domenica 19 aprile 2020

SMINFAROLO


SMINFAROLO

Il caro amico D.C. (di cui per i consueti problemi di privatezza indico le sole iniziali) mi à chiesto notizie del termine in epigrafe.
Devo confessare che fino alla richiesta dell’amico non avevo mai incontrato questa parola e, per la verità, l’amico me l’à riportata come sminfaloro asserendo che in questa forma l’aveva ritrovata in un pezzo a firma d’ un/una tale Pattavini non meglio identificato/a, sulla rivista mensile della S.I.A.E. L’articolista l’aveva usata (senza virgolette, sottolineatura  o carattere corsivo) in un contesto vergato in lingua nazionale, dando quasi l’impressione che trattavasi di termine dell’italiano, d’uso corrente e che pertanto non necessitasse di spiegazione.  Atteso che all’amico D.C. ad  una sua prima  ricerca era stato impossibile reperire il termine nei piú usati lessici della lingua italiana, mi aveva invogliato ad interessarmi della faccenduola.
L’ ò fatto e  dopo un’attenta ricerca son pervenuto ad un positivo risultato.
Escluso ‘a priori che trattavasi di termine dell’italiano ed avendo d’acchito supposto doversi trattare di voce dialettale, ò indirizzata in tal senso la mia ricerca, peraltro un po’ ostacolata dal fatto di non sapere quanto meno la provenienza regionale del/della tale Pattavini  imperversante sulla rivista mensile della S.I.A.E. Ma alla fine l’ò avuta vinta: sminfarolo  e non sminfaloro  è, come avevo giustamente ipotizzato d’acchito,  un termine dialettale: trattasi in effetti di un s.vo o agg.vo marchigiano/romanesco con cui si indica un suonatore/ strumentista  orecchiante talora solista ma piú spesso sodale di altri suoi pari,assoldati per portar serenate.
Etimologicamente la voce è formata agglutinando il doppio suffisso arolo con il s.vo sminfa.
Il suffisso arolo è costituito per accumulo dei suff. –aio/aro ed -olo, presenti in sostantivi indicanti chi esercita un mestiere (legnaiolo/legnarolo etc.) o chi à inclinazione per qualcosa (donnaiolo/donnarolo – forcaiolo/forcarolo etc.),  oppure in aggettivi che stabiliscono una relazione di tempo o di luogo (marzaiolo/marzarolo, prataiolo/pratarolo). Nella fattispecie del vocabolo che ci occupa lo sminfarolo  è colui che per mestiere è incline verso la sminfa (cui – a pagamento – porta serenate). Etimologicamente il sostantivo f.le sminfa è un adattamento metaplasmatico di smingia che a sua volta
è in origine una voce gergale di provenienza zingaresca (minga/sminga→minfa/sminfa  è la natura della donna e per sineddoche la stessa donna/ragazza.
A questo punto mi piacerebbe (e non è détto ch’io non lo faccia!) chiedere al/alla  tale Pattavini  perché mai nel suo pezzo non abbia usato, in riferimento ad uno strimpellatore di pianoforte,il termine orecchiante, ma abbia optato per uno scorretto sminfaloro (se è vero quanto riportatomi dall’amico D.C.), senza degnarsi di virgolettarlo, sottolinearlo o mettere in corsivo e senza spiegarlo! Sono un fautore delle parlate regionali,soprattutto se usate nelle forme corrette, ma se la platea dei fruitori è ampia, i termini regionali, usati in un contesto italiano, vanno chiariti ed indicati! Non tutti ànno tempo, mezzi  e voglia di mettersi a far ricerche. Con buona pace  del/della tale Pattavini!
M’auguro d’aver accontento l’amico D.C.  e qualche altro dei miei 24 lettori. Satis est.
Raffaele Bracale     
 

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