SFRUCEDATO - SFRUCECATO & dintorni
Questa
volta, sollecitato dalla cortese
richiesta di un tal F.C. (al solito – per evitar problemi di privatezza
– cito solo le iniziali e non il nome completo di chi mi contatta...) lettore
del mio BLOG sul quale volta a volta mi intrattengo ad illustrare locuzioni,
proverbi e parole della parlata napoletana, intendo fornir qualche notizia
circa la voce in epigrafe: SFRUCEDATO/SFRUCETATO - SFRUCECATO ed ò parlato al singolare di una voce in
quanto è del tutto evidente che la seconda (sfrucecato) è solo una
palese corruzione popolare della prima (sfrucedato o pure sfrucetato)
che quale participio passato di *sfrucedare/*sfrucetare
indica in napoletano(ma pure – come
vedremo – nei dialetti umbri, abruzzesi etc.) indica – dicevo - chi nei
suoi comportamenti ecceda e vada oltre i
limiti consentiti dimostrandosi screanzato, maleducato, sguaiato,e ciò soprattutto nel modo di mangiare (magnà comme a ‘nu sfrucetato).In
effetti i verbi indicati sfrucedare/*sfrucetare
furono formati proprio per significare un modo di
mangiare abnorme, eccessivo, spropositato, operazione compiuta con foga
ed avidità; dal modo di mangiare i verbi ricordati si estesero poi ad ogni
comportamento abnorme,eccessivo, spropositato e lo sfrucedato/sfrucetato – sfrucecato finí
per indicare genericamente lo screanzato,il maleducato,lo sguaiato etc.Ciò
precisato, prima di affrontare il nodo etimologico, tento di chiarire il
percorso semantico che à condotto dalle narici (che quando siano grosse (come
quelle delle bestie) e/o dilatate vengon dette froge) ad un modo di mangiare e/o di
comportarsi maleducato, incivile, cafone, zotico, villano, scostumato. La
faccenda si spiega piuttosto rapidamente atteso che chi mangi in modo screanzato,
maleducato, sguaiato, incivile e scostumato e lo faccia perciò con foga ed
avidità smodata tiene continuamente la bocca riempita di cibo, al segno di non
poter respirare con essa bocca ed è
costretto a farlo con le narici (froge) dilatandole al massimo.
Dal
punto di vista etimologico, “sfrucetato” è composto in effetti da un prefisso latino “ex-“, con valore
intensivo e da un derivato di froce plurale di frocia,
forma partenopea, ma pure romana, umbra, abruzzese dell’italiano
“frogia”. Quest’ultima parola, che indica tipicamente ciascuna delle narici (o
meglio la sua estremità) di molti animali, viene utilizzata
anche per l’uomo,seppure nel solo ambito
letterario o in quello del linguaggio
scherzoso. Il termine “frogia” à origine
comunque nel mondo animale: e se ne postula (quanto all’etimo) un latino volgare
“froces”, derivato per successive sincope e metatesi, dal latino classico
“forbices→for(bi)ces→froces (forbici, tenaglie), con il senso di “nasiera per i
buoi”.L’adattamento partenopeo di frogia (che è – come ò detto - propriamente la falda cartilaginosa delle
narici) passata a frocia è avvenuto
probabilmente non dal lat. froces, ma per influsso di un francese *froge desunto da fauce contratto in foce/foge e
con epentesi di una erre rafforzativa
per cui da foce/foge è scaturito froce/froge che al sing. è frocia.
A questo punto devo sottolineare come i termini
in epigrafe nati in ambito partenopeo siano trasmigrati nel parlato di parecchie altre regioni centro –
meridionali (Lazio, Abruzzo, Molise, Umbria, Basilicata, Calabrie) nel medesimo
significato e fino a qui nulla di strano (la lingua napoletana presta o cede in
giro volentieri i suoi lemmi); lo strano
è che come tanti altri termini (camorra, guaglione, scugnizzo,sfogliatella, vongola, ammoina/ammuina etc. e derivati), quelli in epigrafe partiti
dalla lingua napoletana son pervenuti nell’italiano sia pure con un qualche accomodamento di
talché il napoletano sfrucedato/sfrucetato
– sfrucecato è diventato in italiano sprocedato/sprocetato mantenendo
però invariato il significato di
abnorme,eccessivo, spropositato. Francamente (ecco lo strano!) non mi riesco a spiegare che ragioni vi siano
per mutare una etimologica effe di sfrucedato/sfrucetato cambiandola
in una incongrua p di sprocedato/sprocetato...
Misteri della lingua italiana! Come misterioso mi appare il fatto che
solo Salvatore Battaglia nel suo Grande
dizionario della lingua italiana abbia accolto la voce sprocedato/sprocetato;
tutti gli altri a comincire dal D.E.I. di Battisti ed Alessio, al Treccani al Dizionario
della lingua italiana del De Mauro, al
Grande dizionario Garzanti della
lingua italiana non prendono in considerazione la voce sprocedato/sprocetato...
Forse la ritengono voce dialettale e/o regionale e dunque da da omettere
se non da snobbare. Potrei perdonare
detta omissione solo al Grande dizionario Garzanti della lingua italiana i cui curatori ( sudio
Lemmari – Milano) in altra occasione, per un’altra voce, mi significarono gentimente che il loro
dizionario accoglie non tutti i lemmi , ma solo quelli a vastissima diffusione ed
accertato uso; non posso invece
perdonare l’omissione all’albagia arrogante dei boriosi curatori del Treccani e del De Mauro. Tutto
ciò sempre che il glorioso prof. Salvatore Battaglia non abbia accolto la voce sprocedato/sprocetato in omaggio alla sua
nascita ed alla sua attività svolta in àmbito meridionale (Catania, 1904 † Napoli,
1971)
ed al ricordo dello sfrucedato/sfrucecato partenopeo.Ma ne dubito, ché – se cosí fosse
stato – il Battaglia probabilmente avrebbe accolto l’originario sfrucedato/sfrucecato senza stravolgerlo in un inconferente sprocedato/sprocetato. Sempre che questo stravolgimento non sia
stato operato da un improvvido collaboratore del Battaglia che, a sua volta abbia – per una volta – omesso il controllo!
Satis est.
Raffaele Bracale
12/05/08
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