35 LOCUZIONI [29.4.20]
1.LL' AVIMMO/ÂMMO FATTO 'E STRAMACCHIO.
Letteralmente: l'abbiamo compiuto alla chetichella,- o anche
di straforo, di soppiatto, quasi "alla macchia", ai margini della
legalità. L'espressione di stramacchio deriva pari pari dal latino extra
mathesis, id est: al di fuori dei retti insegnamenti, dalle buone regole di
condotta e perciò clandestinamente.
2.ACRUS EST!
Letteralmente: E' acre! Così esclama un napoletano davanti
ad una situazione ineludibile pur essendo difficile da sopportare. Un vecchio
sacrestano, per far dispetto al suo parroco, aveva messo dell'aceto
nell'ampollina del vino. Giunto al momento di comunicarsi il prete si adontò
dicendo, appunto, acrus est - è acre - ed il sacrista replicò: te ll'hê 'a
vevere (lo devi bere) controreplica del prete: Dopp'â messa t'aspetto dinto â
sacrestia - dopo la messa ti attendo in sacrestia... - il sacrista: Hê 'a vedé
si me truove... - Ė probabile che non mi troverai... -
4.CHISTO È CHILLO CA TAGLIAJE 'A RECCHIA A MARCO.
Letteralmente: Questo è quello che recise l'orecchio a
Marco. La locuzione è usata per indicare un attrezzo che abbia perduto le
proprie precipue capacità di destinazione; segnatamente p. es. un coltello che
abbia perduto il filo e non sia più adatto a tagliare, come la tradizione vuole
sia accaduto con il coltello con il quale Simon Pietro, nell'orto degli ulivi
recise l'orecchio a Malco (corrotto in napoletano in Marco), servo del sommo
sacerdote.
5.ALESIO, ALÈ, 'STU LUCIGNO QUANNO SE STUTA?
Letteralmente: Alessio, Alessio, questo lucignolo quando si
spenge? La locuzione viene usata nei confronti di chi fa discorsi lunghi,
noiosi, oziosi e ripetitivi nella speranza, il più delle volte vana, che costui
punto dal richiamo, zittisca e la pianti. E' da rammentare che in napoletano la
parola cantilena si traduce, appunto, cantalesia.
6.'O CUMMANNÀ È MMEGLIO D''O FFOTTERE.
Letteralmente: Il comando è migliore del coito. Id est: c'è
piú soddisfazione nel comandare che nel coitare. La locuzione viene usata per
sottolineare lo scorretto comportamento di chi - pur non avendone i canonici
poteri - si limita ad impartire ordini e non partecipa alla loro esecuzione.
7.SE PAVA NIENTE? E SEDUGNEME DA CAPO Ô PERE!
Letteralmente: Si paga niente? Ed ungimi da capo al piede.
Così si dice di chi voglia ottenere il massimo da qualsivoglia operazione che
sia gratuita ed eccede a quel fine nelle sue richieste come quel cresimando
che, saputo che l'unzione sacramentale era gratuita, apostrofò il vescovo con
le parole in epigrafe chiedendo di essere unto completamente.
8.'A CH' È
MMUORTO 'O CUMPARIELLO, NUN SIMMO CCHIÚ CUMPARE.
Letteralmente: Da quando è morto il figlioccio, non siamo
più compari. Id est: da quando non c'è più chi ci aveva uniti, è finito anche
il legame. La locuzione viene usata con senso di disappunto davanti ad
incomprensibili e repentini mutamenti di atteggiamento o davanti ad inattesi
raffredamenti di rapporti un tempo saldi e cordiali, quasi che la scomparsa del
figlioccio potesse far cessare del tutto le pregresse buone relazioni
intercorrenti tra il padrino e i parenti del defunto figlioccio.
9.LL' AMMORE DA
LUNTANO È COMME A LL' ACQUA 'INT' Ô PANARO.
L'amore di lontano è come acqua nel cestino di vimini Id
est: è un lavorio inutile che si tramuta in tormento.
10.SANTA CHIARA:
DOPP'ARRUBBATO, 'E PPORTE 'E FIERRO!
Letteralmente - Santa Chiara: dopo subìto il furto, apposero
le porte di ferro. La locuzione è usata per redarguire chi è tardo nel porre
rimedi o aspetti di subire un danno per correre ai ripari, mentre sarebbe stato
opportuno il prevenire che è sempre meglio del curare.
11.'MMARCARSE SENZA VISCUOTTE.
