UN’ANTICA PAROLA
NAPOLETANA: SCAMUSO
Antico, icastico aggettivo
dell’ idioma napoletano presente in
tutti i lessici d’antan dal D’Ambra al P.P.Volpe, all’Andreoli e riscontrabile negli scritti di
autori dal ‘600 alla fine dell’ ‘800 e poi non piú ritrovato negli autori piú
moderni, sebbene ancóra vivo nel parlato soprattutto del popolo della città bassa, aggettivo
riferito con piccole differenze sia a soggetti animati che inanimati;
riferito a soggetti animati e piú precisamente
a persone significa in italiano: rozzo, grossolano, rustico,grezzo, scostante e per ampiamento semantico si disse di persona
magra ed allampanata;
riferito a cose inanimate(stoffe e/o oggetti ) vale
nell’italiano: ruvido,squamoso,irto;
riferito infine a negozio o
bottega indica un locale rustico,malmesso,trasandato.
Prima di soffermarci su scamuso
esaminiamo i singoli significati dell’italiano:
rozzo: agg. 1
si dice di cosa ancora ruvida, non ben levigata o rifinita: pietra rozza;
lana rozza, grezza; muro rozzo, non intonacato | (estens.)
non finito di lavorare, ancora in abbozzo: mobile, disegno rozzo
2 (fig.) non ingentilito, non raffinato, non dirozzato: un uomo rozzo; parole rozze; una civiltà ancora rozza | sgarbato, maleducato: avere modi molto rozzi
2 (fig.) non ingentilito, non raffinato, non dirozzato: un uomo rozzo; parole rozze; una civiltà ancora rozza | sgarbato, maleducato: avere modi molto rozzi
deriva dal lat. volg. *rudius,
compar. neutro di rudis; cfr. rude;
grossolano: agg. 1 poco fine, di esecuzione poco accurata;
ordinario, dozzinale: una stoffa grossolana; un lavoro grossolano
2 approssimativo, non preciso: un conto grossolano
3 di modi volgari e poco raffinati, di scarsa educazione: gente grossolana; un uomo grossolano; tenere un comportamento grossolano ' scherzi grossolani, volgari, di cattivo gusto | errore grossolano, enorme, marchiano;
2 approssimativo, non preciso: un conto grossolano
3 di modi volgari e poco raffinati, di scarsa educazione: gente grossolana; un uomo grossolano; tenere un comportamento grossolano ' scherzi grossolani, volgari, di cattivo gusto | errore grossolano, enorme, marchiano;
derivato dal lat. tardo grossu(m)
+ il suff. di pertinenza aneus→ano ed epentesi eufonica del suono consonantico l;
rustico: agg. 1 di campagna: fondo rustico | stile
rustico, che arieggia quello campagnolo | pizza rustica, pasticcio
ripieno di formaggi, carne, salumi e aromi vari
2 (fig.) riferito a persona, poco socievole, scontroso, rozzo: un uomo dal carattere rustico; avere modi rustici | (estens.) semplice, alla buona: una cena rustica
3 detto di cose, grezzo, non rifinito: facciata rustica, senza intonaco;
2 (fig.) riferito a persona, poco socievole, scontroso, rozzo: un uomo dal carattere rustico; avere modi rustici | (estens.) semplice, alla buona: una cena rustica
3 detto di cose, grezzo, non rifinito: facciata rustica, senza intonaco;
deriva dal lat. rusticu(m), deriv. di rus ruris 'campagna'
grezzo: agg. 1 non lavorato né trattato: oro, diamante
grezzo; lino, cotone, metallo grezzo | colore
grezzo, colore greggio
2 (fig.) non elaborato, non perfezionato; primitivo; rozzo; materiale storico grezzo; una mente grezza; costumi grezzi.
2 (fig.) non elaborato, non perfezionato; primitivo; rozzo; materiale storico grezzo; una mente grezza; costumi grezzi.
