SMINFAROLO
Il caro amico D.C. (di cui
per i consueti problemi di privatezza indico le sole iniziali) mi à chiesto
notizie del termine in epigrafe.
Devo confessare che fino alla
richiesta dell’amico non avevo mai incontrato questa parola e, per la verità, l’amico
me l’à riportata come sminfaloro asserendo
che in questa forma l’aveva ritrovata in un pezzo a firma d’ un/una tale
Pattavini non meglio identificato/a, sulla rivista mensile della S.I.A.E.
L’articolista l’aveva usata (senza virgolette, sottolineatura o carattere corsivo) in un contesto vergato
in lingua nazionale, dando quasi l’impressione che trattavasi di termine
dell’italiano, d’uso corrente e che pertanto non necessitasse di spiegazione. Atteso che all’amico D.C. ad una sua prima ricerca era stato impossibile reperire il
termine nei piú usati lessici della lingua italiana, mi aveva invogliato ad
interessarmi della faccenduola.
L’ ò fatto e dopo un’attenta ricerca son pervenuto ad un
positivo risultato.
Escluso ‘a priori che
trattavasi di termine dell’italiano ed avendo d’acchito supposto doversi
trattare di voce dialettale, ò indirizzata in tal senso la mia ricerca,
peraltro un po’ ostacolata dal fatto di non sapere quanto meno la provenienza
regionale del/della tale Pattavini imperversante sulla rivista mensile della
S.I.A.E. Ma alla fine l’ò avuta vinta: sminfarolo e non sminfaloro
è, come avevo giustamente ipotizzato
d’acchito, un termine dialettale:
trattasi in effetti di un s.vo o agg.vo marchigiano/romanesco con cui si indica
un suonatore/ strumentista orecchiante talora solista ma piú spesso sodale di altri suoi pari,assoldati per
portar serenate.
Etimologicamente la voce è
formata agglutinando il doppio suffisso arolo
con il s.vo sminfa.
Il suffisso arolo è costituito per accumulo dei
suff. –aio/aro ed -olo, presenti in sostantivi indicanti chi
esercita un mestiere (legnaiolo/legnarolo
etc.) o chi à inclinazione per qualcosa (donnaiolo/donnarolo – forcaiolo/forcarolo etc.), oppure in aggettivi che stabiliscono una
relazione di tempo o di luogo (marzaiolo/marzarolo, prataiolo/pratarolo).
Nella fattispecie del vocabolo che ci occupa lo sminfarolo è colui che per mestiere è incline verso la sminfa (cui – a pagamento – porta
serenate). Etimologicamente il sostantivo f.le sminfa è un adattamento
metaplasmatico di smingia che a sua
volta
è in origine una voce gergale
di provenienza zingaresca (minga/sminga→minfa/sminfa
è la natura della donna e per
sineddoche la stessa donna/ragazza.
A questo punto mi piacerebbe
(e non è détto ch’io non lo faccia!) chiedere al/alla tale Pattavini perché mai nel suo pezzo non abbia usato, in
riferimento ad uno strimpellatore di pianoforte,il termine orecchiante, ma abbia optato per uno scorretto sminfaloro (se è vero quanto riportatomi dall’amico D.C.), senza
degnarsi di virgolettarlo, sottolinearlo o mettere in corsivo e senza
spiegarlo! Sono un fautore delle parlate regionali,soprattutto se usate nelle
forme corrette, ma se la platea dei fruitori è ampia, i termini regionali,
usati in un contesto italiano, vanno chiariti ed indicati! Non tutti ànno
tempo, mezzi e voglia di mettersi a far
ricerche. Con buona pace del/della tale
Pattavini!
M’auguro d’aver accontento
l’amico D.C. e qualche altro dei miei 24
lettori. Satis est.
Raffaele Bracale
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