Letteralmente:Imbarcarsi senza biscotti. Id est: agire da
sprovveduti, accingersi ad un'operazione, senza disporre dei mezzi necessari o
talvolta, senza le occorrenti capacità mentali e/o pratiche. Anticamenti i
pescatori che si mettevano in mare per un periodo che poteva durare anche più giorni
si cibavano di carni salate, pesci sotto sale e gallette o biscotti, preferiti
al pane perché non ammuffivano, ed anche secchi erano sempre edibili ammollati
nell'acqua naturalmente marina non ancora inquinata.
12. 'O SPARAGNO NUN È MAJE GUADAGNO...
Il risparmio non è mai un guadagno...
13.S'À DDA FÀ 'O PIRETO PE QUANTO È GRUOSSO 'O CULO.
Letteralmente: occorre fare il peto secondo la grandezza
dell'ano. Id est: bisogna commisurare le proprie azioni alle proprie forze e
capacità fisiche e/o morali evitando di eccedere per non incorrere o in brutte
figure o in pessimi risultati.
14.CHI SE METTE CU 'E CRIATURE, CACATO SE TROVA.
Letteralmente: chi intrattiene rapporti con i bambini, si
ritrova sporco d'escrementi. Id est: chi entra in competizione con persone
molto più giovani di lui è destinato a fine ingloriosa, come chi contratta con
i bambini dovrà sopportarne le amare conseguenze, che derivano dalla naturale
mancanza di serietà ed immaturità dei bambini.
15.'A GALLINA FA LL'UOVO E Ô GALLO LL'ABBRUSCIA 'O MAZZO.
Letteralmente:la gallina fa l'uovo e al gallo brucia l'ano.
Id est: Uno lavora e un altro si lamenta della fatica che non ha fatto. La
locuzione è usata quando si voglia redarguire qualcuno che si sia vestito della
pelle dell'orso catturato da altri, o che si voglia convincere qualcuno a non
lamentarsi per fatiche che non ha compiute, e di cui invece fa le viste di
portare il peso.
16.'O CUMMANNÀ È MMEGLIO D''O FOTTERE.
Letteralmente: Il comando è migliore del coito. Id est: c'è
piú soddisfazione nel comandare che nel coire. La locuzione viene usata per
sottolineare lo scorretto comportamento di chi - pur non avendone i canonici
poteri - si limita ad impartire ordini e non partecipa alla loro esecuzione.
17.MO ABBRUSCIALE PURE'A BARBA E PO' DICE CA SO' STAT' IO!
Letteralmente: Adesso ardigli anche la barba e poi di' che
sono stato io... La locuzione viene usata con gran risentimento da chi si
voglia difendere da un'accusa, manifestamente falsa. Si narra che durante
un'Agonia (predica del venerdì santo)un agitato predicatore brandendo un
crocefisso accusava, quasi ad personam, i fedeli presenti in chiesa dicendo
volta a volta che essi, peccatori, avevano forato mani e piedi del Cristo, gli
avevano inferto il colpo nel costato, gli avevano calzato in testa la corona di
spine lo avevano flaggellato con i loro peccati e così via. Nell'agitazione
dell'eloquio finì per avvicinare il crocefisso in maniera maldestra ad un cero
acceso correndo il rischio di bruciare la barba del Cristo. Al che, uno dei
fedeli lo apostrofò con la frase in epigrafe, entrata a far parte della cultura
popolare...
18.QUANNO 'A GALLINA SCACATEA, È SIGNO CA À FATTO LL'UOVO.
Letteralmente: quando la gallina starnazza vuol dire che ha fatto l'uovo. Id
est: quando ci si scusa reiteratamente, significa che si è colpevoli.
19.QUANNO SI 'NCUNIA STATTE E QUANNO SI MARTIELLO VATTE
Letteralmente: quando sei incudine sta fermo, quando sei
martello, percuoti. Id est: ogni cosa va fatta nel momento giusto, sopportando
quando c'è da sopportare e passando al contrattacco nel momento che la sorte lo
consente perché ti è favorevole.
20.MIETTELE NOMME PENNA!
Letteralmente: Chiamala penna! La locuzione viene usata,
quasi volendo consigliare e suggerire rassegnazione, allorchè si voglia far
intendere a qualcuno che ha irrimediabilmente perduto una cosa, un oggetto,
divenuto quasi piuma d'uccello. La piuma essendo una cosa leggera fa presto a
volar via, come sparisce un oggetto prestato a qualcuno che per solito non
restituisce ciò che ha ottenuto in prestito. A maggior conferma del fatto si
usa dire che se il prestito fosse una cosa buona, si impresterebbe la moglie...
