SIGARRETTE
CU ‘O SFIZZIO
Ad litteram: sigarette con lo sfizio; cominciamo col dire
che con il termine sfizio (voce che si ritiene pervenuta nel lessico italiano
dalla voce meridionale sfizzio) si indica un capriccio, una voglia, fino ad un
gusto, un grillo, un ghiribizzo, ma anche una intensa voglia di un desiderio a
lungo covato e finalmente raggiunto, ecco che l’espressione in epigrafe
parrebbe quasi sostanziare una tautologia essendo già di suo la sigaretta uno
sfizio… Come chiarirò di qui a poco non è ovviamente cosí, volendosi indicare
con il termine sfizzio dell’epigrafe, un capriccio, una voglia di natura
diversa da quella della sigaretta in sé.
Prima di chiarire la portata di questo sfizzio
dell’epigrafe, completo la spiegazione della voce sfizzio col dire che il
termine sfizzio (correttamente scritto in napoletano con due zeta)partendo
dalla lingua napoletana, è, come ò già accennato approdato in quella nazionale
seppure scritto con la z scempia: sfizio, mantenendo però il medesimo
significato di: capriccio, voglia: togliersi uno sfizio; levarsi lo sfizio di
fare qualcosa ; per sfizio, per puro capriccio, per divertimento portandosi
dietro molte voci derivate, come:il sostantivo sfiziosità (cosa sfiziosa; in
partic., ricercatezza alimentare), l’aggettivo sfizioso (che soddisfa una
voglia, un capriccio; che piace, attrae, perché originale)
nonché l’avverbio:sfiziosamente:per sfizio. Di non facile
lettura l’etimologia di sfizzio; la maggioranza dei lessici in uso, si trincera
dietro il solito pilatesco: etimo incerto; qualcuno, un po’ forse
fantasiosamente, propende per una culla latina da un (sati)s -facio di cui lo
sfizzio conserverebbe il sostrato di soddisfazione per raggiunger la quale
occorre fare abbastanza. Qualche altro, ancor piú fantasiosamente (e mi duole
che fra costoro ci sia l’amico prof. Carlo Jandolo) pensa ad un latino ex+
vitium nella pretesa che lo sfizzio configuri una sorta di stravizio.
Non manca infine fortunatamente chi propende (e forse non
a torto!), piú correttamente, per un’etimologia greca da un fuxis(evasione) con
tipica prostesi della S intensiva partenopea, atteso che lo sfizzio (sfizio) è
qualcosa che, eccedendo il normale, si connota come un’evasione dalla
quotidianeità.
Esaurito cosí il lato filologico delle voci sfizzio e
sfizio, vediamo in che cosa si sostanzia o si sostanziava quello richiamato in
epigrafe.
Occorre sapere che con la voce sigarrette (che in
napoletano piú che derivato del francese cigarette (donde l’italiano sigaretta)
pare derivato, come diminutivo femminile dallo spagnolo cigarro (di cui
conserva la doppia liquida r) a sua volta derivato da una voce maya (Mexico)
jigar) non si intendono esclusivamente i pacchetti di rotolini cilindrici di
tabacco trinciato che si fuma avvolto in un foglietto di carta sottile a lenta
combustione, pacchetti venduti assieme a prodotti per la combustione: cerini,
fiammiferi, accenditori, candele, etc. e valori bollati ed altra merce varia,
in quelle rivendite autorizzate dallo stato, all’insegna SALE TABACCHI E VALORI
BOLLATI quanto i medesimi pacchetti (soprattutto però di tabacchi esteri)
venduti, fino a pochissimi anni orsono, di contrabbando, in barba alla Finanza,
quasi ad ogni angolo di strada dei piú popolari quartieri, ed in particolare
nella famosissima via Forcella regno incontrastato di contrabbandieri che vi
commerciavano ed ancóra vi commerciano oltre che i tabacchi importati
clandestinamente, la piú svariata merce immessa sul mercato eludendo tasse e
balzelli.
