mercoledì 15 agosto 2012
UN’ ANTICA PAROLA NAPOLETANA:CARGIUMMA
UN’ ANTICA PAROLA NAPOLETANA:CARGIUMMA
Questa volta è stato il caro amico P. G. (i consueti problemi di riservatezza mi costringono ad indicare solo le iniziali di nome e cognome) a chiedermi via e-mail di chiarirgli significato e portata del termine partenopeo in epigrafe da lui incontrato in un passo del Basile. L’accontento súbito dicendogli che la voce cargiumma
è un antico, desueto, ma icastico s.vo ed agg.vo m.le e f.le di chiaro carattere dispregiativo che vale moro, africano,negro, turco,persiano o comunque individuo di pelle scura. La voce, assente in quasi tutti i calepini del napoletano e presente solo nell’antico lessico partenopeo del D’Ambra,ed in quelli moderni dell’Altamura (che lo saccheggia) e del D’Ascoli, tuttavia fu voce usata temporibus illis dal Basile e da altri antichi autori che con détto termine definirono le caratteristiche somatiche della popolazione di origine mediorientale, razziata in guerra o comprata nei mercati degli schiavi.Successivamente, a far tempo dalla fine del 1700 la voce fu usata dispregiativamente per indicare genericamente un soggetto moro, africano,negro, turco, persiano o comunque un individuo di pelle scura.
Di etimologia nei tre lessici che lo riportano nemmeno a parlarne; il solo D’Ascoli, pur senza precisarla, parlò d’una derivazione araba ed a mio avviso non fu lontano dal vero; anche per me infatti si tratta di una voce nata da un connubio d’ un termine arabo (harāğ) addizionato del suff. umma collaterale di immo/a, suffisso per sostantivi (che è possibile trovare come immo o come imma e talora come amma o umma ) di valore collettivizzante, ma spesso, come nel caso che ci occupa, di chiaro sapore dispregiativo, ed è suffisso coniato su di un latino: ime(n) con successivo raddopiamento espressivo e rafforzativo della emme fino a giungere ad immo/imma/amma/umma. Interessante il percorso semantico seguíto per giungere alla voce in esame: con il termine harāğ gli arabi indicarono una particolare tassa al cui pagamento erano tenuti tutti coloro che schiavi, prigionieri razziati in guerra o acquistati al mercato non volessero abiurare la propria religione per abbracciare quella di Maometto; a Napoli nell’inteso comune si ipotizzò che tutti coloro che fossero mori, africani,negri, turchi,persiani, orientali o comunque individui di pelle scura fossero o direttamente schiavi, prigionieri razziati in guerra o acquistati al mercato o quanto meno discendenti di quegli schiavi, prigionieri razziati dai quali gli arabi esigevano una tassa e per indicarli onnicomprensivamente si servirono della voce araba harāğ→ har(ā)ğ→cargi addizionandola del suffisso collettivizzante dispregiativo umma sino ad ottenere cargiumma voce icastica, ma purtroppo desueta laddove potrebbe tornare ancóra utile a’ giorni nostri quando Napoli, oramai multietnica, risulta, spesso fastidiosamente, invasa da mori, africani,persiani ed orientali.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amico P.G. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste due paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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