SIAMO NUOVAMENTE ALL’INIZIO E SIAMO ORMAI ALLA FINE
Mi è stato chiesto dal
caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome), via e-mail di chiarirgli qual
siano le icastiche espressioni partenopee che rendono quelle italiane
dell’epigrafe. Provvedo alla bisogna elencando dapprima le espressioni per poi
illustrarle:
1)Stammo a ccapo e ddudece
2)Stammo a ll’abblativo
Cominciamo con l’espressione sub 1) che cosí come riportata si coglie sulla
bocca del popolo della città bassa; essa tradotta ad litteram vale Siamo a capo e dodici,ma ognuno vede che
in questa forma non conduce da nessuna parte; ed in effetti l’espressione Stammo a ccapo e ddudece altro non è che
una corruzione del parlato di un’originaria espressione che suonava Stammo
a ccapo ‘e dudece e valeva Siamo
a capo di(dei) dodici espressione
usata con rincrescimento da chi vedesse vanificata (per propria insipienza o
insormontabili difficoltà esterne)vedesse vanificata la propria opera e dovesse
ricominciar tutto da capo.Corrisponde ad un dipresso all’italiano Siamo punto e a capo. L’espressione
napoletana semanticamente è da collegarsi allo stare al principio dell’anno
cioè al capo dei dodici mesi ed in effetti come ò anticipato con il dire Stammo a ccapo ‘e dudece si
voleva proprio significare di essere stati costretti a ricominciare tutto
dall’inizio quasi che ci si trovasse a riprincipiare le cose a capo di(dei)
dodici mesi.Faccio notare che quando l’originaria Stammo
a ccapo ‘e dudece venne corrotta
nel parlato diventando Stammo a ccapo e
ddudece non se ne colse piú
d’acchito il collegamento semantico, né ci si spiegò il senso di quella
congiunzione (e) che aveva
soppiantato l’originaria preposizione di/dei (‘e) congiunzione che comportò la necessaria geminazione della
consonante iniziale della parola che la seguiva per cui l’originario ‘e
dudece dovette diventare e ddudece.
E passiamo all’espressione
2)Stammo a ll’abblativo
Letteralmente: Siamo all'ablativo. Id est: Siamo ormai alla
fine, ineluttabilmente alla conclusione
dell’opera intrapresa; si è fatto tutto ciò che che si poteva fare; per traslato, siamo nella condizione di non
poter porre riparo a nulla. Come facilmente si intuisce l'ablativo della
locuzione è appunto l'ultimo caso delle declinazioni latine.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento,
soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro
lettori e piú genericamente chi dovesse
imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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