SPORCARE
Anche questa volta
mi trovo a raccogliere l’ennesima
provocazione del mio caro amico N.C.(i
consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali
di nome e cognome) che,memore ch’io abbia piú volte affermato che il napoletano
sia piú preciso e circostanziato dell’italiano, mi à sfidato ad elencare ed a parlare delle eventuali voci del napoletano
che rendano piú acconciamente quella italiana dell’epigrafe e dei suoi numerosi
sinonimi . Come ò già détto alibi e qui ripeto il caro amico non sa o finge di non sapere quanto io sia
tenace e perseverante nelle mie idee, per
cui raccolgo pure questo guanto di
sfida cominciando, come è mio solito,
con l’esaminare dapprima le voci dell’italiano:
sporcare, v. tr.
1 rendere sporco; insudiciare, insozzare: sporcare il tappeto, il muro; sporcarsi il vestito | sporcarsi le mani in, con qualcosa, (fig.) compromettersi, parteciparvi con piena responsabilità
2 (fig.) deturpare, macchiare moralmente: sporcare la propria fama, il proprio nome | sporcare la fedina penale, subire una condanna penale
3 (gerg.) rovinare, rendere inutilizzabile: sporcare la palla, nel calcio e in altri giochi, sprecare una palla buona giocandola male; sporcare una canzone, detto dei disc-jockey radiofonici, parlare mentre viene trasmessa, in modo che non possa essere registrata integralmente da chi riceve la trasmissione ||| sporcarsi v. rifl. o intr. pron.
1 imbrattarsi con qualcosa di sudicio: sporcarsi di fango
2 (fig.) macchiare la propria reputazione compiendo un'azione indegna; abbassarsi moralmente: non voglio sporcarmi con questa storia.
1 rendere sporco; insudiciare, insozzare: sporcare il tappeto, il muro; sporcarsi il vestito | sporcarsi le mani in, con qualcosa, (fig.) compromettersi, parteciparvi con piena responsabilità
2 (fig.) deturpare, macchiare moralmente: sporcare la propria fama, il proprio nome | sporcare la fedina penale, subire una condanna penale
3 (gerg.) rovinare, rendere inutilizzabile: sporcare la palla, nel calcio e in altri giochi, sprecare una palla buona giocandola male; sporcare una canzone, detto dei disc-jockey radiofonici, parlare mentre viene trasmessa, in modo che non possa essere registrata integralmente da chi riceve la trasmissione ||| sporcarsi v. rifl. o intr. pron.
1 imbrattarsi con qualcosa di sudicio: sporcarsi di fango
2 (fig.) macchiare la propria reputazione compiendo un'azione indegna; abbassarsi moralmente: non voglio sporcarmi con questa storia.
Il verbo è dal lat. spurcare,
deriv. di spurcus 'sporco'
insozzare, v. tr. generico
sinonimo del precedente
1 rendere sozzo; insudiciare, sporcare: insozzare un vestito
2 (fig.) macchiare, oltraggiare, coprire di vergogna, di disonore: insozzare la reputazione di qualcuno ||| insozzarsi v. rifl. o intr. pron.
1 sporcarsi, lordarsi: insozzarsi di grasso; le scarpe si sono insozzate di fango
2 (fig.) macchiarsi moralmente: insozzarsi di atroci delitti.
1 rendere sozzo; insudiciare, sporcare: insozzare un vestito
2 (fig.) macchiare, oltraggiare, coprire di vergogna, di disonore: insozzare la reputazione di qualcuno ||| insozzarsi v. rifl. o intr. pron.
1 sporcarsi, lordarsi: insozzarsi di grasso; le scarpe si sono insozzate di fango
2 (fig.) macchiarsi moralmente: insozzarsi di atroci delitti.
Il verbo, con la protesi di un in illativo, è un
denominale di sozzo 'sporco' che
è dal provenz. sotz, che è dal lat. sucidu(m) 'grasso, sudicio';
lordare, v. tr. generico
sinonimo dei precedenti
rendere lordo, sporcare, insudiciare (anche fig.)