deriva, come greggio di
cui è variante, prob. dal lat. volg. *gregiu(m) 'del gregge (gre°x
gre°gis)', cioè 'ordinario', in contrapposizione a egregi°us
'egregio, straordinario';
ruvido: agg. 1 che ha una superficie non levigata; scabro:
pietra, pelle ruvida
2 (fig.) brusco, scontroso, poco cortese: un uomo ruvido; maniere ruvide | (lett.) rozzo, non rifinito;
2 (fig.) brusco, scontroso, poco cortese: un uomo ruvido; maniere ruvide | (lett.) rozzo, non rifinito;
l’etimo è dal lat. rugidu(m),
propr. 'rugoso', deriv. di ruga 'grinza, ruga'
magro: agg. 1
si dice di persona, di animale o di parte del loro corpo avente scarso tessuto
adiposo; scarno, secco: un uomo né grasso né magro; gambe magre; magro
come un chiodo, come un'acciuga, magrissimo. DIM. magrino, magrolino,
magretto
2 che non contiene grasso o ne contiene poco: brodo, prosciutto, latte, formaggio magro | cibi magri, poveri di grassi e calorie; anche, i cibi consentiti dalla chiesa cattolica nei giorni in cui è prescritta l'astinenza dalla carne | terreno magro, carente di sostanze azotate, quindi poco fertile | malta magra, con poco cemento o calce e molta sabbia
3 (fig.) povero, insufficiente, scarso;
2 che non contiene grasso o ne contiene poco: brodo, prosciutto, latte, formaggio magro | cibi magri, poveri di grassi e calorie; anche, i cibi consentiti dalla chiesa cattolica nei giorni in cui è prescritta l'astinenza dalla carne | terreno magro, carente di sostanze azotate, quindi poco fertile | malta magra, con poco cemento o calce e molta sabbia
3 (fig.) povero, insufficiente, scarso;
l’etimo è dal lat. macru(m);
allampanato: agg. si dice di persona alta, ma magrissima e quindi
sgraziata.
quanto
all’etimo è un deverbale di allapanare che è derivato di lampana(s. f. (pop. tosc.))
'lampada', col pref.rafforzativo a;
propr. 'diventare simile a una lampada a petrolio che è stretta ed alta ;
squamoso: agg. fatto a squame; coperto di squame e quindi ruvido,
scabroso: pelle squamosa;
l’etimo è dal lat. squamosu(m), deriv. di squama
'squama'
liscio: agg. 1 che non presenta asperità o
diseguaglianze in superficie: pietra liscia; fucile a canna liscia,
senza rigatura interna; velluto liscio, senza coste rilevate; pelle
liscia, senza rughe; mare liscio, calmo, senza increspature; capelli
lisci, non crespi, non ricci
2 (fig.) che non presenta difficoltà o complicazioni; semplice: la questione è meno liscia di quanto appaia | andar liscio, procedere senza intoppi o difficoltà: finora mi è andato tutto liscio | passarla liscia, cavarsela senza conseguenze negative
3 privo di ornamenti, di abbellimenti: un abito, un mobile liscio
4 (fig.) si dice di bevanda alcolica bevuta senza aggiunta di acqua, seltz o ghiaccio: un vermut liscio | tè liscio, senza latte né limone | caffè liscio, non corretto;
2 (fig.) che non presenta difficoltà o complicazioni; semplice: la questione è meno liscia di quanto appaia | andar liscio, procedere senza intoppi o difficoltà: finora mi è andato tutto liscio | passarla liscia, cavarsela senza conseguenze negative
3 privo di ornamenti, di abbellimenti: un abito, un mobile liscio
4 (fig.) si dice di bevanda alcolica bevuta senza aggiunta di acqua, seltz o ghiaccio: un vermut liscio | tè liscio, senza latte né limone | caffè liscio, non corretto;
l’etimo è dal lat. volg. *lisiu(m), voce di orig. espressiva;
malmesso: o mal messo, agg.
1 si dice di chi porta vesti dimesse o di cattivo gusto
2 che rivela povertà o mancanza di cura, di buon gusto: una casa vecchia e malmessa | (fig.) che versa in difficili condizioni economiche o di salute: in questo periodo si trova piuttosto malmesso;
2 che rivela povertà o mancanza di cura, di buon gusto: una casa vecchia e malmessa | (fig.) che versa in difficili condizioni economiche o di salute: in questo periodo si trova piuttosto malmesso;
voce derivata
dall’agglutinazione di male ( dal lat. male che è da malus) + messo = part. pass. di
mettere (che è dal lat. mittere);
trasandato: agg.
trascurato, sciatto: un uomo trasandato nel vestire; un modo di
scrivere trasandato;
quanto all’etimo è il part.
pass. di trasandare: trascurare, tralasciare, fare o tenere qualcosa con
trascuratezza, verbo formato da tra(n)s+ andare.
