mercoledì 8 aprile 2020

REÚRO


REÚRO
Questa volta è stato il  caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  significato e portata del sostantivo   in epigrafe udito in San Sebastiano al Vesuvio. Gli ò cosí risposto:
Si tratta di un locale deverbale del napoletano/provinciale devurrà [ peraltro non attestato nei lessici] che vale sprecare, consumare, sciupare , distruggere, perdere, sperperare; il deverbale è ottenuto con la rotacizzazione osco mediterranea  del parlato D→R per cui  devurrà→revurrà donde revúro→reúro (spreco/sciupìo).
Quanto a devurrà, etimologicamente, m’appare un derivato del lat. de-vor-are[forma intensiva, attraverso la protesi     dell’ intensivo “de” di un pregresso vorare  ] con raddoppiamento espressivo nel tema  della R.
 E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in questa paginetta.Satis est.
 Raffaele Bracale

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