CANNARUTO ‘E MMERICINE
Questa volta è stato il
caro amico S. C. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarirgli
significato ed origine portata
dell’ espressione partenopea in
epigrafe. Gli ò cosí risposto.
L’espressione Cannaruto ‘e mmericine che ad litteram vale: “Goloso,
avido di farmaci” è riferita
sarcasticamente a chi per necessità [in quanto malato] o anche ingiustificatamente [perché teme di
ammalarsi] ingurgiti molti farmaci;per ciò che concerne l’origine di detta espressione, essa sorse sulle labbra di un anziano commesso
di un’antica farmacia di piazza Dante
nella seconda metà degli anni ’50 del 1900 quando in Italia fu istituito il cosiddetto
sistema mutualistico aziendale che permetteva visite mediche e medicine
gratuite per impiegati ed operai e loro congiunti [se a carico] di ogni azienda
e fu riferita ad un tal De Luca Luigino, operaio manutentore della linea
elettrica sotterranea dell’ E.A.V. che
pensò di arrotondare le sue entrete
sfruttando le possibilità che forniva la mutua aziendale e la
compiacenza del medico curante; mi spiego: Il De Luca mise su una sorta di
commercio di medicine ottenute gratuitamente riferendo al suo medico ogni sorta
di sintomi o manifestazioni che i malati,(suoi[del De Luca]... clienti!) gli
riportavano risultando cosí malato di ogni malattia; le medicine prese gratis in farmacia erano
rivendute a modico prezzo [metà o un terzo di quello imposto] ai degenti del
suo quartiere privi di mutua, perché privi di lavoro; l’anziano commesso della
farmacia nulla sapeva di tale commercio e pensò il De Luca “cannaruto” di medicine e cosí lo
battezzò.
Cannaruto/a agg.vo m.le o f.le usato in riferimento a
colui/colei che mangi avidamente ed
abbondantemente, quasi divorando il cibo il tutto in correlazione alla, per iperbole, vastità
della propria canna della gola, strozza, gargarozzo. Va da sé che figuratamente
l’agg.vo a margine configuri la golosità,la ghiottoneria ed ancór piú l’ingordigia,
la voracità, la voglia, la brama,
l’avidità di qualsiasi cosa. Etimologicamente la voce a margine è un denominale
del latino/greco kanna e questo dal
semitico qaneh) dove ovviamente con
canna si intende il canale della gola).
Non mi pare ci sia altro da aggiungere. Per
cui penso di poter far punto convinto
d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico S.C. ed interessato qualcun
altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste
paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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