AGO & DINTORNI
Relativamente alla voce ago dirò che in napoletano abbiamo ad un dipresso per indicare alcuni tipi di ago, le seguenti voci:
1 aco corrisponde all’italiano ago per cucire; s. m. piccola asticciola d'acciaio appuntita ad un'estremità e fornita all'altra di un foro (cruna) attraverso il quale si fa passare il filo per cucire; l’etimo è dal lat. acu(m), corradicale di acies 'punta';
2 cuglie nonché l’iterativo cuglie-cugliecorrisponde all’italiano ago per ricamare s. m. asticciola d'acciaio, un po’ piú sottile della precedente, appuntita ad un'estremità e fornita all'altra di un foro (cruna) attraverso il quale si fa passare il filo da ricamo ; l’etimo è da cercarsi o nello spagnolo (a)gugja o nel francese (ai)guille voci che ripetono nelle lingue d’appartenenza l’italiano aguglia tipico pesce azzurro armato di rostro aghiforme; tuttavia tutte le voci da agugja ad aguglia passando per aiguille prendon l’avvio tutte (con buona pace di Semerano... per il quale probabilmente la radice AK=AC, donde acus e ciò che ne segue, non è indoeuropea, ma semita!) da acus attraverso una forma diminutiva acucla sincopato di acuc(u)la.
A margine della voce cuglie/cuglie-cuglie rammento la tipica espressione napoletana che recita:vení armato ‘e preta pommice, cuglie-cuglie e fierre ‘e cazette
Ad litteram: Giungere fornito di pietra pomice, aghi sottilissimi e ferri da calze; detto di chi, chiamato a compiere un lavoro venga sul luogo dove debba operare ben fornito di tutti i ferri del mestiere( quelli che altrove si dice che facciano ‘o masto cioè che rendano provetto qualsiasi operaio che allora può portare a termine un’operazione, solo quando non gli manchino gli attrezzi adatti) ed in aggiunta a gli specifici ferri del mestiere, porti seco anche non specifici attrezzi, ma minuterie varie quali una pietra pomice, degli aghi sottili e/o sottilissimi e dei ferri da calza ( sorta di aghi molto piú spessi), tutte cose che, all’occorrenza, possano mostrarsi utili se non necessarie. Colui che, chiamato, si presentasse fornito di tutto quanto détto darebbe ad intendere d’essere adatto e preparato a compiere il lavoro che gli si intende affidare. Deporrebbe male chi, al contrario, mancasse di portar seco gli attrezzi necessarî: a costui, probabilmente non affideremmo nemmeno un piccolo e semplice lavoro.
3 - aco saccurale corrisponde all’italiano ago da sacchi o da materassaio asticciola d'acciaio, un po’ piú lunga e doppia delle precedenti, appuntita ad un'estremità e fornita all'altra di un foro (cruna) attraverso il quale si fa passare lo spago per cucire i sacchi o impunturare i materassi imbottiti di lana ; dovrebbe corrispondere all’incirca all’acucèddha voce pugliese; l’etimo dell’agg.vo saccurale è probabilmente d’un tardo latino *saccur+ale) che dovrebbe ripetere il greco sakkorapha= grosso ago da sacchi.Nella voce tardo latina si è partiti da saccu(m)e vi si è aggiunto il suffisso di pertinenza ale da alis legato, per evitar lo iato, attraverso l’epentesi della consonante R.
4 - fierre ‘e cazette letteralmente sono non specificatamente degli aghi, ma dei lunghi ( circa 40 cm. cadauno) sottili ferri da calze usati appunto nel lavoro di maglieria artigianale per la produzione di calze o altri manufatti in filato di lana o altri materiali tessili.
Fierre s.vo m. pl. di fierro lungo ago (di ferro, alluminio, acciaio, ma anche di legno o di plastica) che serve per lavorare a maglia ( dal lat. ferru(m)) Rammento che in napoletano con la parola fierro si indica sia il metallo grigio-argenteo, tenero, duttile, magnetico, raro in natura allo stato libero, ma presente in un gran numero di minerali, da cui si estrae fin dalla piú remota antichità, quanto qualsiasi strumento da lavoro forgiato in tutto o in parte con tale metallo (ad es. ‘o fierro pe stirà = il ferro da stiro, ‘e fierre d’’a fatica= gli strumenti da lavoro; la particolarità linguistica sta nel fatto che il metallo ferro in napoletano è inteso neutro e come tale va scritto con la geminazione della consonante iniziale (‘o ffierro = il metalloferro), mentre il ferro da lavoro è inteso maschile e perde la geminazione consonantica iniziale(‘o fierro d’’a fatica = il ferro da lavoro, ‘o fierro pe stirà =il ferro per stirare) e tutto ciò si ripropone ad es. per la voce pane che come alimento è inteso neutro (perciò ‘o ppane e non ‘o pane) ed ancór piú sui ritrova nella voce caffè che in napoletano indica la pianta tropicale sempreverde con fiori bianchi e frutti a bacche scarlatte contenenti ciascuna due chicchi verdognoli (fam. Rubiacee), i chicchi di détta pianta e la bevanda amara e aromatica che si ricava dalla polvere dei chicchi tostati e macinati,( ed in tal caso la voce è neutra e si à ‘o ccafè), ma indica pure il locale dove viene preparato e venduta al minuto la bevanda di caffè (ed in tal caso la voce è maschile e si à ‘o cafè) infine ancóra ad esempio del doppio genere abbiamo in napoletano, il maschile ‘o russo (= colui che è rosso di capelli) ed il neutro ‘o rrusso (il colore rosso / il sangue).
Raffaele Bracale
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