GIORNALISTA
Questa volta è stato il
caro amico N. B. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad
indicare solo le iniziali di nome e cognome) a
chiedermi via e-mail di chiarire a suo benificio e d’altri amici, come
si rende in napoletano il termini italiano in epigrafe. Gli ò cosí testualmente
risposto: a Napoli, per connaturato umorismo nel linguaggio popolare della città bassa, il
termine GIURNALISTE [denominale di giurnale] è usato
per riferirsi a gli edicolanti, cioè a coloro
che in un'edicola vendono i quotidiani
ed altre riviste; quelli che li vendono per istrada e di porta in
porta, cioè gli strilloni sono indicati con il termine STRELLAZZARE [deverbale del lat. med.
stridulactiare addizionato del suff.pl. are che continua nel sg. aro il lat.
arius→aro/ero suff. di competenza per sostantivi o aggettivi derivati dal
latino o formati in napoletano, che indicano oggetti,ma soprattutto mestieri]; infine i redattori dei giornali
sono detti ironicamente 'e PENNARULE pl. del sg. pennarulo[dal lat. pennariŏlum]
che di per sé è l'astuccio ligneo contenitore di penne; il motivo di riferire
il nome dell'astuccio a chi, per professione, scrive per i giornali, e chi
collabora, come redattore, alla loro compilazione, ai giornalisti cioè sta nel
fatto che sin dai tempi di Ferdinando II,che li riteneva imbrattacarte e
scribacchini ed a lui si deve l’icastico
traslato,i giornalisti solevano girare armati di un congruo numero di penne,
tali quali gli astucci in cui le penne son riposte e conservate.
E qui
penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto
l’amico N.B. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú
genericamente chi dovesse imbattersi in
queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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