GLI STRANGULAPRIEVETE NAPOLETANI
Ingredienti e dosi per 6 persone
1 kg. piú tre pugni di farina di grano duro,
¾ di litro d’acqua bollente,
due cucchiaini di sale fino.
sale doppio un pugno
procedimento
Approntare un capace, ampio polsonetto ad un solo manico, riempirlo d’acqua (3/4 di litro per un kg. di farina di grano duro) e portarla ad ebollizione; fuori dal fuoco, ma quando la temperatura dell’acqua sia ancóra elevata, versare nell’acqua, a pioggia il chilo di farina ed il sale, rimestare velocissimamente, indi rovesciare d’un sol colpo su di un tagliere cosparso di due pugni farina asciutta l’impasto e cominciarlo a lavorare a mani nude molto velocemente(la cosa sarà favorita dal fatto che l’impasto risulterà bollente…) fino a che non abbia incorporato tutta la restante farina e non si sia ottenuto una palla di pasta soda ed elastica che si farà riposare per circa mezz’ora; indi si lavorerà ancóra un po’ la pasta ed aggiungendo un pugno di farina si ricaveranno dalla pasta dei bastoncelli cilindrici dello spessore d’un indice dai quali si taglieranno tanti cilindretti di circa 2 cm. d’altezza che verranno pigiati con i polpastrelli dell’indice e del medio ed incavati strusciandoli sul tagliere; alla fine si disporranno tutti questi strangulaprievete (gnocchi napoletani) distesi, ad asciugare, su di un canevaccio pulitissimo cosparso con pochissima farina. Dopo mezz’ora si porta ad ebollizione una pentola d’acqua fredda salata (circa 8 litri con un pugno di sale doppio) ed appena l’acqua bolle vi si versano, pochi per volta, gli strangulaprievete che vanno prelevati dalla pentola con un mestolo forato appena riaffiorino tornando a galla, e messi in una zuppiera dove vanno rapidamente conditi con un qualunque sugo approntato.
NOTA
Riporto qui di sèguito un mio vecchio, ma ancòra valido scritto che mi pare
interessante porre a corollario di questa ricetta:
Strangulapriévete & Co.
Con il sostantivo strangulapriévete, nell’idioma napoletano, si designano gli
gnocchi semplici, fatti in casa con acqua, farina e sale. È vero che sia
nell’uso quotidiano che in certa letteratura deteriore ò trovato pure — per
indicare la medesima pasta — il termine strangulamuónece, ma si tratta
chiaramente di un vocabolo pretestuoso, teso a prendersi gioco dei monaci,
oltre che dei sacerdoti richiamati a torto nel primo lemma. Nella storia della
parola, in realtà, il clero non c’entra affatto, se non per una gustosa
omofonia che vi risuona o, se si vuole prendere per buona una notizia
suggestiva del Vottiero, il quale riferisce che strangulapriévete chiamavano
nel Settecento gli gnocchi i monaci e strangulamuónece a rimbrotto i preti.
Disdicevole è peraltro che, partendo da strangulapriévete, l’italiano mediatico
abbia tratto fuori uno ‘strozzapreti’ da far venire i brividi all’ascolto e
farci sobbalzar dalla poltrona. Vuoi
vedere che aumme aumme e tenendomene all’oscuro son tornati tra di noi i
lanzichenecchi?! È ben vero che tra gli studiosi della parlata napoletana non è mancato, non so se per
distrazione o per un eccesso di laicismo malinteso, chi accredita una semantica
da serracollo, come per esempio fanno il D’Ascoli e il Santella, ma mi sto
ancora chiedendo chi sia stato il primitivo ignorante che, non conoscendo
l’etimologia né della prima parte né
della seconda del termine strangulapriévete, à creduto di fare cosa
intelligente (lasciandosi fuorviare dallo strangula d’avvio sostituendolo con
‘strozza’, (dal verbo strozzare, sinonimo in toscano di ‘strangolare’) e
dimostrando, invece, d’essere un asino integrale.
Cerchiamo d’esser seri. Il termine strangulapriévete, unico originale vocabolo
che possa arrogarsi il diritto di significare gli gnocchi napoletani, viene da
secoli lontani e nasce dalla lingua greca. Ripeto: dall’impasto di acqua, farina e sale si
ricavano, arrotolandoli sul tagliere cosparso di farina asciutta, dei
bastoncelli a sezione cilindrica, spessi un centimetro,o come un indice,
bastoncelli che vengono tagliati in piccoli cilindretti di
un paio di centimetri ognuno. I cilindretti vengono poi incavati, facendoli
strusciare sul tagliere e tenendoli premuti contro il medesimo col polpastrello
o dell’indice o del medio. Questa doppia operazione dell’arrotolamento e della
incavatura ci fa comprendere perché il verbo greco strongulóo, con i significati di arrotolare, attorcere,
curvare, ed il verbo prepto con
quelli di comprimere, incavare, siano all’origine della voce composta con cui designiamo i nostri gnocchi.
Come si vede i sacerdoti non c’entrano nulla e di conseguenza men che meno i
monaci chiamati in causa da qualche buontempone che non aveva di meglio cui
pensare... Quanto allo stravolgimento di strangulaprievete in strozzapreti non
posso che ribadire l’ignoranza e l’imbecillità di chi à fatto un simile
strazio, ed à trovato sedicenti studiosi della lingua italiana pronti ad
accoglierlo nei lessici in uso, diventati oramai il secchio della spazzatura in
cui vien recepito di tutto, asinerie e capocchierie comprese. Si consideri la
voce strangolapreti come appare in uno dei piú diffusi dizionari: «Gnocchetto
duro e compatto, che, essendo di difficile masticazione, rischia di far morire
soffocati». Ben tre stupidaggini infilate in una sola frase e che rischiano di
farci soffocare dal ridere. Una cosa di cui ci si può solo vergognare. A
proposito. Buona salute e..., mi raccomando
non vi canzate (permettete) di fare ‘e strangulaprievete con le patate(gli
gnocchi fatti con le patate è una faccenda della cucina romana: io glieli
lascio volentieri, e spero pure voi!
R.Bracale
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