BBIVE,
ZUCA E MMIETTE ‘MMOCCA ‘O LLATTE ‘E MÀMMETE.
Anche questa volta faccio sèguito ad un
quesito rivoltomi dall’amico N.C. (al solito, motivi di riservatezza mi
impongono di riportar solo le iniziali
di nome e cognome di chi mi scrive per sollecitar ricerche) cercando di
chiarirgli il significato della locuzione in epigrafe. Gli ò cosí risposto:
Carissimo, mi chiedi di una datatissima [risalente com’è
ai princípi del 1800] espressione molto
significativa nella sua icasticità che tradotta ad litteram suona: “Bevi,
succhia e poni in bocca il latte di tua mamma ”e perciò a tutta prima parrebbe,
letta oltre il suo significato letterale, un invito a ritenere la propria
genitrice [emblema va da sé della famiglia] unica fonte di insegnamento, accogliendo
e facendo propri ogni indicazione, consiglio, ispirazione,
esortazione, dettame che da lei venga. In realtà si tratta di una locuzione
ironica da leggersi in senso antifrastico, cioè
connatura un’ esortazione a non contentarsi delle
conoscenze, cognizioni materne e/o familiari, ma di estendere l’apprendimento
e/o ammaestramento abbeverandosi ad
altre fonti, soprattutto nei tempi nuovi, apportatori di nuove norme o
dottrine, quali quelli che furono i giorni di inizio secolo.
Non mi pare ci sia altro da aggiungere per cui mi fermo
qui, sperando d’avere accontentato l’amico N.C. ed interessato qualcun
altro dei miei ventiquattro lettori
e chi
forte dovesse imbattersi in queste paginette. Satis est.
Raffaele Bracale
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