||| lordarsi v. rifl. insudiciarsi, sporcarsi (anche fig.);
etimologicamente il verbo risulta essere un denominale dell’agg.vo lordo
(sporco) dal lat. tardo lurdu(m), per il class. luridu(m)
'livido, pallido';
macchiare v. tr. generico
sinonimo dei precedenti, ma alquanto piú circoscritto in quanto fa riferimento
ad una lordura procurata attraverso macchie e non altro;
1 sporcare con una o piú
macchie: macchiare la tovaglia di vino; macchiarsi il vestito di olio
| (assol.) lasciare macchie: l'inchiostro macchia
2 (estens.) aggiungere a un alimento una piccola quantità di un'altra sostanza che ne modifica il colore naturale: macchiare il caffè, con un po' di latte; macchiare il latte, con un po' di caffè; macchiare la pastasciutta, con un po' di sugo
3 (fig.) corrompere la purezza originaria: macchiare il proprio nome, la propria onorabilità
4 dipingere a macchie di colore ||| macchiarsi v. intr. pron. coprirsi di una macchia o di macchie (anche fig.): la tappezzeria si è macchiata per l'umidità; macchiarsi di una colpa; etimologicamente il verbo risulta essere dal lat. maculare, denominale di . di macula (macchia); e son questi i sinonimi della voce in epigrafe; ma abbiamo anche altri due verbi quantunque piú spesso usati in altra accezione e/o figuratamente e sono:
2 (estens.) aggiungere a un alimento una piccola quantità di un'altra sostanza che ne modifica il colore naturale: macchiare il caffè, con un po' di latte; macchiare il latte, con un po' di caffè; macchiare la pastasciutta, con un po' di sugo
3 (fig.) corrompere la purezza originaria: macchiare il proprio nome, la propria onorabilità
4 dipingere a macchie di colore ||| macchiarsi v. intr. pron. coprirsi di una macchia o di macchie (anche fig.): la tappezzeria si è macchiata per l'umidità; macchiarsi di una colpa; etimologicamente il verbo risulta essere dal lat. maculare, denominale di . di macula (macchia); e son questi i sinonimi della voce in epigrafe; ma abbiamo anche altri due verbi quantunque piú spesso usati in altra accezione e/o figuratamente e sono:
infangare, v. tr.
1 coprire, sporcare di fango: infangarsi le scarpe
2 (fig.) disonorare: infangare il nome della famiglia ||| infangarsi v. rifl. o intr. pron.
1 coprirsi, sporcarsi di fango: in quelle pozzanghere mi sono tutto infangato
2 (fig.) coprirsi di disonore: infangarsi con azioni disoneste. etimologicamente il verbo risulta essere un denominale di fango (voce di origine germ., dal got. fani 'melma') con la protesi di un in illativo (prefisso che continua il lat. i°n-, derivato dalla prep. i°n 'in, contro, dentro, sopra', che compare in molte parole di origine latina o formate modernamente, e spec. nella derivazione di verbi da sostantivi, aggettivi o altri verbi (buca: imbucare; pallido: impallidire; mettere: immettere); ha per lo più il valore di 'dentro, sopra' (inabissare, inalberare), talora con riferimento a una trasformazione (ingiallire) o con valore intensivo (incominciare)).
1 coprire, sporcare di fango: infangarsi le scarpe
2 (fig.) disonorare: infangare il nome della famiglia ||| infangarsi v. rifl. o intr. pron.
1 coprirsi, sporcarsi di fango: in quelle pozzanghere mi sono tutto infangato
2 (fig.) coprirsi di disonore: infangarsi con azioni disoneste. etimologicamente il verbo risulta essere un denominale di fango (voce di origine germ., dal got. fani 'melma') con la protesi di un in illativo (prefisso che continua il lat. i°n-, derivato dalla prep. i°n 'in, contro, dentro, sopra', che compare in molte parole di origine latina o formate modernamente, e spec. nella derivazione di verbi da sostantivi, aggettivi o altri verbi (buca: imbucare; pallido: impallidire; mettere: immettere); ha per lo più il valore di 'dentro, sopra' (inabissare, inalberare), talora con riferimento a una trasformazione (ingiallire) o con valore intensivo (incominciare)).
infamare
v. tr.sinonimo del precedente [dal lat. infamare, der. di infamis «infame»]. 1.
Rendere infame, coprire d’infamia, disonorare: la sua vita disonesta l’aveva infamato; nel
rifl.: infamarsi con
dissolutezze, con
gravi colpe. 2.
Screditare il nome di qualcuno con accuse disonoranti o comunque lesive del suo
onore (sinon. di diffamare,
che ha però nel linguaggio giur. un sign. più specifico, e indica piuttosto
l’opera, l’attività di chi diffonde le accuse, che non l’effetto che queste
hanno sull’onore della persona): i.
con calunnie, con gravi rivelazioni; i. presso i cittadini o nell’opinione pubblica. ◆ Part. pres. infamante,
anche come agg., che copre d’infamia, di disonore: vita, contegno
infamante; vizî
infamanti; accuse,
voci infamanti.
Nel medioevo fu detta infamante
la pena che colpiva d’infamia colui che l’aveva subìta, indipendentemente dalla
qualità e gravità del crimine commesso. ◆ Part. pass. infamato, anche come
agg., coperto d’infamia, che ha cattivo nome (in questa seconda accezione, se
riferito a luoghi, a ambienti, è più com. malfamato,
che è tuttavia meno grave).3 sporcare
(ma solo in senso figurato).