Alla luce di ciò possiamo finalmente comprendere la
portata dell’espressione in epigrafe con lo sfizzio enunciato; l’espressione
nacque a Napoli sul finire dell’ ‘800 ed il principio del ‘900 quando le donne
(e tra di esse le contrabbandiere) solevano indossare ampie sottane con grossi
grembiuli provvisti di tasche ed ampî corpetti abbottonati o allacciati sul
davanti del busto; tali contrabbandiere, al fine di ingannare i finanzieri (che
però conoscevano la manfrina e spesso profittavano dell’occasione…), celavano i
pacchetti di sigarette nelle tasche del grembiule e piú spesso tra i seni, nel
corpetto o infine infilati nelle calze sorrette da elastici o giarrettiere,
consentendo agli avventori – contro un piccolo aumento di prezzo – di prelevare
con le proprie mani la merce cercandola nei corpetti slacciati all’uopo, nelle
tasche, che insistevano sul basso ventre, del grembiule o – tirate su le gonne
(cosa a cui palam provvedevano le medesime contrabbandiere) – frugando nelle
calze; in tal modo gli avventori compravano sigarette prendendosi il gusto aggiunto
‘e pigliarse ‘nu passaggio (si toglievano cioè il gusto aggiunto , un ulteriore
sfizio consistente nel palpeggiare piú o meno furtivamente i seni, il ventre o
le cosce delle consensienti contrabbandiere.
pigliarse ‘nu passaggio= palpeggiare una donna;
pigliarse= prender
per se;
piglià = prendere, pigliare dal latino volg. *piliare,
prob. dal class. pilare 'rubare, saccheggiare';
passaggio = di per sé con etimo dal fr. ant. passage,
deriv. di passer 'passare, attraversare', come per l’italiano è il passare
attraverso un luogo, o da un luogo a un altro, il variare stato, condizione; il
trasferire qualcosa ad altri; mutamento, trasferimento, ma in unione al verbo
pigliarse vale il palpeggiare piú o meno furtivamente una donna con riferimento
al reiterato soffregamento operato con le mani che passano e ripassano sulle
rotondità o intimità femminili.
Da piú di mezzo secolo però ormai è venuta meno quella
divertente abitudine; il contrabbando si esercita ancóra (sia pure piú
parsimoniosamente) ma non esistono piú contrabbandiere di tabacco disposte a
farsi palpeggiare e cosí son sparite ‘e sigarrette cu ‘o sfizzio: un altro
pezzetto delle tradizioni partenopee s’è perduto e avimmo cassato n’atu rigo ‘a
sott’ ô sunetto! (abbiamo ulteriormente ridotto il sonetto (composizione
poetica molto breve: 14 versi)
avimmo cassato = abbiamo cancellato voce verbale (2°
pers. plur. passato prossimo) dell’infinito cassà= cancellare, annullare con
etimo dal lat. cassare 'annullare', deriv. di cassus 'vuoto, vano';
n’atu = un altro; atu= altro, diverso, restante,
rimanente aggettivo indefinito con etimo dal lat. alteru(m), deriv. di alius
'diverso'; in napoletano alteru(m), diede dapprima auto e poi per sincope ato;
a margine rammenterò poi che in napoletano esiste un solo
articolo indeterminativo maschile che è ‘nu forma aferetica di unu/uno e manca
una forma tronca per cui ‘nu viene usato sia davanti a nomi comincianti per
vocali che per consonanti: davanti a quelli che iniziano per vocali,
(contrariamente a ciò che accade per l’italiano che usa apostrofare solo il
femminile una e mai il maschile uno per il quale prevede una forma tronca un )
si apostrofa sempre per cui avremo ‘nu scemo, ma n’ommo con il nu apostrofato
(n’) privato però dell’originario segno d’ aferesi per evitare un’ inutile
sovrabbondanza di segni diacritici;
rigo= rigo, riga, nel significato di linea segnata o
impressa su un foglio; anche,ed è il nostro caso, linea di scrittura o di
stampa e, per estens., il suo contenuto:...etimo: forse dal latino rega da regula=regola,
linea dritta;
sott’ ô = sotto il ; da notare che il napoletano prevede
che a sotto avv. e prep. impropria = sotto con etimo dal tardo lat. subtus,
avv. deriv. di sub 'sotto'faccia sempre seguito non il semplice articolo
determinativo o indeterminativo ma i medesimi articoli introdotti da una a per
cui in napoletano non avremo un sott’ ‘o = sotto il, ma un sott’ ô = sotto al
dove ô = a+’o, né sotto ‘nu= sotto un, ma sotto a ‘nu = sotto ad un; alla
medesima stregua occorre per altri avverbi e/o prep. improprie quali come,
sopra, dentro, fuori etc.
sunetto = sonetto: componimento poetico costituito da
quattordici versi endecasillabi variamente rimati e divisi in due quartine e
due terzine; l’etimo è dal provenz. sonet 'testo con melodia', dim. di son
'melodia, poema'; tipico il raddoppiamento della consonante finale etimologica,
con paragoge di una vocale semimuta (qui o altrove e piú spesso e) in parole
provenienti da lingue straniere (vedi alibi tramme da tram, autobbusse da
autobus,barre da bar, bisse da bis).
Raffaele Bracale
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