giovedì 20 agosto 2020

CANNARUTO ‘E MMERICINE

 

CANNARUTO ‘E MMERICINE

Questa volta è stato il  caro amico S. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di chiarirgli  significato ed origine  portata dell’ espressione partenopea   in epigrafe.  Gli ò cosí risposto.

L’espressione Cannaruto ‘e mmericine che ad litteram vale: “Goloso, avido di farmaci”  è riferita sarcasticamente a chi per necessità [in quanto malato] o anche  ingiustificatamente [perché teme di ammalarsi] ingurgiti molti farmaci;per ciò che concerne  l’origine di detta espressione,  essa sorse sulle labbra di un anziano commesso di un’antica farmacia  di piazza Dante nella seconda metà degli anni ’50 del 1900 quando in Italia fu istituito il cosiddetto sistema mutualistico aziendale che permetteva visite mediche e medicine gratuite per impiegati ed operai e loro congiunti [se a carico] di ogni azienda e fu riferita ad un tal De Luca Luigino, operaio manutentore della linea elettrica sotterranea dell’ E.A.V.  che pensò di arrotondare le sue entrete  sfruttando le possibilità che forniva la mutua aziendale e la compiacenza del medico curante; mi spiego: Il De Luca mise su una sorta di commercio di medicine ottenute gratuitamente riferendo al suo medico ogni sorta di sintomi o manifestazioni che i malati,(suoi[del De Luca]... clienti!) gli riportavano risultando cosí malato di ogni malattia;  le medicine prese gratis in farmacia erano rivendute a modico prezzo [metà o un terzo di quello imposto] ai degenti del suo quartiere privi di mutua, perché privi di lavoro; l’anziano commesso della farmacia nulla sapeva di tale commercio e pensò il   De Luca “cannaruto” di medicine e cosí lo battezzò.

Cannaruto/a agg.vo m.le o f.le usato in riferimento a colui/colei che mangi avidamente  ed abbondantemente, quasi divorando il cibo il tutto  in correlazione alla, per iperbole, vastità della propria canna della gola, strozza, gargarozzo. Va da sé che figuratamente l’agg.vo a margine configuri la golosità,la ghiottoneria ed ancór piú  l’ingordigia,  la voracità, la voglia, la  brama, l’avidità di qualsiasi cosa. Etimologicamente la voce a margine è un denominale del  latino/greco kanna e questo dal semitico qaneh) dove ovviamente  con canna si intende il canale della gola).

Non mi pare ci sia altro da aggiungere. Per cui  penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico S.C. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.

 Raffaele Bracale

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