Tutti i verbi fin qui presi in considerazione,come si evince dalle
definizioni,e se si lasciano da parte quelli che si usano in senso
figurato, risultano essere dei semplici sinonimi pressoché generici
imprecisati ed indeterminati; non cosí per il napoletano dove accanto ad un
generico
allurdà v.
tr. [denominale dell’agg.vo lordo
(sporco) dal lat. tardo lurdu(m), per il class. luridu(m)
'livido, pallido' con protesi di un ad→al(per assimilazione regressiva) intensivo]
1Rendere lordo, imbrattare di
materie repellenti;ma anche, semplicem.:
2sporcare, insudiciare;
3(fig.), insozzare
moralmente, spec. in frasi di senso rifl., coprirsi di disonore, rendersi
responsabile di gravi colpe o delitti; accanto ad allurdà abbiamo molti
e circostanziatissimi verbi usati spesso nei loro variegati significati
traslati o estensivi:
ammacchià
. tr. [ dal lat. maculare, der. di macŭla
«macchia»con protesi di un ad→am(per assimilazione regressiva) intensivo] –
1.
a. Sporcare, imbrattare con una o piú macchie:ammacchià ‘a carta, ‘o mesale (macchiare la carta, la tovaglia; hê ammacchiato ‘o cartularo ‘e gnosta, ‘a
camicetta cu ‘o rrussetto; te sî ammacchiato ‘e ddete, m’aggio ammacchiato ‘o
bbasso cu ‘a frutta(ài macchiato il
quaderno d’inchiostro, la camicetta con il rossetto; ti
sei macchiato le dita; mi sono macchiata la gonna con la frutta).
Anche unito alla particella pron., con valore di rifl.: vide comme te sî ammacchiato!(guarda
come ti sei macchiato!); o di intr. pron.:’o libbro s’è ammacchiato ‘e ummerità( il libro si è macchiato
per l’umidità).
1. b. fig. In senso morale, corrompere, disonorare: ammacchià ‘a cuscienza, ll’annore, ‘a
nnummenata(macchiare la
coscienza, l’onore, la reputazione); anche rifl.: ammacchiarse ‘e ‘nfamità(macchiarsi d’infamia); s’è ammacchiato ‘e ‘na granne fetenzia!(si è macchiato di una grave colpa!).
2.
Aggiungere a una bevanda una piccola quantità di altro liquido, per
correggerne il sapore, alterarne il colore, ecc.: ammacchià ‘o ccafè(macchiare
il caffè), aggiungendovi un po’ di latte; m. il latte,
aggiungendovi un po’ di caffè. 3. a. ammacchià ‘o lignammo, ‘o muro (macchiareun legno,
un muro), dipingerli in modo da imitare le macchie naturali di legni
pregiati o di marmi. b. Raro, con uso assol., stendere il colore a
macchie, con riferimento specifico alla tecnica pittorica usata dai
macchiaioli. 4. (in senso traslato)
nascondere, infrattare ammacchià ‘e
sorde (nascondere i soldi) nel senso di sottrarli alla vista altrui quasi
fossero nascosti in una macchia(boscaglia fitta, di difficile accesso);◆ Part. pass. ammacchiato, anche come agg.: ‘nu mesale ammacchiato, ‘nu marmulo
ammacchiato(una tovaglia macchiata,
unmarmo macchiato), tipo di marmo che presenta macchie più o
meno larghe e intense, a contorno curvilineo e sfumato;latte, cafè ammacchiato(latte,
caffè macchiato); spavette
ammacchiate, riso ammacchiato(spaghetti macchiati, riso
macchiato), conditi in bianco, con l’aggiunta di poca salsa di pomodoro.
In araldica, attributo della luna e del crescente
caricati di macchie nere o d’altro smalto, e di animali, come la pantera e la
salamandra, con macchie di smalto diverso da quello della pelle.
|
|
‘mbrassecà v. tr. antico
e desueto, ma specifico e determinato;
bruttare, imbrattare con preciso
riferimento alle polveri di carbone, di terra o di ferro che imbrattino le
pareti interne di camini, cappe fumarie e/o
degli strumenti di lavoro (caldaie, storte etc.) durante le fusioni dei
suddetti materiali; per ampliamento
semantico fu usato anche per indicare lo sporcarsi degli spazzacamini le cui mani e volti risultavano, al termine
del lavoro, ‘mbrassecate = imbrattati di fuliggine. Etimologicamente è un verbo
denominale (con protesi di un illativo in
→’m
(davanti alla b o alla p))
del lat. volg. brasĭca→brasseca a sua volta dal germ. *brasa
'carbone ardente', brace.