Rammenterò altresì che un tempo con la voce penna (dal lat. penna(m)
'ala' e pinna(m) 'penna, piuma', confluite in un'unica voce) a
Napoli si indicò, oltre che la piuma d’un uccello, anche una vilissima
moneta dal valore irrisorio, moneta che
veniva spesa facilmente, senza alcuna remora o pentimento; tale moneta che
valeva appena un carlino (nap. carrino)
prese il nome di penna dal fatto che su di una delle facce (il rovescio)
v’era raffigurata l’annunciazione a
Maria Ss. effigiata sulla parte di dritta, mentre su quella di manca v’era l’arcangelo con un’ala (penna) dispiegata; ora sia che la penna in epigrafe indichi la piuma d’uccello, sia
indichi la vilissima moneta, la sostanza dell’espressione non cambia,
trattandosi di due cose: piuma o monetina che con facilità posson volar via e/o
perdersi.
miéttele nomme letteralmente mettigli nome e cioè chiamalo
id est: ritienilo; miettele= metti a lui, poni+gli voce verbale (2° pers. sing. imperativo)
dell’infinito mettere=disporre,
collocare, porre con etimo dal lat. Lat. mittere 'mandare' e 'porre,
mettere';
nomme = nome; elemento linguistico che indica esseri
viventi, oggetti, idee, fatti o sentimenti; denominazione, con etimo dal lat. nomen e tipico raddoppiamento espressivo della
labionasale m come avviene ad es. in
ommo←hominem, ammore←amore(m), cammisa←camisia(m) etc.
21.FÀ 'O FARENELLA.
Letteralmente:fare il farinello. Id est: comportarsi da
vagheggino, da manierato cicisbeo. L'icastica espressione non si riferisce -
come invece erroneamente pensa qualcuno - all'evirato cantore
settecentescoCarlo Broschi detto Farinelli, ma prende le mosse dall'ambito
teatrale dove le parti delle commedie erano assegnate secondo rigide divisioni.
All'attor giovane erano riservate le parti dell'innamorato o del cicisbeo. E
ciò avveniva sempre anche quando l'attore designato , per il trascorrere del
tempo non era più tanto giovane e allora per lenire i danni del tempo era
costretto a ricorre più che alla costosa cipria, alla più economica farina.
22.À FATTO 'O PIRETO 'O CARDILLO.
Letteralmente: Il cardellino à fatto il peto. Commento
salace ed immediato che il popolo napoletano usa quando voglia sottolineare la
risibile performance di un insignificante e maldestro individuo che per sue
limitate capacità ed efficienznon può produrre che cose di cui non può restar
segno o memoria come accade appunto delle insignificanti flautolenze che può liberare
un piccolo cardellino.
23.PIGLIARSE 'O PPUSILLECO.
Letteralmente: Prendersi il Posillipo. Id est: Darsi il buon
tempo, accompagnarsi ad una bella donna, per trascorrere un po' di tempo in
maniera gioiosa.La locuzione fa riferimento ad una famosa collina
partenopeaPosillipo,che dal greco Pausillipon significa tregua all'affanno,
luogo amenissimo dove gli innamorati son soliti appartarsi. In senso
antifrastico e furbesco la locuzione sta per: buscarsi la lue.
24.NUN LASSÀ 'A VIA VECCHIA P''A VIA NOVA, CA SAJE CHELLO CA
LASSE E NUN SAJE CHELLO CA TRUOVE!
Letteralmente: Non lasciare la via vecchia per la nuova,
perchè conosci ciò che lasci e ignori ciò che trovi. L'adagio consiglia cioè di
non imboccare strade diverse da quelle note, ché, se così si facesse si
andrebbe incontro all'ignoto, con conseguenze non facilmente valutabili e/o
sopportabili.
Petrusino, ogne menesta.
Letteralmente: Prezzemolo in ogni minestra. Così è detto
l'incallito presenzialista, che non si lascia sfuggire l'occasione di esser presente,di
intromettersi in una discussione e dire la sua, quasi come il prezzemolo che si
usa mettere in quasi tutte le pietanze o salse parttenopee.
25.ACQUA CA NUN CAMMINA, FA PANTANO E FFÈTE.
