giovedì 8 maggio 2008

VARIE 14

- Mazze e panelle fanno 'e figlie bbelle, panelle senza mazze fanno 'e figlie pazze.
Alla lettera: bastoni(id est: percosse) e pagnotte rendono i figli belli, pagnotte senza bastoni rendono i figli pazzi. Il concetto è abbastanza chiaro, anche perchè credo che esistano versioni di questo proverbio anche in altre regioni italiane.
- Quanno 'o parente corre, 'o vicino è ggià curruto.
Alla lettera: quando il parente accorre, il vicino lo à già fatto. Ovvero bisogna aspettarsi maggior aiuto da un vicino che da un parente, che viene ad aiutarti meno prontamente di un vicino. Questo, almeno, accade in Campania dove esiste ancóra la cultura del buon vicinato, per la restante parte d'Italia non è dato sapere...
- O figlio muto 'a mamma 'o 'ntenne.
Alla lettera: il figlio muto è compreso dalla madre. Il senso è che solo una mamma può capire necessità o bisogni de i propri figlioli. e nessuno può far meglio di una madre.
- Si 'e ccorne fossero purtualle, 'a capa toja fosse Palermo.
Alla lettera: se le corna fossero arance, la tua testa (che ne è molto guarnita) sarebbe la città di Palermo. Colorita offesa con la quale a Napoli si vuole ricordare a qualcuno i continui tradimenti fattigli dalla moglie. Qualora le corna fossero arance, la testa del poveretto, cui è diretta l'offesa, sarebbe la città di Palermo (zona in cui si producono moltissime, saporitissime e grosse arance).
- 'O puorco pulito nun se 'ngrassa maje
Alla lettera: un porco pulito non si ingrassa mai. Chi si comporta in maniera pulita e senza colpe, non otterrà mai grandi risultati nella propria vita dove, invece, per poter emergere occorre spesso fare infamie. Come accade per il maiale che solo se vive rotolandosi nella melma del porcile, prospera e s'ingrassa.

- 'O cavallo zuoppo e 'o ciuccio viecchio, morono
â casa d''o fesso.
Alla lettera: il cavallo zoppo e l'asino vecchio muoiono in casa dello sciocco. Tutti si approfittano dello sciocco; in questo caso, allo sciocco vengono venduti il cavallo azzoppato e l'asino vecchio ormai inadatti al lavoro.
- L l'amico è comme a 'o 'mbrello: quanne chiove nun 'o truove maje.
Alla lettera: l'amico è come l'ombrello, quando piove non lo trovi mai. L'amico, che nei momenti di bisogno dovrebbe essere il primo a soccorrerti, accade che, proprio in quel momento, sparisca e non si faccia trovare...
- 'A tonaca nun fa 'o monaco, 'a chiereca nun fa 'o preveto, nè 'a varva fa 'o filosefo.
Alla lettera: la tonaca non fa un monaco, la chierica non fa un prete né la barba fa il filosofo. L'apparenza può ingannare, infatti non bastano piccoli segni esteriori per stabilire la vera essenza o personalità di un uomo.
- Aria netta nun ave paura 'e tronnele.
Alla lettera: aria pulita non teme i tuoni. Infatti quando l'aria è pulita e priva di nuvole i tuoni, che si dovessero udire, non sono annunzio di temporale. L'uomo, che à la coscienza pulita, non à paura che possa ricevere danno dalle sue azioni.
- Ascì 'a vocca d’ 'e cane e ferní 'mmocca ê lupe
Alla lettera: sfuggire alla bocca dei cani e finire in quella dei lupi. Maniera un po' più drammatica dell’italiano “cader dalla padella nella brace”; essere azzannati da un cane è cosa bruttissima, ma finire nella bocca ben piú vorace di un lupo, è cosa ben peggiore, certamente piú grave di un’eventuale bruciatura da padella o da brace!
-Cu ll'evera molla, ognuno s'annetta 'o culo.
Alla lettera: con l'erba tenera, tutti si puliscono il sedere. Chi è privo di forza morale o di carattere non è tenuto in nessuna considerazione anzi di lui ci si approfitta delegandogli, persino, i compiti piú ingrati.
- Ll'avvocato à dda essere 'mbruglione.
Alla lettera: l'avvocato deve essere imbroglione. A Napoli terra, per altro, di eccellentissimi principi del foro si è convinti che un buono avvocato debba esser necessariamente un imbroglione, capace cioè di trovare argomentazioni truffaldine e cavilli giuridici tali da fare assolvere anche un reo confesso o, in sede civilistica, far vincere una causa anche a chi avesse palesemente torto.
- Ll'avvocato fesso è cchillo ca va a leggere dint' ô codice.
Alla lettera: l'avvocato sciocco è quello che compulsa il codice. Non è affidabile colui che davanti ad una questione invece di adoprarsi a finirla pacificamente e velocemente consiglia di adire per le vie legali. Nella filosofia partenopea si afferma che è preferibile un cattivo accordo che una causa vinta, che sicuramente sarà stata piú dispendiosa e lungamente portata avanti rispetto all'accordo.
- È mmeglio fà 'mmidia ca pietà.
Alla lettera: è meglio essere invidiati che essere commiserato. Chi è invidiato si trova in uno stato di abbondanza, mentre il commiserato versa, di solito, in pessime condizioni.