E
veniamo finalmente all’aggetivo napoletano scamuso del cui
significato primo (malandato etc.) ò già
détto e qui rammento che è aggettivo da numerosi sinonimi (sebbene alcuni
derivati da un ampliamenti semantici quali acciaccuso, acciuppecuto,
ammaturo, dellicato, iétteco malepatuto; mi occuperò in coda di tali
sinonimi; affrontiamo ora l’etimologia di scamuso ed escludiamo súbito la facile ma fallace
tentazione di un collegamento alla voce scamunéa/éja/era s.f. che con derivazione dal
lat. *scammonia/scammonea che
furono dal greco skammonía indicò in primis un’erba dal cui estratto
si ricavava un purgante ed indicò
poi (forse per un traslato espressivo) gente
vile, bordaglia, unione di monelli e, piú genericamente, plebaglia,
ma ognuno vede che semanticamente è difficile trovare il collegamento tra
un’erba purgativa ed un vocabolo che vale malandato, messo male mal ridotto,
malsano; ugualmente non mi sento di poter accettare l’idea di chi propone per scamuso
un collegamento etimologico con squamoso
(cfr. antea); è vero che il significato di squamoso nell’accezione di ruvido,
irto può – all’incirca – valere il napoletano scamuso come è pure vero
che il nesso latino qua dà spesso il napoletano ca (cfr. ad es. exquassare→scassare)
pur tuttavia non mi sento di accogliere la proposta che presupporrebbe un
transito di accostamento ad un vocabolo della lingua italiana, accostamenti che
ò sempre bandito e non per un colpevole
provincialismo, ma in nome di un’originaria derivazione di tutte le voci partenopee dagli
antichi idiomi (latino, greco ed altro); d’altro canto nemmeno mi convice
l’etimologia proposta dall’amico prof. Carlo Iandolo che lègge in scamuso una s intensiva che
precede l’avverbio greco kamái
= a terra ottenendo da skamái→scamuso; questa proposta, semanticamente mi appare troppo debole e morfomogicamente, sforzata con
quell’unione di greco skamái con
un suff. latino osus→oso→uso.
A
questo punto non rimane che prender per buona l’antica idea che vede in scamuso
una derivazione metaplasmatica dello spagnolo (e)scamocho che accanto al
significato di avanzo e resto à pure quelli di persona magra, allampanata;
d’altro canto nello spagnolo è anche vivo il verbo escamochar (guastare,
sciupare) che à fornito altresí il verbo napoletano scamuscià/are nei
significati di afflosciare, diventar floscio e/o senza forze.
E
ciò detto non mi resta che illustrare i sinonimi che direttamente o per
ampliamento semantico possono usarsi al posto di quello in epigrafe, quantunque
normalmente gli aggettivi indicati qui
di sèguito, sono da usarsi quasi esclusivamente per soggetti animati con riguardo ai loro fatti di salute. Abbiamo:
-acciaccuso agg.m. malaticcio,
facile agli acciacchi, tormentato da continue malattie; quanto all’etimo è un derivato
del verbo acciaccà= ammalarsi, buscarsi disturbi fisici, molto spesso, cronici;
il verbo acciaccà donde acciaccuso è un
denominale dello sp. achaque, che è dall'ar. (a)saka 'afflizione',
acciuppecuto agg.m. malaticcio,
facile alle infermità, indebolito,accidentato;
quanto all’etimo è un derivato del verbo acceppechí/irse=indebolirsi,
illanguidirsi, intristire, contrarsi nelle membra per un malessere o per il
freddo, verbo che a sua volta trae dal sost. cippus =ceppo con
riferimento semantico al fatto che chi è debole, illanguidito ed intristito à
atteggiamenti statici ed immoti tal quali un ceppo.
ammaturo, agg. m. letteralmente
maturo, giunto a maturazione, anziano, invecchiato e per ampliamento semantico:
persuaso, convinto poco a poco, che abbia messo giudizio; si dice anche di
ascesso che giunga a suppurazione, di raffreddore in via di soluzione;
figuratamente e nel senso che ci occupa vale: colpito, percosso, conciato per
le feste, messo male; etimologicamente la voce a margine è una contrazione di
ammaturato part. pass. di ammaturà che è dal lat. *ad +maturare,
dellicato agg. m. letteralmente
delicato, facile a guastarsi, ad
alterarsi,ed estensivamente gracile,
cagionevole; quanto all’etimo
deriva dal lat. delicatu(m),
da delicere= allettare, . influenzato dal pl. delici°ae 'delizia'
jétteco agg. m. letteralmente
tisico, etico ,e quindi estensivamente privo di rigoglio, debole,
gracile, cagionevole; dal gr. hektikós "abituale, continuo", come
attributo di pyretós "febbre"] con dittongazione ie della e intesa
breve e successivo passaggio del gruppo hie a je ed assimilazione
regressiva della dentale t,
malepatuto
agg. m. letteralmente
patito, di salute estremamente malandato, gracile,
cagionevole;etimologicamente è il part. pass. del verbo malepaté/malepàtere =
soffrire , patire molto - verbo rafforzativo nel peggio (attraverso
l’agglutinazione dell’avv. male= malamente) di un originario tardo lat. *patire
per il class. pati.
E penso con ciò di avere esaurito l’argomento, per cui reputo
di poter far punto qui, dicendo satis est.
raffaele bracale 10/11/08
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