‘mpacchiare v. tr. anche esso antico e desueto, ma specifico e
determinato;
bruttare, insozzare, imbrattare con esatto riferimento in primis ai ragazzi che son
soliti sporcarsi di cibo o bevande e poi
per traslato anche confondere, abbindolare, rabberciare, aggiustare alla meno
peggio, con riferimento a cose o oggetti riparati, ma non rifiniti .Non
semplicissimo è chiarire il passaggio semantico dall’imbrattare/arsi al
confondere, abbindolare o al rabberciare, aggiustare alla meno peggio,
tuttavia mi ci proverò dicendo che come il cibo con cui ci si impacchia
imbrattandosi, tende a coprire e quasi nascondere volto, mani o abiti
rendendoli pressappoco confusi, cosí è l’azione di chi confonda il prossimo
impacchiandolo tentando cioè di abbindolarlo con azioni che nascondono secondi
fini; ugualmente il passaggio semantico dall’imbrattare allo aggiustare alla
meno peggio, si spiega con il fatto che chi rabbercia accomoda, mette a posto alla meglio non
fa mai un lavoro pulito o rifinito,ma si
contenta di sgrossare, abbozzare lasciando il pezzo cosí lavorato, non del
tutto netto, ma spesso sporco, macchiato di colle e/o affini, purché
funzionante e ripristinato all’ uso dovuto. Etimologicamente
il verbo ‘mpacchiare/à è un denominale del lemma pacchio/a (cibo generico, ma
segnatamente abbondante, quello che può comportare di macchiarsi, insozzare) da
un latino patulum onde pat’lum → pàclum → pacchio;
‘mpapucchià: v.
tr.antico, ma ancóra in uso soprattutto in senso traslato
insozzare, imbrattare e per traslato imbrogliare;
verbo che è di medesima portata del precedente, sia nel
senso di insozzare, imbrattare, che in quello traslato di imbrogliare, verbo cioè di medesima portata sia come significato di
partenza che come sviluppo semantico; etimologicamente se ne differenza in
quanto il precedente ‘mpacchiare/à fa riferimento – come visto – a pacchio/a,
‘mpapucchià è invece da collegarsi ad un in→’m + papocchia che è in primis la
pappa molliccia, brodosa (ben atta ad insudiciare) e per traslato l’intrigo,
l’imbroglio (anche essi atti ad insudiciare un rapporto interpersonale);
etimologicamente papocchia è, attraverso il suffisso occhia, il dispregiativo
d’un latino papa che indicò appunto la pappa per i pargoli.
‘mrattare/’mbrattare doppia morfologia d’un unico antico verbo
trans.antico, ma non desueto, specifico e determinatocon esatto riferimentoallo
1 sporcare con liquidi, sostanze appiccicose e sim.:’mbrattà’nu vestito ‘e gnostia (imbrattare un abito d'inchiostro) |’mrattà
‘e ttele, ‘e mure o ‘e ccarte, ‘e fuoglie (imbrattare le tele, i muri
o le carte, i fogli), (fig. spreg.) essere un cattivo
pittore o scrittore | ’mbrattarse ‘e
mmane ‘e sanco (imbrattarsi le mani di sangue),
(fig.) commettere un omicidio
2 sporcare con immondizie: ’mrattà ‘a strata (imbrattare la strada);
3 (fig.) disonorare, macchiare: ’mrattà ‘o nomme d’’a famiglia (imbrattare il nome della famiglia) ||| ‘mbrattarse v. rifl. sporcarsi, insudiciarsi: ’mbrattarse ‘e lóta (imbrattarsi di fango).
2 sporcare con immondizie: ’mrattà ‘a strata (imbrattare la strada);
3 (fig.) disonorare, macchiare: ’mrattà ‘o nomme d’’a famiglia (imbrattare il nome della famiglia) ||| ‘mbrattarse v. rifl. sporcarsi, insudiciarsi: ’mbrattarse ‘e lóta (imbrattarsi di fango).
