martedì 12 maggio 2020

UN’ANTICA PAROLA NAPOLETANA: SCHITTO


UN’ANTICA PAROLA NAPOLETANA: SCHITTO
Questa volta è stato il caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirgli significato e portata della parola partenopea in epigrafe udita tra quelle di una famosa, antica canzone: “Graziella” (1840) musicata da Pietro Labriola (Napoli 11/03/1820 † ivi22 /11/ 1900) su versi di Domenico Bolognese (Napoli 11/02/1819 † ivi22/01/1881). L’accontento súbito e comincio col dire che in napoletano la voce schitto è attestata, sia nei piú vecchi vocabolaristi: D’Ambra – Andreoli – P.P. Volpe – Filopatridi etc.,che nei piú recenti D’Ascoli – Altamura – Salzano ( inopinatamente però assente in de Falco e Iandolo!)è attestata esclusivamente come avverbio: nel significato di soltanto, solamente, mentre la medesima voce è attestata non come avverbio, ma come sostantivo e/o aggettivo nel significato di scapolo – celibe sia nel salentino (schiettu) che nel calabrese e nel siciliano ( cfr. Cortelazzo/Marcato che registrano schettu = schitto (voci calabresi - siciliane); ugualmente la voce schitto è attestata nel dialetto di Sezze romano ma quale aggettivo: solo, solo un poco Pur con grande sforzo, si può comunque accettare una qualche colleganza semantica tra soltanto, solamente e celibe, scapolo ed accettare altresí il passaggio di funzione grammaticale aggettivo→avverbio (fenomeno abbastanza frequente che avviene partendo dal valore non solo attributivo ma anche predicativo dell’aggettivo, p. e. “faccio solo questo”→”faccio soltanto questo”; “va’ tranquillo”→”va’ tranquillamente”). Quello che non mi convince è l’ipotesi etimologica formulata da Cortelazzo/Marcato; infatti i due studiosi parlano di una derivazione da un tedesco shleta (semplice)e la faccenda peggiora altresí se si compulsa il Pianigiani che pur prendendo in esame schitto come voce dialettale napoletana, la accomunana alla voce schietto (dal gotico slaiths=semplice, cfr. ted. mod. schlecht =di poco conto, cattivo)ed estensivamente puro,semplice, ingenuo. Ricordo anche, su suggerimento dell’amico prof. Armando Polito, che nel Salento (a parte Nardò dove “schiettu” è chiaramente usato nel senso di “sincero” riferito tanto all’uomo quanto al vino, a Martina Franca (Ta) esiste la locuzione “na schitte”=non solo, in cui è evidente l’avvenuto passaggio dalla funzione aggettivale a quella avverbiale. Ugualmente mi à lasciato perplesso e non convinto l’ipotesi sostenuta nel Vocabolario dei Filopatridi, dove al lemma “schitto” si legge: "SCHITTO Soltanto. Dall’italiano schietto, che vale semplice, non molteplice." A questo punto a mio avviso, se si vuol raggiungere una attendibile meta etimologica, occorre dare una decisa sterzata abbandonando tutte le strade battute sia da chi vede in schitto una derivazione da schi(e)tto, sia da chi vi lègge derivazioni tedesche o gotiche ed accettare l’idea che di partenza schitto sia stato un sostantivo/aggettivo nel significato di scapolo – celibe e solo successivamente abbia assunto la funzione avverbiale, la sola poi mantenuta nel napoletano, mentre altrove tale passaggio aggettivo →avverbio non sia avvenuto e schitto abbia continuato a rivestire la funzione di sostantivo/aggettivo significando esclusivamente scapolo – celibe. Messa cosí la faccenda a mio avviso penso che etimologicamente schitto sia da ritenersi voce derivata da una lettura metatetica del greco ektòs (posseduto, tenuto come marito) con la prostesi di una s (distrattiva) ottenendosi un sektòs (solo,senza compagnia, non tenuto come marito) lètto sketòs→scheto e poi schito ed infine schitto con raddoppiamento espressivo della dentale. Il tutto con buona pace di Pianigiani, Filopatridi, Cortelazzo/Marcato & altri. E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est. Raffaele Bracale

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