- Ô ricco lle more 'a mugliera, ô pezzente le more 'o ciuccio.
Alla lettera: al ricco viene a mancare la moglie, al povero, l'asino. Il povero è sempre quello piú bersagliato dalla cattiva sorte infatti al povero viene a mancare l'asino, che era la fonte del suo sostentamento, mentre al ricco viene a mancare la moglie, colei che gli dilapidava il patrimonio.

- Pazze e criature, 'o Signore ll'ajuta.
Alla lettera: pazzi e bimbi, Dio li aiuta. Gli irresponsabili (bimbi e pazzi) godono di una particolare protezione da parte del Cielo. Con questo proverbio, a Napoli, si era solito disinteressarsi di matti o altri irresponsabili, affidandoli al benvolere di Dio e alla Sua divina provvidenza.
- Si 'a tavernara è bbona, 'o cunto è sempe caro.
Alla lettera: se la taverniera è procace, il conto risulterà sempre salato. Lo si dice a mo' d'ammonimento a tutti coloro che si ostinano a frequentare donne viziose e sfacciate, che per il sol fatto di mostrar le loro grazie pretendono di esser remunerate in maniera eccessiva.
- Astipate 'o piezzo janco pe quanno venono 'e jiuorne nire.
Alla lettera: conserva il pezzo bianco per quando verranno le giornate nere. Cerca di comportarti come una formica, non dilapidare tutto quel che hai, cerca di tener da parte sia pure un solo scudo d'argento (pezzo bianco) di cui potrai servirti quando verranno le giornate di miseria e bisogno.
- Male o bbene a fine vène.
Alla lettera: il male o il bene ànno un loro termine. Non preoccuparti piú del necessario ma, pure, non vivere sugli allori perché sia il male sia il bene che ti inseguono non sono eterni e come son cominciati cosí finiranno.
-Dicette 'o paglietta: a ttuorto o a rraggione, 'a cca à dda ascí 'a zuppa e 'o pesone.
Alla lettera: disse l'avvocato, non proprio di coscienza, si abbia torto o ragione di qui devono uscire il pasto e il pigione. Non importa se la causa sarà vinta o persa, è giusto assumerne il patrocinio che procurerà il danaro utile al sostentamento e al pagamento del fitto di casa. Alla medesima stregua conviene sempre imbarcarsi in un’impresa quale che sia, se se ne riesce a trarre un sia pure piccolo utile!
- 'O diavulo, quanno è vviecchio, se fa monaco cappuccino.
Alla lettera: il diavolo diventato vecchio si fa monaco cappuccino. Spesso chi à vissuto una vita dissoluta e peccaminosa, giunto alla vecchiaia, cerca di riconciliarsi con Dio nella speranza di salvarsi l'anima in extremis.
- Si 'o ciuccio nun vo' vevere, haje voglia d''o siscà...
Alla lettera: se l'asino non vuole bere, potrai fischiare, nel tentativo di incitarlo all’azione, quanto vuoi, non otterrai nulla. Il testardo si redime ed accetta un nuovo status, o si decide all’azione soltanto con il proprio autoconvincimento.
- 'A femmena è ccomme a' campana: si nun 'a tuculije, nun sona.
Alla lettera: la donna è come una campana se non l'agiti non suona. La donna à bisogno di esser sollecitata per tirar fuori i proprî sentimenti e/o i proprî istinti.
- 'A femmena bbona si tentata resta onesta, nun è stata bon tentata.
Alla lettera: una donna bella e procace , una volta che venga tentata, se resta onesta significa che non è stata tentata a sufficienza. Lo si dice intendendo affermare che qualsiasi donna, specie quelle procaci, si lasciano cadere in tentazione e se non lo fanno è perché il tentatore non è stato all'altezza del compito.