‘nchiaccà/are v.
tr.antico, ma ancóra in uso soprattutto nel
senso ristretto di imbrattare di colori le tele, i muri o le
carte,le mani, i fogli; in senso piú generale il verbo vale insudiciare, lordare
irrimediabilmente; in senso traslato vale anche, come il precedente ‘mpacchiare, confondere, abbindolare, rabberciare,
aggiustare alla meno peggio, con riferimento a cose o oggetti riparati, ma non
rifiniti .In questo caso è piú semplice chiarire il passaggio semantico
dall’imbrattare al confondere, abbindolare o al
rabberciare, aggiustare alla meno peggio, dicendo che come il cattivo
pittore con i suoi maldestri colori imbratta tele o mani ‘nchiaccando o
‘nchiaccandosi, tende a coprire e quasi nascondere volto, mani o abiti
rendendoli pressappoco confusi, cosí è l’azione di chi confonda il prossimo
impacchiandolo tentando cioè di abbindolarlo con azioni che nascondono secondi
fini; ugualmente il passaggio semantico dall’imbrattare allo aggiustare alla
meno peggio, si spiega con il fatto che chi
rabbercia accomoda, mette a posto alla meglio non fa mai un lavoro pulito o rifinito,ma si contenta di
sgrossare, abbozzare lasciando il pezzo cosí lavorato, non del tutto netto, ma
spesso sporco, macchiato di colle e/o affini, purché funzionante e ripristinato
all’ uso dovuto. Piú complesso è lo
stabilire l’etimo della voce: qualcuno (D’Ascoli) pensa ad una sbrigativa
ma non spiegata onomatopea clacc→chiacc con protesi d’un in→’n
illativo; qualche altro (Giammarco) meglio ipotizza un
in→’n + placca→chiacca (olandese placken)
e Jandolo – infine – pensa ad un lat. imblancare che però trovopoco convincente atteso che non
è détto che l’imbrattarsi o l’imbrattare debba avvenire (solo) con il colore
bianco. Penso che di tutte le proposte la migliore resti quella di Ernesto
Giammarco anche se piú che dall’olandese placken
penso che placca derivi dritto per
dritto dal fr. plaque lingua che
trovo piú vicina e praticata
dell’olandese al napoletano.
‘nchiavecà v.
tr.antico, ma ancóra in uso quasi (esclusivamente
nella forma riflessiva ‘nchiavecarse) quantunque non nel significato originario e volgare che fu quello di lordare di escrementi bensí in quello piú generico di imbrattare con immondizie e/o generiche lordure,
sudiciumi varî, cose sporche ed untuose.
Verbo etimologicamente denominale del s.vo chiaveca (dal lat tardo clavica(m), per il class. clovaca(m).)con
protesi d’un in→’n illativo;
‘nfeccià v. tr. ed intr.
antico,e desueto in uso quasi esclusivo nella forma riflessiva ‘nfecciarse); nel significato originario e primario valse: lordarsi,
imbrattarsi bocca e/o viso con la feccia del vino; estensivamente valse
avvinazzarsi, ubriacarsi, inebriarsi, sborniarsi, sbronzarsi, eccitarsi. Verbo etimologicamente
denominale del s.vo feccia (dal lat.
volg. *faecea(m), deriv. del class. faex faecis 'feccia,
sedimento')con protesi d’un in→’n illativo;
‘nfardà v. tr.antico, ma ancóra in uso sia pure nel
solo significato secondario; in
primis valse:insozzare,sporcare e poi, in un’accezione secondaria, anche dar fastidio, ripiegare e cioè dare luogo all’operazione
detta infaldatura, operazione finale nella produzione dei tessuti, consistente
nel piegare in falde sovrapposte la pezza del tessuto; quest’ultima accezione
che compendia un’azione lunga, noiosa e fastidiosa, spiega semanticamente il
passaggio del verbo a margine al significato di infastidire, dar fastidio; il
verbo ‘nfardà deve il suo significato primo di insozzare, sporcare al fatto che
etimologicamente è verbo ricavato da un in→’n
(illativo) + il s.vo farda che in napoletano (con etimo dall’
ant. francone fard) vale escremento, sterco; il passaggio ad infaldatura è
dovuto invece alla confusione popolare del s.vo
fard con farda (falda) che è dal gotico falda= piega.
nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà tre morfologie leggermente diverse di un'unica voce verbale attestata sia come nquacchià che come nguacchià/ mentre la terza forma nquacchiarïà non è che una forma intensiva del primo nquacchià; i verbi (che etimologicamente ànno un origine onomatopeica) ànno il loro significato primo di: sporcare, insudiciare, macchiare, imbrattare; e da essi verbi si derivò la voce di doppia morfologia nguacchio/nquacchio= pastrocchio e poi situazione intricata; imbroglio, tenendo presenti le accezioni summenzionate, rammento che la parola nguacchio/nquacchio fu usata per indicare quegli inopinati sgorbi e/o macchie d’inchiostro che – complici la distrazione, l’inchiostro ed il pennino della penna comune – lordarono quaderni e libri al tempo (1950) delle scuole elementari; quando poi (1955) con l’avvento della penna biro che mandò in soffitta inchiostro, calamaio, pennini e penne comuni, divenne desueta anche la parola nguacchio/nquacchio essa venne sostituita da spirinquacchio usata per indicare non lo sgorbio o la macchia casuale, quindi l’involontario errore, quanto quel ghirigoro voluto e cercato prodotto per saggiare se l’inchiostro contenuto nella cannuccia di plastica della penna biro fosse ancora sufficiente o sufficientemente fluido per permettere di scrivere; poiché per saggiare la scorrevolezza e fluidità del detto inchiestro, si muoveva in maniera piú o meno circolare la penna tenuta rigidamente perpendicolare al piano di scrittura, la traccia che se ne ricavava era di forma spirale, di talché il disegnino ottenuto era pur sempre ‘nu nguacchio, ma in quanto di forma spiraleggiante, finí per esser definito spirinquacchio/spiringuacchio; la parola napoletana nguacchio o nquacchio oltre ai cennati significati, à poi un suo significato estensivo che è quello di: situazione intrigata, pasticcio di difficile soluzione ed ancóra infine deflorazione con conseguente fecondazione di una giovane che consenzientemente, da nubile, si sia fatta possedere da un innamorato; nelle cennate due accezioni di pasticcio di difficile soluzione, situazione intrigata la parola è trasmigrata pure se in non tutti, in molti dei piú corredati vocabolarî della lingua italiana dove è diventata: inguacchio; ugualmente un significato estensivo ànno i verbi nguacchià/nquacchià che nella parlata napoletana vengono usati per indicare oltre che i cennati: sporcare, insudiciare, macchiare, imbrattare, anche il mettere in atto un pasticcio di difficile soluzione,una situazione intrigata, deflorare una ragazza ed infine l’ungere o il condire esageratamente in ispecie con sugo di pomodoro, fatti che sostanziano in ogni caso un lordura, una cosa sporca o anche un errore (ovunque e sempre occorrono misura e moderazione, secondo il détto: l’esagerazione è difetto!); molta meraviglia à destato in me il fatto che mentre abbia incontrato in molti dizionari della lingua italiana il termine inguacchio, in nessuno vi ò ritrovato il verbo da cui dovrebbe essere scaturito: inguacchiare… Misteri della lingua italiana e di taluni soloni linguisti che la fanno, i quali considerano (cfr. Treccani – Garzanti etc.) il verbo inguacchiare napoletano, ma fanno italiana la voce inguacchio che è derivata di inguacchiare!
nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà tre morfologie leggermente diverse di un'unica voce verbale attestata sia come nquacchià che come nguacchià/ mentre la terza forma nquacchiarïà non è che una forma intensiva del primo nquacchià; i verbi (che etimologicamente ànno un origine onomatopeica) ànno il loro significato primo di: sporcare, insudiciare, macchiare, imbrattare; e da essi verbi si derivò la voce di doppia morfologia nguacchio/nquacchio= pastrocchio e poi situazione intricata; imbroglio, tenendo presenti le accezioni summenzionate, rammento che la parola nguacchio/nquacchio fu usata per indicare quegli inopinati sgorbi e/o macchie d’inchiostro che – complici la distrazione, l’inchiostro ed il pennino della penna comune – lordarono quaderni e libri al tempo (1950) delle scuole elementari; quando poi (1955) con l’avvento della penna biro che mandò in soffitta inchiostro, calamaio, pennini e penne comuni, divenne desueta anche la parola nguacchio/nquacchio essa venne sostituita da spirinquacchio usata per indicare non lo sgorbio o la macchia casuale, quindi l’involontario errore, quanto quel ghirigoro voluto e cercato prodotto per saggiare se l’inchiostro contenuto nella cannuccia di plastica della penna biro fosse ancora sufficiente o sufficientemente fluido per permettere di scrivere; poiché per saggiare la scorrevolezza e fluidità del detto inchiestro, si muoveva in maniera piú o meno circolare la penna tenuta rigidamente perpendicolare al piano di scrittura, la traccia che se ne ricavava era di forma spirale, di talché il disegnino ottenuto era pur sempre ‘nu nguacchio, ma in quanto di forma spiraleggiante, finí per esser definito spirinquacchio/spiringuacchio; la parola napoletana nguacchio o nquacchio oltre ai cennati significati, à poi un suo significato estensivo che è quello di: situazione intrigata, pasticcio di difficile soluzione ed ancóra infine deflorazione con conseguente fecondazione di una giovane che consenzientemente, da nubile, si sia fatta possedere da un innamorato; nelle cennate due accezioni di pasticcio di difficile soluzione, situazione intrigata la parola è trasmigrata pure se in non tutti, in molti dei piú corredati vocabolarî della lingua italiana dove è diventata: inguacchio; ugualmente un significato estensivo ànno i verbi nguacchià/nquacchià che nella parlata napoletana vengono usati per indicare oltre che i cennati: sporcare, insudiciare, macchiare, imbrattare, anche il mettere in atto un pasticcio di difficile soluzione,una situazione intrigata, deflorare una ragazza ed infine l’ungere o il condire esageratamente in ispecie con sugo di pomodoro, fatti che sostanziano in ogni caso un lordura, una cosa sporca o anche un errore (ovunque e sempre occorrono misura e moderazione, secondo il détto: l’esagerazione è difetto!); molta meraviglia à destato in me il fatto che mentre abbia incontrato in molti dizionari della lingua italiana il termine inguacchio, in nessuno vi ò ritrovato il verbo da cui dovrebbe essere scaturito: inguacchiare… Misteri della lingua italiana e di taluni soloni linguisti che la fanno, i quali considerano (cfr. Treccani – Garzanti etc.) il verbo inguacchiare napoletano, ma fanno italiana la voce inguacchio che è derivata di inguacchiare!
