TRE SSORDE â MESURELLA!... (E CCHILL’AMICO DORME)!
Questa volta è
stato il caro amico P. G. (i consueti
problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e
cognome) a chiedermi via e-mail di
chiarirgli significato e portata dell’antica
e desueta espressione partenopea in epigrafe.Gli ò risposto che la locuzione
da rendersi letteralmente con: Tre soldi
al misurino (e quel [tale]amico continua a dormire fu usata in riferimento
a chi non mantenesse gli impegni assunti (anche quando non fossero
eccessivamente dispendiosi e/o gravosi), se ne disinteressasse e/o li procrastinasse sine die quasi dormendoci
sopra.La locuzione originariamente fu legata ad un antichissimo avvenimento delittuoso che vide protagonista un
venditore girovago di caldarroste che usava normalmente lanciare un suo grido di richiamo: Tre ssorde
â mesurella!..., ma che [all’indomani dell’aver accoltellato un suo rivale in
amore ed averne occultato il cadavere]cominciò ad addizionare al suo grido di
richiamo l’apparentemente incongrua espressione messa tra parentesi,espressione
che finí per mettere sull’avviso ed il chi vive i gendarmi che scoprirono il
cadavere dell’accoltellato ed assicurarono alle patrie galere il venditore
girovago di caldarroste che, condannato quale colpevole dell’omicidio finí i
suoi giorni sulla forca di piazza Mercato. Da sottolineare, nell’espressione in
esame il termine mesurella s.vo f.le
che indicò un misurino della capacità di 180 grammi; il termine normalmente in
uso nella vita della città bassa fu ‘o
mesuriello s.vo m.le che [con
derivazione dal lat. me(n)sura e suff. diminutivo] indicò un piccolo misurino
d’alluminio, provvisto di manico usato
per l’olio della capacità di 90
grammi; la mesurella,come détto, fu di capacità raddoppiata e ciò secondo il
criterio napoletano
che un oggetto (o cosa quale che sia) è inteso, se maschile, piú piccolo
o contenuto di un corrispondente
femminile et versa vice ; abbiamo ad . es. ‘a tavula (piú grande
rispetto a ‘o tavulo piú piccolo ),‘a tammorra (piú grande
rispetto a ‘o tammurro piú piccolo ), ‘a cucchiara(piú grande
rispetto a ‘o cucchiaro piú piccolo), ‘a carretta (piú grande
rispetto a ‘o carretto piú piccolo ); ),‘a canesta (piú grande
rispetto a ‘o canisto piú piccolo ), fanno eccezione ‘o tiano che è piú grande de ‘a tiana e ‘o
caccavo piú grande de ‘a caccavella.La mesurella dell’espressione fu
dunque un barattolino/misurino di latta o alluminio, atto – con i sui 180
grammi di capacità a contenere un preordinato numero di caldarroste da vendersi
al costo di appena tre soldi; rammento
che il soldo s.vo m.le [lat. tardo sŏldus, per sŏlĭdus (sottint. nummus), nome
in origine di una moneta d’oro del tardo
Impero romano; propriam. «intero, fatto tutto dello stesso materiale»]. – 1)Antica
moneta europea (soldo
d’oro) in uso tra Goti, Franchi e Longobardi, derivante dal solido del Basso Impero per il tramite della frazione
del tremisse(tremisse
s.vo m.le [dal lat. tardo tremissis, arbitrariamente formato con tres «tre» e
as assis «asse»]. – Moneta d’oro bizantina, del valore di 1/3 del soldo d’oro,
che in seguito divenne l’unità della monetazione aurea dei Longobardi e dei
Franchi,) 2)Dal 1800 in poi in Italia moneta divisionale della lira.)
E qui penso di poter far punto convinto
d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun
altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste
paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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