- Tre ccose nce vonno p''e piccerille: mazze, carizze e zizze!
Alla lettera: tre sono le cose che necessitano ai bimbi:percosse, carezze e tette. Per bene allevare i bimbi occorrono tre cose: il sano nutrimento (le tette), gli schiaffi quando occorra punirli per gli errori compiuti e i premi (carezze) per gratificarli quando si comportino bene.
- 'E mariuole cu 'a sciammeria 'ncuollo, so' pegge 'e ll' ate.
Alla lettera: i ladri eleganti e ben vestiti sono peggiori degli altri. I gentiluomini ed estensivamente coloro che fanno le viste d’esser persone sane, educate e racomandabili, allorché rubano o dovessero rubare, si rivelano ben peggiori di coloro che normalmente non godono buona fama. I ladri signoriagiscono per innata, nascosta cattiveria e dunque sono peggiori e fanno piú paura dei poveri che se rubano magari lo fanno non per cattiveria, ma per fame o necessità.
- Chi ride d''o mmale 'e ll'ate, 'o ssujo sta arret' â porta.
Alla lettera: chi ride delle disgrazie altrui à le sue molto prossime. Chi o per cattiveria o per ignoranza si fa beffe del male che à colpito altre persone dovrebbe sapere che, prima o poi, il male potrebbe colpire anche lui.
- 'E meglio affare so' cchille ca nun se fanno.
Alla lettera: i migliori affari sono quelli che non vengono fatti. Siccome gli affari, specie quelli grossi, comportano una insicurezza, spesso pericolosa, è più conveniente non avviarne o non portarne a fine alcuno.
- Quanno 'e figlie fòttono, 'e pate so' futtute.
Alla lettera: quando i figli coiscono, i padri restano ingannati. Quando i figli conducono una vita dissoluta e perciò dispendiosa, i padri ne sopportano le conseguenze o ne portano il peso. Va da sé che con la parola fòttono non si deve intendere il semplice, naturale, atto sessuale ma piú chiaramente quello compiuto a pagamento.
- Primma t'aggi''a 'mparà e doppo t'aggi''a perdere....
Alla lettera: prima devo insegnarti (il mestiere) e poi devo perderti. Cosí sono soliti lamentarsi, dolendosene, gli artigiani partenopei davanti ad un fatto indiscutibilmente vero: dapprima devono impegnarsi per insegnare il mestiere agli apprendisti e poi devono sopportare il fatto che costoro, diventati bravi, lasciano la bottega dove ànno imparato il mestiere e si mettono in proprio, magari facendo concorrenza al vecchio maestro.
- Chella ca ll'aiza 'na vota, ll'aiza sempe.
Alla lettera: quella che la solleva una volta, la solleverà sempre. Una donna che tiri su le gonne una volta, le tirerà su sempre.Cosí chi commettesse una prima cattiva azione la ripeterà per sempre, non bisogna mai iniziare a delinquere , altrimenti si corre il rischio di farlo sempre.
- Chella cammisa ca nun vo' stà cu tte, pigliala e stracciala!
Alla lettera: quella camicia che non vuole star con te, stràppala! Allontana, anche violentemente, da te chi non accetta la tua amicizia o la tua vicinanza.
- Â sera so' bastimienti, â matina so' varchetelle.
Alla lettera: a sera sono grosse navi, di mattina piccole barche. Con il variare delle ore del giorno, cambiano le visioni o le dimensioni delle cose; cosí quelli che di sera sembrano insormontabili problemi, passata la notte, alla luce del giorno, si rivelano per piccoli insignificanti intoppi.

