venerdì 25 aprile 2014
LA FESTA DELLA 'NZEGNA
LA FESTA DELLA 'NZEGNA
Questa volta (facendo giustizia di talune fantasie che corrono sul web), a beneficio dei mei cortesi ventiquattro lettori, spenderò qualche parola, spero, chiarificatrice sul termine ‘nzegna che connotò un’antica festa popolare napoletana che fu appunto la Festa della ‘NZEGNA, festa risalente alla fine del 1300 e che dopo la festa di Piedigrotta fu la festa piú amata dai Napoletani, una delle ricorrenze più conosciute ed apprezzate dal popolo basso, che fino agli anni ’50 del 1900 la svolse al Pallonetto di Santa Lucia nel giorno di S.Lorenzo (10 di Agosto). Riporto per pura curiosità il fatto che con la festa si rievochi una leggenda popolare secondo la quale nel porticciolo di Santa Lucia fu trovata da alcuni pescatori una cassa chiusa da pesanti catene; spezzato il ferro ne venne fuori un quadro della Vergine che il popolo osannante invocò come Madonna della Catena. Da allora ogni anno si prese a festeggiare la ricorrenza. Pura fantasia. In realtà le cose andarono diversamente e l’avvenimento che diede la stura alla festa avvenne in Sicilia e precisamente nel 1392 a Palermo, quando regnava in Sicilia Martino I di Sicilia (25/7/1374 -† 25/7/1409): tre uomini furono ingiustamente condannati ed il 18 agosto furono condotti a Piazza Marina, dove avrebbero dovuto essere impiccati. Proprio mentre stavano preparando le forche, si scatenò un gran temporale che costrinse i carnefici a rifugiarsi nella chiesetta della Madonna del Porto mentre il popolo fuggiva. In attesa che si potesse riprendere l'esecuzione, i tre condannati furono legati con doppie catene all'altare della Madonna, ma il temporale continuò per l'intera giornata e le guardie dovettero passare la notte nella chiesetta per sorvegliarli. I tre si portarono lacrimando ai piedi della Madonna e cominciarono a pregarla insistentemente finché ad un tratto, mentre i soldati cadevano in un profondo sonno, le catene che trattenevano i tre uomini si spezzarono e gli sventurati udirono la voce della Madonna che li rassicurava "Andate pure in libertà e non temete cosa alcuna: il divino Infante che tengo tra le braccia à già accolto le vostre preghiere e vi à concesso la vita!". Le catene caddero senza far rumore e la porta si spalancò, i tre innocenti uscirono dal tempio e le guardie si svegliarono solo all'alba. Súbito i soldati riuscirono a riprendere i fuggitivi ma furono fermati dal popolo che ricorse al re. Quando questi andò nella chiesetta, con i propri occhi costatò il miracolo: le catene si erano infrante.
Súbito l'eco del miracolo si diffuse ovunque e frotte di pellegrini giunsero alla chiesa che ormai era chiamata "della Catena". I miracoli si moltiplicarono e la Madonna della Catena divenne patrona di molti comuni dell'isola, fu venerata in tantissimi altri ed il suo culto arrivò in tutto il Sud Italia.
Ma in cosa consisteva la festa della ‘NZEGNA a Napoli? Lo spiego.
Una banda di musicisti guidata dal classico Pazzariello era chiamata per guidare una processione che, partita dal Pallonetto era diretta a Palazzo Reale. Durante la corsa, il corteo, si fermava nelle due chiese del quartiere, Santa Lucia a mare e Madonna delle Catene, la santa venerata.
Giunto in Piazza del Plebiscito, il corteo di giullari accoglieva tra le sue fila un luciano in carrozza travestito da Ferdinando II di Borbone (Palermo, 12 gennaio 1810 –† Caserta, 22 maggio 1859)ed una luciana personificante la consorte Maria Cristina (Cagliari, 14 novembre 1812 – †Napoli, 31 gennaio 1836) e seguíto da "cortigiani" riprendeva la sua corsa verso il mare per un bagno purificatore,détto ‘o calatone nel quale venivano coinvolti anche ignari e recalcitranti spettatori, trascinati a viva forza nel corteo e poi spinti nelle acque del porticciuolo ed infine issati a bordo di addobati gozzi (per il tramite di robuste funi), gozzi sui quali erano inalberate festose bandiere e variopinte insegne donde il termine 'nzegna. Con il che faccio piazza pulita dell’errata idea di qualcuno che pensa che il termine derivi da insegnare (a nuotare), atteso che in pretto napoletano non esiste il verbo insegnare che è reso con l’ onnisignificante ‘mparà.Nessun vero napoletano direbbe:Oje te ‘nzegno a nnatà! (Oggi ti insegno a nuotare), ma direbbe: Oje te ‘mparo a nnatà! Ugualmente è da scartare l’idea(anche se accolta da Ferdinando Russo nel suo poemetto ‘O Luciano d’’o Rre) che ‘NZEGNA derivi dal verbo ‘ncignà [disceso dal tardo latino encaeniare modellato su di un greco koinòs (nuovo) es. :s’è ‘ncignato ‘nu vestito nuovo: à indossato per la prima volta un vestito nuovo ]; ‘ncignà è verbo atto a significare il principiare con riferimento al fatto che durante la festa si indossassero abiti nuovi.Ancóra una volta fervida fantasia! Ricordo infine che i reali apprezzavano queste e altre manifestazioni popolari e Ferdinando II era, a sua volta, molto amato dai luciani. E particolarmente prima di partire per le vacanze estive amava partecipare di persona alla festa di talché spesso nel corteo v’erano due Ferdinando II il vero ed il figurante.
Satis est.
Raffaele Bracale Brak
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