PICCOLI QUESITI
Anche questa volta
rispondo qui di sèguito ad alcuni piccoli quesiti pervenutimi via e-mail da un
amico che si trincera sotto lo pseudonimo di Capafresca. Ecco i quesiti:
Sciascio/a
agg.vo m.le o f.le = 1in primis sciamannato/a, trasandato/a
nel verstirsi e nel comportarsi; 2 per ampliamento semantico confusionario/a,
disordinato/a disorganizzato/a, caotico; questo aggettivo di valenza
marcatamente negativa etimologicamente è un deverbale
di sciascià/sciasciare
= godere, bearsi etc da un lat. *iaciare→*ciacià→sciascià forma frequentativa
di iacére= stare a riposo; il
rapporto semantico tra la trascuraggine, la trasantatezza, l’esser
confusionario, disorganizzato/a etc. ed il godere, bearsi si coglie ponendo
mente al fatto che chi sia intenzionato a spassarsela, divertirsi,
sollazzarsi, ricrearsi, non può per certo por mente ad agire in maniera
ordinata, disciplinata, precisa, metodica. La voce a margine declinata al
femminile non va confusa con la successiva
Sciasciona s.vo ed agg.vo f.le e solo f.le solo apparentemente accrescitivo (cfr. suff.
ona)della voce precedente; trattatasi invece di voce affatto originale con
la quale si identifica non una donna molto trasandata nel verstirsi e nel
comportarsi oppure confusionaria, disordinata disorganizzata, caotica,
ma una donna paffutella, grassoccia che simpatica, piacevole, gradevole, adusa a
godersela a fondo, con gusto ed abbandono, disponibile a far godere i terzi con le sue simpatiche grazie; voce anch’essa etimologicamente
deverbale di sciascià/sciasciare = godere, bearsi etc da un lat. *iaciare→*ciacià→sciascià
forma frequentativa di iacére= stare
a riposo.
Fà
‘e vuommeche = comportarsi da lezioso/a, smorfioso/a, far eccessive moine, smancerie vezzi,
leziosaggini, leziosità, sdolcinatezze, svenevolezze tanto insistenti e
fastidiosi da iperbolicamente provocare il vomito; in effetti il s.vo pl. vuommeche del sg. vuommeco
(da un lat. volg. *vŏmicu(m)→vuommeco, per il class. vŏmĭtu(m))indica esattamente il vomito e per traslato il ribrezzo, il disgusto e
vomito, ribrezzo, disgusto sono semanticamente collegati all’azione di far eccessive moine, smancerie vezzi etc. proprio
perché nell’inteso comune partenopeo chi si abbandoni ad un comportamento
lezioso, sdolcinato, per iperbole può incidere,
intaccandole, sulle normali
funzioni della peristalsi sino a provocare enfaticamente il vomito.
‘ntalliarse il verbo a
margine di forma riflessiva, che venne
usato già dagli autori del 1700 e mai stato abbandonato anche da quelli
contemporanei, offre un variegato
ventaglio di significati tutti però riconducibili alla cosiddetta perdita
di tempo.
Il primo significato è quello di indugiare, attardarsi e viene usato soprattutto nei riguardi di
quegli adulti lenti all’agire, che prima
di far qualcosa si attardano
pretestuosamente;
un secondo significato (riferito
quasi esclusivamente ai ragazzi/e)
è quello di perdere il tempo gingillandosi
e bamboleggiando.
Detto ciò etimologicamente mi pare che
il verbo – nel suo primo significato possa derivare dal latino in + talos (star sui talloni) atteso che l’indugiare comporta quasi lo star fermo se non immobile sui
talloni;
nel secondo significato reputo
però che il verbo possa invece,
etimologicamente, far pensare al greco en-thallein
(germogliare) cosa che è tipica
dei ragazzi che germogliano alla
vita e non ànno ancòra compiuto la loro evoluzione e
gradiscono gingillarsi piuttosto che affrettarsi.
coito = s.vo m.le accoppiamento sessuale, voce dal lat. coitu(m), deriv. di coire
'andare insieme', viene reso in napoletano con uno dei seguenti icastici sostantivi che sono:
basulella s.vo f.le inatteso, clandestino, fugace rapporto sessuale, condotto a termine alla
meno peggio, la voce basulella nata come linguaggio
gergale è certamente derivata dal sost.
base con riferimento alla clandestinità dell’inatteso rapporto sessuale, quella
medesima clandestinità presente nell’operato del cosiddetto basista ( ecco che ritorna la voce base!)