Letteralmente: acqua che non corre, ristagna e puzza. Id est:
chi fa le viste di zittire e non partecipare, è colui che trama nell'ombra e
che all'improvviso si appaleserà con la sua puzza per il tuo danno!
26.'NFILA 'NU SPRUOCCOLO DINTO A 'NU PURTUSO!
Letteralmente: Infila uno stecco in un buco! La locuzione indica
una perentoria esortazione a compiere l'operazione indicata che deve servire a
farci rammentare l'accadimento di qualcosa di positivo, ma talmente raro da
doversi tenere a mente mediante un segno come l'immissione di un bastoncello in
un buco di casa, per modo che passandovi innanzi e vedendolo ci si possa
rammentare del rarissimo fatto che si è verificato. Per intenderci,
l'espressione viene usata, a sapido commento allorchè, per esempio, un uomo
politico mantiene una promessa, una donna è puntuale ad un appuntamento et
similia.
27.ASTIPATE 'O MILO PE QUANNO TE VÈNE SETE.
Letteralmente:Conserva la mela, per quando avrai sete. Id
est: Non bisogna essere impazienti; non si deve reagire subito sia pure a
cattive azioni ricevute;insomma la vendetta è un piatto da servire freddo,
allorché se ne avvertirà maggiormente la necessità.
28.PUOZZ'AVÉ MEZ'ORA 'E PETRIATA DINTO A 'NU VICOLO ASTRITTO
E CA NUN SPONTA, FARMACIE 'NCHIUSE E MIEDECE GUALLARUSE!
Imprecazione malevola rivolta contro un inveterato nemico cui
si augura di sottostare ad una mezz'ora di lapidazione subìta in un vicolo
stretto e cieco, che non offra cioè possibilità di fuga e a maggior cordoglio
gli si augura di non trovare farmacie aperte ed imbattersi in medici erniosi e
pertanto lenti al soccorso.
29.AJE VOGLIA 'E METTERE RUMMA, 'NU STRUNZO NUN ADDIVENTA
MAJE BABBÀ.
Letteralmente: Puoi anche irrorarlo con parecchio
rum,tuttavia uno stronzo non diventerà mai un babà. Id est: un cretino, uno
sciocco per quanto si cerchi di truccarlo, edulcorare o esteriormente
migliorare, non potrà mai essere una cosa diversa da ciò che è...
30.SI 'A MORTE TENESSE CRIANZA, ABBIASSE A CHI STA 'NNANZE.
Letteralmente: Se la morte avesse educazione porterebbe via
per primi chi è piú innanzi, ossia è piú vecchio... Ma, come altre volte si
dice, la morte non à educazione, per cui non è possibile tenere conti sulla
priorità dei decessi.
31.PURE 'E CUFFIATE VANNO 'MPARAVISO.
Anche i corbellati vanno in Paradiso. Così vengono consolati
o si autoconsolano i dileggiati prefigurando loro o auto prefigurandosi il
premio eterno per ciò che son costretti a sopportare in vita. Il cuffiato è
chiaramente il corbellato cioè il portatore di corbello (in arabo: quffa)
32.’O PURPO SE COCE CU LL'ACQUA SOJA.
Letteralmente: il polpo si cuoce con la propria acqua, non à
bisogno di aggiunta di liquidi. Id est: Con le persone di dura cervice o
cocciute è inutile sprecare tempo e parole, occorre pazientare e attendere che
si convincano da se medesime.
33.'A GATTA, PE GGHÍ 'E PRESSA, FACETTE 'E FIGLIE CECATE.
La gatta, per andar di fretta, partorì figli ciechi. La
fretta è una cattiva consigliera. Bisogna sempre dar tempo al tempo, se si vuol
portare a termine qualcosa in maniera esatta e confacente.
34.FÀ 'E CCOSE A CAPA 'E 'MBRELLO.
Agire a testa (manico) di ombrello. Il manico di ombrello è
usato eufemisticamente in luogo di ben altre teste. La locuzione significa che
si agisce con deplorevole pressappochismo, disordinatamente, grossolanamente,
alla carlona.
35.CHI NUN SENTE A MMAMMA E PPATE, VA A MURÌ ADDÓ NUN È
NATO...
Letteralmente: chi non ascolta i genitori, finisce per
morire esule. Id est: bisogna ascoltare e mettere in pratica i consigli
ricevuti dai genitori e dalle persone che ti vogliono bene, per non incorrere
in disavventure senza rimedio.
BRAK
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