Faccio notare in chiusura dell’esame delle voci nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà
nonché di nguacchio/nquacchio,
faccio notare - come ò già détto - che
trattasi di voci di origine onomatopeica e che la n d’attacco anteposta a quacchià/guacchià/quacchiarïà nonché
a guacchio/quacchio, è sempre e solo una consonante eufonica
migliorativa del suono delle parole che da quacchià/guacchià/quacchiarïà approdano
a nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà
nonché da guacchio/quacchio,
a nguacchio/nquacchio; si
tratta di una consonante eufonica e non
di un residuo di un in→’n per
cui non à senso anteporre a nguacchio/nquacchio, nquacchià/nguacchià/nquacchiarïà
un inutile ed incoferente segno diacritico (’) che
presupporrebbe la caduta della vocale i
di in; nelle voci nguacchio/nquacchio,nquacchià/nguacchià/
nquacchiarïà non esiste
nessun in→’n d’avvio
ed è assolutamente erroneo scrivere‘nguacchio/’nquacchio,’nquacchià/’nguacchià/ ’nquacchiarïà
come invece ò trovato in numerosi
calepini del napoletano e persino nel
grande dizionario della lingua italiana
Garzanti che, con colpevole approssimazione
sotto il lemma inguaggio testualmente
scrive: Dal napol. 'nguacchià 'sporcare, lordare'.
‘nzuzzí/’nzuzzià/’nzuzzunïà
tre morfologie leggermente diverse di un'unica voce verbale tr. attestata sia
come ‘nzuzzí che come ‘nzuzzià/ mentre la terza forma ‘nzuzzunïà non è che una forma intensiva
di ‘nzuzzià; i verbi (che
etimologicamente risultano essere attraverso una protesi di un in→’n illativo comportante la necessaria indicazione del segno (’) diacritico in avvio di
voce, risultano essere un denominale dell’agg.vo zozzo(= sporco) dal provenz. sotz, che è dal lat. sucidu(m)
'grasso, sudicio') ed ànno il loro significato primo in : sporcare,
insudiciare, macchiare, imbrattare con
riferimento al comportamento disattento o negligente che può compartare il rendere sozzo, l’insudiciare, lo sporcare
qualcosa anche involontariamente, ma colpevolmente per incuria o disattenzione
nell’agire: zuzzià ‘nu vestito (insozzare
un vestito)
2 (figuratamente) macchiare, oltraggiare, coprire di vergogna, di disonore: ‘nzuzzunïà ‘a ‘nnummenata ‘e quaccheduno (insozzare la reputazione di qualcuno) ||| ‘nzuzzunïarse v. rifl. o intr. pron.
1 sporcarsi, lordarsi: ‘nzuzzunïarse ‘e ‘rasso, ‘e scarpe se songo ‘nzuzzunïate ‘e mota (insozzarsi di grasso; le scarpe si sono insozzate di fango);
2 (fig.) macchiarsi moralmente: ‘nzuzzunïarse d’ ‘e ppeje fetenzíe (insozzarsi dei peggiori delitti).
2 (figuratamente) macchiare, oltraggiare, coprire di vergogna, di disonore: ‘nzuzzunïà ‘a ‘nnummenata ‘e quaccheduno (insozzare la reputazione di qualcuno) ||| ‘nzuzzunïarse v. rifl. o intr. pron.
1 sporcarsi, lordarsi: ‘nzuzzunïarse ‘e ‘rasso, ‘e scarpe se songo ‘nzuzzunïate ‘e mota (insozzarsi di grasso; le scarpe si sono insozzate di fango);
2 (fig.) macchiarsi moralmente: ‘nzuzzunïarse d’ ‘e ppeje fetenzíe (insozzarsi dei peggiori delitti).