che fu il delinquente che approntava il lavoro dei ladri tracciando il piano
(la base...) del furto da perpetrarsi; ma oltre al sostantivo base come fonte di basulella si può
tranquillamente ipotizzare un incrocio di base col sostantivo vasulo = basolo, pietra di selce o basalto, pietra squadrata in forma di parallelepipedo ed
usata per lastricare le strade; quanto
all’etimo la voce napoletana ripete(sia pure con la tipica alternanza b→v quella italiana e come quella è
forgiata su base che è dal lat. base(m),
dal gr. básis, deriv. di báinein 'essere istallato, fondato. Nel
caso di vasulo/basolo come incrocio con base
della nostra basulella, non ci si riferisce alla clandestinità dell’inatteso rapporto
sessuale, bensí ci si riferisce al fatto
che l’ inatteso rapporto sessuale è condotto a termine alla meno peggio, magari
per istrada, all’impiedi o piú
precisamente allerta allerta, poggiando i piedi sui vasoli.
chiavata s.vo f.le volg.: 1in primis amplesso,2 figuratamente
imbroglio fregatura; voce deverbale di chiavà (dal lat. tardo clavare,
deriv. del class. cla-vus 'chiodo');trattandosi di voce ritenuta volgare
viene a volte sostituita eufemisticamente con il successivo
chiantella s.vo f.le 1in primis suoletta interna della scarpa,
2 per traslato eufemistico assonante accoppiamento
sessuale; semanticamente l’accostamento tra la suoletta interna della scarpa e
l’accoppiamento sessuale si spiega tenendo presente la tipica simile aderenza
che si verifica tra la suoletta e la scarpa e tra i due corpi durante il
coito.Etimologicamente la voce a margine è un doppio diminutivo del lat.
planta(m)→plantula→plantella→chiantella con normale esito del digramma pl
in chi (cfr. platea→chiazza
- plumbeum→chiummo - pluere→chiovere – plattu-m→chiatto etc.);
futtuta s.vo f.le rapporto sessuale; voce deverbale di fottere
[=coire] dritto per dritto dal lat. volg. *fottere,
per il class. futuere
futtisterio s.vo m.le1in primis rapporto sessuale intenso e
continuato, coito di piú persone nel medesimo luogo o con la stessa persona,
orgia2 per traslato gran confusione,chiasso,
frastuono, baccano, trambusto; voce etimologicamente derivata dalla radicefutt←fott del verbo lat. volg. *fottere, per il class. futuere addizionata di un allungamento
espressivo/durativo isteriu(m) ricavato dal
lat. tardo histeriu(m)← histericu(m), che è dal gr. hysterikós,
deriv. di hystéra 'utero';
‘ncasata s.vo f.le copula rapida, intensa ed
estemporanea priva di implicazioni sentimentali; voce etimologicamente
deverbale di ‘ncasà/’ncasare = pigiare,
spingere a fondo, comprimere da un lat. volg. aferizzato
*incapsare→’nca(p)sare→’ncasare;
sciammeria s.vo f.le letteralmente si
tratta di un’ampia giacca da cerimonia che a Napoli è appunto detta con voce
intraducibile sciammeria:
giacca elegante con falde lunghe, tipica
delle cerimonie o ricorrenze importanti, con esclusione dei matrimoni
eleganti nei quali sia previsto il tight (detto giocosamente a Napoli: cafè a ddoje porte) la sciammeria
non è un denominale
forgiato sul francese càmbre, ma molto piú probabilmente è derivato direttamente dallo spagnolo càmberga
sempre che non derivi
direttamente dal nome del duca di Schönberg (17° sec.) che volle che le
sue truppe fossero equipaggiate con una lunga palandrana che, dal nome del
duca, è resa in italiano col termine giamberga ; personalmente
trovo piú convincente l’ipotesi ispanica
che piú si presta ad approdare a sciammeria attraverso la
napoletanissima, solita prostesi di una s
intensiva all’originario cia (ch) spagnolo, assimilazione regressiva
della b, sincope del gruppo rg
sostituito da un ri con una i atona;
come ò accennato si
tratta di una giacca molto ampia che inviluppa quasi chi
l’indossa al segno che per traslato
giocoso e furbesco con il termine sciammeria si intende, come nel caso
che ci occupa anche il coito, in
particolare quello in cui l’uomo assume una posizione tale che copra del tutto la donna col proprio corpo e
con molta probabilità quando i napoletani accennano ad una sciammeria onirica, è al coito e non alla giacca che intendono riferirsi,
avendo probabilmento acceso nella loro fantasia notturna la scena d’una unione
sessuale, piuttosto che d’una giacca da cerimonia.
E con questo penso d’aver adeguatamente risposto alla
richiesta pervenutami e pubblicando queste paginette spero di interessare anche
qualcuno dei miei ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele Bracale
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