venerdì 24 aprile 2020

TAPPO & dintorni


TAPPO & dintorni
Questa volta è stato il  caro amico F. D. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a  chiedermi via e-mail di suggerirgli con quali termini si possa correttamente rendere in  pretto napoletano la voci italiana    in epigrafe.Gli ò cosí risposto:
Caro amico in pretto napoletano il termine italiano
Tappo (s.vo m.le [dal francone tappo] Manufatto di sughero o di altri materiali (legno, gomma, plastica, metallo, vetro, vetro smerigliato, ecc.), per lo più di forma cilindrica o troncoconica, usato per chiudere più o meno ermeticamente la bocca di recipienti varî [bottiglie e bottigliette, fiaschi, flaconi e flaconcini, contenitori, e anche botti, otri, vasi, ecc.])può essere reso con almeno otto sostantivi che qui di sèguito ti elenco ed illustro, sostantivi che sono diversi e ben distinti ed ognuno dei quali fa riferimento vuoi al materiale di cui si sostanzia e/o della destinazione d’uso dell’oggetto. Èccoti l’elenco:
appilaglio s.vo m.le turacciolo di fortuna di solito formato da carta di giornale o stoppa accartocciate illico et immediate per turare d’urgenza  fori di recipienti  d’aceto, olio o vino di cui  sia andato smarrito l’originale tappo; voce etimologicamente  deverbale del lat. volg. appilare= otturare, occludere
attuppaglio s.vo m.le (sinonimo del precedente); voce etimologicamente deverbale di attuppà [ derivato del lat. med. tuppu-m]= turare, ostruire
cavicchio s.vo m.le tappo lungo e sottile di legno di rovere  usato per turare il buco dei barili donde si spilla il vino; voce etimologicamente  deverbale del lat. tardo cavicla.
màfero/màfaro s.vo m.le s.vo m.le di doppia morfologia
 termine che  in primis esattamente indica  il cocchiume, cioè il foro situato sul diametro massimo della botte e per estensione, come nel caso che ci occupa, indica anche il tappo di legno o sughero che serve a chiuderlo; poi  infine per traslato il termine màfero/màfaro indica pure l'ano e per metinomia il culo tutto, donde poi con evidente traslato semantico si indica anche la fortuna (cfr. l'espressione "Vi' che mmàfaro" per dire "Che fortuna!"Etimologicamente la voce màfero/màfaro è d'origine osca: mamphar attraverso un tardo latino "mamphur".
stúppolo  s.vo m.le  1)in primis come nel caso che ci occupa
stoppaccio, tappo di forma tronco conica  fatto di filacce e/o stoppa un tempo usato per ripulire le canne di obici e/o cannoni ed oggi per ripulire le cappe domestiche;  2)per estensione, attesa la forma torsolo della pannocchia di mais
 3)per traslato uomo dappoco, spregevole, d’indole cattiva, maliziosa  e/o furbesca; voce etimologicamente  dal lat. reg. stuppulu-m diminutivo del lat. volg. stuppu-m.
strevillo s.vo m.le tappo lungo e sottile di legno di rovere filettato   usato per turare il buco dei barili donde si spilla il vino, introducendolo, stantene la filettatura a mo’ di trivella quasi come se si avvitasse; voce etimologicamente  deverbale del lat.volg.  terebellare con prostesi di una –s- intensiva
sùvero s.vo m.le1)in primis esattamente  la scorza della sughera che viene prelevata periodicamente e che costituisce il prodotto principale tra quelli forniti dalla pianta (legname, legna da ardere, ghiande) usato per fabbricare turaccioli, solette e soprassuole per scarpe, rivestimenti isolanti, galleggianti per reti da pesca, ecc.;
2)per estensione come nel caso che ci occupa, tappo, turacciolo  fatto esattamente di sughero usato per turare recipienti medio-piccoli quali bottiglie, fiaschi, orci [ voce etimologicamente dal lat. sūber -ĕris, con mutamento di declinazione; tipica l’alternanza napoletana B/V cfr. Bacio/vaso, barca/varca etc.].
vavicchio s.vo m.le  voce d’uso  prettavente provinciale usato quale sinonimo ed in luogo  del precedente cavicchio con assimilazione della prima sillaba alla seconda.

E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico F.D. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente  chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
 Raffaele Bracale

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