martedì 14 aprile 2020

SCIORBA – SCIORBACCA


SCIORBA – SCIORBACCA
Nei primi anni ’60 del 1900  quando ancóra a Porta Capuana, una delle piú note zone popolari della città bassa,  veniva celebrata  la festività  dell’Assunta, con festa, luminarie e processione della statua della Vergine dormiente e poi di quella della Vergine destata con ai piedi  delle pianelle consunte, per averle usate durante la notte della sua dormitio, per recarsi a far visita ai derelitti figli d’’a Maronna accolti e cresciuti  nella vicinissima Casa Santa dell’ Annunziata  istituzione benefica nata nel XIV secolo, insieme all'annessa Chiesa, come istituzione assistenziale per la cura dell'infanzia abbandonata.Détta Casa fu ricostruita una prima volta nel XVI secolo in forme rinascimentali e poi  nel XVIII secolo dopo un incendio, da Luigi e Carlo Vanvitelli. Dal monumentale cortile della Casa si accedeva  alla "Ruota" lignea che era quella che accoglieva i bambini abbandonati che  venivano introdotti in una sorta di tamburo di legno, di ovvia  forma cilindrica e raccolti all'interno da monache e  bàlie, avvertite dal suono della campanella annessa alla ruota,  monache e  bàlie pronte ad intervenire ad ogni chiamata. All'esterno, al di sopra della ruota, vi era un puttino di marmo con un cartiglio dittante: "O padre e madre che qui ne gettate, alle vostre Limosine siamo raccomandati". All’interno proprio accanto alla bocca della ruota v’è una fontanella dove gli abbandonati ricevevano per mano delle medesime monache e  bàlie,  illico et immediate, appena raccolti,  il santo Battesimo  ed una sommaria prima abluzione.

Gli ospiti dell'istituzione venivano chiamati "Figli della Madonna", "Figli d'Annunziata", o "Esposti" e godevano di particolari privilegi. Alcuni venivano trovati con al collo un foglio di carta con il nome dei genitori, o portavano con sé qualche pezzo d'oro o d'argento. Tutto quello che indossavano e qualsiasi segno particolare, veniva annotato in un libro, in modo da rendere piú facile in futuro un eventuale riconoscimento da parte dei genitori pentiti dell’abbandono . La "Ruota" con il suo triste fascino, era una delle piú note d'Italia e non venne piú utilizzata dal 22 giugno 1875.
La basilica attuale fa parte di un vasto complesso monumentale costituito in origine, oltre che dalla chiesa, da un ospedale, un convento, un ospizio per i trovatelli ed un "conservatorio" per le esposte (le ragazze povere e/o prive di famiglia, che venivano internate per conservarne la virtù, ma anche fornite di una piccola dote per essere maritate; tali  ragazze (una volta che fossero  in età da marito) erano, durante un’annuale cerimonia che si teneva il 5 agosto giorno della festività della Madonna Annunziata,   presentate a pretendenti [spesso sottoufficiali provenienti dall’Accademia militare della  Nunziatella] che sceglievano la propria sposa lanciando un fazzoletto di seta  alla ragazza prescelta).L'istituzione, dedicata alla cura dell'infanzia abbandonata, era patrocinata dalla Congregazione della Santissima Annunziata, fondata nel 1318. Nel 1343 la regina Sancia di Maiorca, moglie di Roberto d'Angiò, provvide a dotare la congregazione, che crebbe, da allora, all'ombra dei re di Napoli, assumendo la veste giuridica di Real Casa dell’Annunziata di Napoli.

La congregazione, sostenuta dalle famiglie nobili di Napoli, fu ricca ed ebbe vita assai lunga, giungendo fino a metà del Novecento.
Nei secoli gli edifici che costituivano il complesso furono variamente rimaneggiati: l'edificio che ancora oggi ospita l'ospedale ginecologico e pediatrico fu restaurato ancóra a metà del XVIII sec. dai Borbone, come recitano le iscrizioni del cortile interno.

Ma questo è un altro discorso. 
Torniamo alla festa  dell’Assunta a Porta Capuana. Lí in una delle ultime (1964 o 1965, non ricordo) processioni con il simulacro della Vergine dormiente, nel transitare accanto ad una bettola dove si servivano  in ciotole di coccio, su di un lettuccio di spezzettate freselle,  polpo bollito con il suo brodo e zuppe di cozze udii le parole in epigrafe, parole non piú udite alibi  o ritrovate negli scritti sia pure di autori figli del popolo (Petito, Altavilla, Scarpetta). Quando le udii la prima volta non ne compresi súbito  il significato, ma esso  mi fu chiarito da un avventore della bettola  che per festeggiare l’Assunta e lenire i morsi della fame, consumava  del polpo bollito ed una zuppa di cozze lesse con un suo sughetto forte di pomidoro e  peperoni piccanti; l’avventore   indicandomi la scodella con la zuppetta di cozze disse:È chesta, è chesta ‘a sciorba!( È questa, è questa la sciorba!) Io che all’epoca conoscevo solo l’assonante sciorda (sciolta, diarrea)  ne presi perciò  a ridere, ma una volta che    superai  la confusione, seppi alfine che la parola sciorba valeva zuppa ed ovviamente la voce sciorbacca, con quel suo suffisso dispregiativo (acca) valeva zuppa pessima.
Riascoltai un paio di anni piú tardi e sempre nella medesima zona le voci in epigrafe, ma questa volta sulla bocca di alcuni giovinastri e non riferite a polpi o cozze bolliti o in zuppa, bensí per evidente traslato semantico, nei confronti di una donna non avvenente ed a maggior disdoro lamentosa, fastidiosa e lutulenta tal quale una sciorba(zuppa). Oggi a Napoli di una tale donna (seppure inelegantemente si direbbe: “Lète, le’ ca sî ‘na zuppa!” (Lèvati, lèvati,togliti via,sparisci  giacché sei una zuppa!) Temporibus illis a Porta Capuana  si disse analogamente Lète, le’ ca sî ‘na sciòrbacca!
Sono trascorsi ormai piú di quarantanni e non so se a Porta Capuana c’è ancóra qualcuno che usi le voci in epigrafe. Forse no, ma me ne dispiace; ò sempre ritenuto la voce sciorba ed il dispregiativo sciorbacca due parole interessanti degne di entrare nell’olimpo della parlata napoletana e non condannate a restare nel limbo delle voci familiari e/o rionali. Per quanto riguarda l’etimo ritengo che   la voce sciorba debba derivare , nel significato di zuppa,, dall’arabo-persiano sciorbah o tsciorbach che à fornito chiaramente sciorbacca; le voci sciorbah o tsciorbach traggono  origine da un tema verbale sciaríba= bere in quanto in origine si trattava di zuppa molto liquida; con il medesimo termine sciorbah o tsciorbach  in Turchia si indica una lenta vivanda a base  di riso.
Purtroppo tutto passa, dilegua e sparisce.E pazienza se la  parlata  napoletana che fu majateca, ricca di parole e di sonorità espressive si impoverisce ogni giorno di piú, come si sono impoverite le tante feste religiose e popolari della città di Napoli e nessuno piú ci ridarà la processione della Vergine dormiente e della Vergine con le pianelle sporche. Pazienza: c’est la vie!
Raffaele Bracale


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