- Chi tène mali ccerevelle, à da tené bboni ccosce.
Alla lettera: chi à una cattiva testa, deve avere buone gambe. Chi è incline a delinquere, deve avere buone gambe per potersi sottrarre con la fuga al castigo che dovesse seguire al delitto. In senso meno grave il proverbio significa che chi dimentica di prendere un oggetto o di fare qualcosa deve rimediarvi con buone gambe per recarsi a prendere la cosa dimenticata o recarsi a risolvere il problema disatteso.
- Meglio magnà poco e spisso ca fà unu muorzo.
Alla lettera: meglio mangiar poco e spesso che consumar tutto in un solo boccone. Contrariamente a quel che si possa pensare, il proverbio non è una norma igienico-sanitaria stabilita da una qualche scuola medica che consigli di alimentarsi poco senza dar fondo alle vettovaglie; è invece un consiglio godereccio che invita se non incita a piluccarelentamente il cibo , per estendere al massimo, nel tempo, il piacere della tavola, piuttosto che esaurirlo in pochissimo spazio di tempo.
- Vuo' campà libbero e biato: meglio sulo ca male accumpagnato.
Alla lettera: vuoi vivere libero e beato, meglio solo che male accompagnato Il proverbio, in fondo, traduce l'adagio latino: beata solitudo, oh sola beatitudo.
- Quanno 'na femmena s'acconcia 'o quarto 'e coppa, vo' affittà chillo 'e sotto.
Alla lettera: quando una donna cura eccessivamente il suo aspetto esteriore, magari esponendo le grazie di cui è portatrice, lo fa nella speranza di trovar partito sotto forma o di marito o di uno che soddisfi le sue voglie sessuali.
- Quanno quacche amico te vene a truvà, quacche cazzo le mancarrà.
Alla lettera: quando qualche amico ti viene a visitare, qualcosa gli manca (e la vuole da te). Non bisogna mai attendersi gesti di altruismo o affetto; anche quelli che reputiamo essere degli amici spesso sono, in fondo, solo degli sfruttatori che ti frequentano solo per carpirti qualcosa.
- Ll'uocchie so' ffatte pe guardà, ma 'e mmane pe tuccà.
Alla lettera: gli occhi sono fatti per guardare, ma le mani (sono fatte) per toccare. Con questo proverbio, a Napoli, sono soliti difendere (quasi a mo' di giustificazione) il proprio operato, quelli che, giovani o vecchi che siano, usano azzardare vogliosi palpeggiamenti delle rotondità femminili.
- 'Amice e vino ànno 'a essere viecchie!
Alla lettera: gli amici ed il vino (per essere buoni) devono essere di antica data.
- Statte bbuono ê sante: è zumpata 'a vacca 'ncuollo a 'o vojo!
Alla lettera: buonanotte! La vacca à montato il bue. Ovvero il mondo sta andando alla rovescia e non v'è rimedio, ci troviamo davanti a situazioni cosí contrarie alla norma che è impossibile raddrizzare.

- 'O dolore è de chi 'o sente, no 'e chi passa e tène mente.
Alla lettera: il dolore è di chi lo avverte, non di coloro che assistono alle manifestazioni del sofferente.
- Chi va pe chisti mare, chisti pisce piglia.
Alla lettera: chi naviga per questi mari può pescare solo questo tipo di pesce. Chi si sofferma a compiere un tipo di operazione difficile, sconveniente e/o pericolosa, non può attendersi risultati diversi o migliori di quelli scadenti che certamente si produrranno.
- Ammore, tosse e rogna nun se ponno annasconnere.
Alla lettera: Amore, tosse e scabbia non si possono nascondere. Le manifestazioni di queste tre situazioni sono cosí eclatanti che nessuno può nasconderle; per quanto ci si ingegni in senso opposto amore, tosse e scabbia saranno sempre palesi.
- 'Mpàrate a parlà, no a faticà.
Alla lettera: impara a parlare, non a lavorare. Amaro ma ammiccante proverbio napoletano dal quale è facile comprendere la disistima tenuta dai napoletani per tutti coloro che non si guadagnano da vivere con un serio e duro lavoro, ma fondono la propria esistenza sul fumo dell'eloquio, ritenuto però estremamente utile al conseguimento di mezzi di sussistenza, molto più dell'onesto e duro lavoro (FATICA). In fondo la vita è dei furbi, di quelli capaci di riempirti la testa di vuote chiacchiere e di non lavorare mai vivendo ugualmente benissimo.
- Chi troppo s''o sparagna, vene 'a 'atta e se lo magna.
Alla lettera: chi troppo risparmia, viene la gatta e lo mangia. Il proverbio sta a significare che non conviene eccedere nel risparmiare, perché spesso ciò che è stato risparmiato viene dilapidato da un terzo profittatore e/o erede che disperde o consuma tutto il messo da parte.
- Canta ca te faje canonico!
Alla lettera: canta che diventerai canonico. Urla piú forte che avrai ragione; ma non si tratta d’un consiglio; il proverbio intende solo sottolineare (per denigrarla) l'abitudine di tanti che in una discussione, non avendo serie argomentazioni da apportare alle proprie tesi, alzano il tono della voce ritenendo cosí di prevalere o convincere l'antagonista.
- Sciorta e mole spontano 'na vota sola.
Alla lettera: la fortuna ed i molari compaiono una sola volta. Bisogna saper cogliere l'attimo fuggente e non lasciarsi sfuggire l'occasione propizia che, come i molari, spunta una sola volta e non si ripropone.
- Ll'arte 'e tata è mmeza 'mparata.
Alla lettera: l'arte del padre è appresa per metà. Si vuole rammentare che spesso i figli che seguano il mestiere del genitore sono favoriti rispetto a coloro che dovessero apprenderlo ex novo.
- Â pprimma entratura, guardàteve 'e ssacche!
Alla lettera: entrando per la prima volta, in qualche posto sconosciuto, badate alle tasche. State attenti alle nuove frequentazioni specie di sconosciuti che possono derubarvi o procurare altri danni.
raffaele bracale

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