus e della ninfa Calice,
giovane bellissimo ed affascinante era stato condannato dallo stesso Zeus ad un
sonno continuo per punirlo d’una presunta tresca con Era; Selene, la dea della
Luna, se ne innamorò, dopo
averlo visto dormiente sul monte Latmo. Pur di poterlo andare a trovare
ogni notte,
Selene gli diede un sonno ed una giovinezza eterna. Tuttavia, come ò accennato, la voce, abbondantemente desueta pare fosse in uso nella provincia napoletana(segnatamente a Torre Annunziata), prendendo a riferimento esclusivamente la condanna subíta da Endimione e non anche la sua avvenenza fisica, nella sola accezione negativa di persona perennemente addormentata ed fu riferita segnatamente a persone alte, dinoccolate, ma dall’aria svogliata, pigra, fiacca, inetta, inattiva, lenta; a Napoli per indicare la medesima cosa s’usa la voce
battilocchio s.vo ed ag.vo m.le e solo m.le denota
1la persona alta, dinoccolata, ma dall’aria svogliata, pigra, fiacca, inetta, inattiva, lenta;
2lo stupido che inceda quasi, con tutte le inevitabili, dure
conseguenze negative, ad occhi chiusi, anzi bendati; originariamente il battilocchio
etimologicamente dal francese: battant l’oeil fu una cuffia da
donna, ampia cuffia le cui falde ricadevano sugli occhi; in seguito con la
parola battilocchio si finí per indicare in una sorta di sineddoche, (piú che la cuffia) chi la indossasse, anche se lasciandosi trasportar dalla
desinenza maschile si appioppiò all’uomo
e non alla donna (che pure indossava la cennata cuffia) il termine battilocchio;
riccopelone/riccopellone s.vo ed ag.vo m.le e solo m.le
vale: uomo grandemente facoltoso, danaroso,agiato, che possiede grandi ricchezze e le ostenti o le usi in danno dei poveri.
Si tratta di voce popolare in uso soprattutto nel parlato; etimologicamente è l’agglutinazione d’una voce biblica (Vangelo
) ricco epulone→ricco(e)pulone→riccopelone attestato
anche come riccopellone con
raddoppiamento espressivo della
consonante laterale alveolare (l). Il ricco epulone è con il
mendicante Lazzaro (da non confondere con il Lazzaro di Betania fratello di
Marta e Maria, risuscitato da Gesú) il protagonista di una parabola di Gesú raccontata solamente nel Vangelo secondo Luca 16,19-31,
parabola nella quale si pongono a confronto la grande ingenerosa ricchezza
dell’Epulone e la sofferenza indigente del mendicante Lazzaro. Di per sé la
voce epulone
è un s.vo m.le che, con etimo
dal lat. epulone(m), deriv. di epulum
'banchetto'. indicò
1
nell'antica Roma, ciascuno dei membri del collegio sacerdotale incaricato di
organizzare un convito solenne in occasione dei sacrifici in onore di Giove
Capitolino
2 persona ricca ed egoista,ghiottone, mangione.
2 persona ricca ed egoista,ghiottone, mangione.
Brak
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