Scacà/Scacazzà/iare anche in questo caso abbiamo a che fare con
tre morfologie leggermente diverse di un'unica voce verbale tr. attestata sia
come scacà che come scacazzà/ mentre la terza forma scacazziare/ià non è che una forma
intensiva- frequentativa di scacazzà;
v. intr. (volg.)
defecare con frequenza o qua e là (détto spec. di animali).
v. tr. (volg.) insozzare defecando. (détto
spec. di lattanti che ripetutamente lasciano le loro deiezioni nei pannolini).
Etimologicamente tutti e tre i verbi sono deverbali di cacà/are con una S intensiva
in posizione protetica e con una
volta l’infisso azz intensivo-peggiorativo,
e l’altra con gli infissi azzi intensivo-frequentativi.
Tégnere v. tr. usatissimo
sia nei significati primarî (sub 1 -2 3) che in quelli traslati (sub 4 etc.)
1 dare a una cosa un colore diverso da quello che ha:
tégnere ‘na giacchetta ‘e bblu(tingere una giacca di (o in)
blu);
2 (ed è il caso che ci occupa)macchiare, sporcare:’o ccravone m’ à tignuto ‘o vestito (il carbone mi à tinto, mi à sporcato il vestito) | (assol.) nell'uso fam., spandere colore, e quindi sporcare di colore: ‘na stilografica, ‘na vesta ca tegneuna stilografica, una veste che tinge
3 (lett.) colorare: ‘o sole ca tramuntava tigneva ‘o cielo ‘e russo(il tramonto tingeva il cielo di rosso);
2 (ed è il caso che ci occupa)macchiare, sporcare:’o ccravone m’ à tignuto ‘o vestito (il carbone mi à tinto, mi à sporcato il vestito) | (assol.) nell'uso fam., spandere colore, e quindi sporcare di colore: ‘na stilografica, ‘na vesta ca tegneuna stilografica, una veste che tinge
3 (lett.) colorare: ‘o sole ca tramuntava tigneva ‘o cielo ‘e russo(il tramonto tingeva il cielo di rosso);
4 scroccare soldi o altro chella femmena à tignuto bbuono e mmeglio ‘a famiglia d’isso ( quella
donna à scroccato molti benefici alla famiglia del suo sposo)
||| tégnerse
v. rifl.
1 imbellettarsi | tingersi i capelli
2 (fam.) macchiarsi, sporcarsi di colore: te sî tignuto sano sano, va’ a lavarte!(ti sei tutto tinto, va' a lavarti!)
1 imbellettarsi | tingersi i capelli
2 (fam.) macchiarsi, sporcarsi di colore: te sî tignuto sano sano, va’ a lavarte!(ti sei tutto tinto, va' a lavarti!)
v. intr. pron. assumere un determinato colore,
colorarsi (anche fig.): ‘e nnuvole
se tignevano ‘e rosa(le nuvole si
tingevano di rosa); ‘nu
ricordo ca se tegne ‘e nustalgia(un
ricordo che si tinge di nostalgia). Prima di accennare all’etimo del
verbo in esame voglio soffermarmi sulla semantica delle singole accezioni: per
quelle sub 1,2,3 nulla quaestio; è intuitiva; piú complesso spiegare la
semantica dell’accezione sub 4, tuttavia mi cimenterò nell’impresa dicendo che
l’accezione: scroccare soldi o altro di tégnere
nel parlato della città bassa nasce da un equivoco; in effetti il verbo che
negli antichi scritti del napoletano indicava lo scroccare fu fégnere (fingere, mentire, simulare
bisogno per ottenere gratuitamente degli aiuti e/o beneficî); quando il verbo fégnere nell’accezione or ora rammentata
pervenne sulla bocca dell’ illetterato popolino della città bassa, esso fégnere venne confuso con il piú noto
ed usato assonante tégnere e si finí
per riferire anche a quest’ultimo verbo l’accezione ch’era propria di fégnere: scroccare soldi o altro fingendo, mentendo, simulando bisogno; e ciò è tanto vero che dei molti
compilatori di calepini del napoletano solo il D’Ascoli, studioso di estrazione
popolare ed aduso a pescare nel parlato e non solo nello scritto, registra tégnere
nell’accezione che fu di fégnere.
Pacifica l’etimologia di tégnere
che è una lettura metatetica del
lat. tingere→tígnere→tégnere come alibi per chiagnere ←plangere -
astregnere←a(d)stringere etc.
E
con ciò penso d’avere, anche questa volta
risposto adeguatamente alla sfida dell’amico N.C. e d’avere interessato
qualcun altro dei miei ventiquattro lettori. Satis est.
Raffaele
Bracale
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