REÚRO
Questa volta è stato il
caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
significato e portata del sostantivo
in epigrafe udito in San Sebastiano al Vesuvio. Gli ò cosí risposto:
Si tratta di un locale deverbale del napoletano/provinciale
devurrà [ peraltro non attestato nei lessici] che vale sprecare, consumare,
sciupare , distruggere, perdere, sperperare; il deverbale è ottenuto con la rotacizzazione
osco mediterranea del parlato D→R per
cui devurrà→revurrà donde revúro→reúro
(spreco/sciupìo).
Quanto a devurrà, etimologicamente, m’appare un derivato
del lat. de-vor-are[forma intensiva, attraverso la protesi dell’ intensivo “de” di un pregresso
vorare ] con raddoppiamento espressivo
nel tema della R.
E qui
penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto
l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú
genericamente chi dovesse imbattersi in
questa paginetta.Satis est.
Raffaele Bracale
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