sabato 21 dicembre 2013
“'O SANCO SAGLIE 'NCANNA E TT'AFFOCA” & dintorni
“'O SANCO SAGLIE 'NCANNA E TT'AFFOCA” & dintorni
Questa volta risponderò alla cortese richiesta della mia amica S.P. ( della quale i consueti problemi di riservatezza mi impongono l’indicazione delle sole iniziali di nome e cognome)che mi à chiesto, qualora lo conoscessi, di illustrare significato e portata del proverbio in epigrafe ed in caso positivo di farne partecipe lei ed anche gli altri consueti ventiquattro lettori delle mie paginette. Le ò risposto testualmente nel modo seguente: Sí cara amica
conosco il proverbio che viene di lontano, ma fu sempre usato – a mia memoria quasi a completamento avversativo di altri due proverbi che furono: 1)'O SANGO NUN è ACQUA, 2)'O SANCO VO' DICERE, MA NUN VO' SENTERE che erano – come ò détto - completati in maniera avversativa con la precisazione E ciò a malgrado del fatto che 3)'O SANCO SAGLIE 'NCANNA E TT'AFFOCA; Entriamo in medias res e chiariamo súbito che in tutti e tre i proverbi il fenomeno ematico è ovviamente usato non in senso reale ma in quello figurato per indicare i legami di parentela e/o affetti. Nel caso sub 1) si afferma che il legame di sangue è fortissimo e di valore ben superiore a quello dell’acqua a cui non si apparenta; nel caso sub 2) si afferma che si è pronti a sparlar della propria parentela, ma non si accetta che ne parlino male i terzi; nel caso sub 3) si afferma che i legami di sangue, per fortissimi ed importanti che siano possono diventare cosí insidiosi facendosi pericolosi fino a nuocerti! Soffermiamoci su qualche voce.
- sanco s.vo neutro = sàngue [ voce dall’acc.vo lat. sangue(m) accus. collaterale di sanguĭnem attraverso un metaplasmo del lat. volg. *sangu(m)→sancu(m) con passaggio espressivo della occlusiva velare sonora (g) a quella sorda (c).]
1.
a. Liquido organico, opaco, viscoso, di colore rosso (rosso vivo il sangue arterioso, rosso scuro il venoso) che, sotto l’impulso dell’attività cardiaca, circola nell’apparato cardiovascolare (cuore, arterie, capillari, vene), distribuendosi in tutti i distretti dell’organismo, nei quali esplica fondamentali funzioni di nutrizione; è fisicamente una sospensione, risultante di una parte corpuscolata (globuli rossi o eritrociti, globuli bianchi o leucociti e piastrine) e di una parte liquida, il plasma; funzionalmente, rappresenta il vero tessuto di correlazione dell’organismo: per suo mezzo, infatti, gli organismi aerobici attuano lo scambio di ossigeno e di anidride carbonica fra l’ambiente esterno e i proprî tessuti (v. respirazione), e in esso passano i principî nutritivi assorbiti a livello della mucosa intestinale per essere trasportati e distribuiti ai varî organi e tessuti, dove sono utilizzati a scopi energetici e plastici oppure immagazzinati come materiali di riserva. Locuzioni: s. arterioso, s. venoso (anche, s. rosso, s. blu); la formazione del s., o emopoiesi; la circolazione del s.; s. ricco, s. povero di globuli rossi; animali a (o di) s. caldo, i vertebrati che ànno la temperatura corporea costante, come i mammiferi e gli uccelli (detti perciò omeotermi); animali a (o di) s. freddo, i vertebrati con temperatura interna variabile in relazione alla temperatura ambiente, come i rettili, gli anfibî, i pesci (detti perciò eterotermi); coagulazione del s.; prelievo di s.; analisi, esame del s.; trasfusione di s.; datori o donatori di s. (anche volontarî del s.), v. datore. Nel linguaggio com.: avere il s. sano, essere di buon s.; avere il s. malato, guasto, infetto; pop., avere il s. grosso o ingrossato, avere la pressione alta (espressione che risale alla vecchia teoria umorale, nella quale si contrapponeva a s. sottile); prov., il riso fa buon s., fa bene alla salute; occhi iniettati di s., espressione con cui si indica comunem. l’iperemia dei vasi superficiali dell’occhio, soprattutto in quanto sia conseguente a uno stato di violenta eccitazione.
b. Il liquido organico stesso considerato nel suo apparire all’esterno dell’organismo, in quanto eliminato o perduto per cause fisiche, patologiche, traumatiche, ecc.: un getto, un fiotto, un grumo, una goccia, una stilla di s.; s. rosso, nerastro; la ferita fa s., getta s.; perdere s. (fam. fare s.); dal taglio il s. esce, spiccia, sprizza, sgorga abbondante; filare s., quando esce con getto continuo (la mano ferita gli filava s.); nell’uso com., perdere s. dal naso, avere un’epistassi; avere una perdita di s., un’emorragia; sputare s., avere uno sbocco di s., avere un’emottisi; fermare, fare stagnare o ristagnare il s., quando viene perduto per una ferita o un’emorragia; cavare, levare il s., fare un salasso; non avere s. nelle vene, non rimanere piú s. nelle vene, in usi fig. (v. vena2, n. 1 b); un apporto di s. fresco, in senso fig., un apporto di elementi nuovi, giovani, freschi, capaci di ridare vigore a situazioni in stato di debolezza, precarietà, esaurimento (la concessione del mutuo rappresenta un apporto di s. fresco per l’azienda). Per il modo prov., scherz., levare o cavare s. da una rapa. Pietra del s. (o sanguinella), altro nome del diaspro rosso, cosí chiamato perché anticamente ritenuto efficace contro le emorragie.
c. Con riferimento al colore: rosso come il s., o, in funzione appositiva, rosso sangue, rosso vivo, fiammante (a volte anche rosso di s.); con allusione al colore della carnagione: à gote latte e s.; quel bambino è tutto latte e s., à un viso bianco e rosso, segno di buona salute.
d. In frasi di tono enfatico, con allusione al fatto che il sangue è essenziale alla vita, e quindi cosa assai preziosa: amare qualcuno piú del proprio s.; darei metà del mio s., tutto il mio s. pur di vederlo guarito.
e. Come simbolo di fatica e dolore, in senso sia fisico sia morale: costare s., sudare s., richiedere, sopportare un’enorme fatica; piangere lacrime di s., piangere amaramente, sconsolatamente; succhiare il s., esigere da una persona tutto ciò, o anche piú di ciò, ch’essa possa dare, per quanto riguarda il lavoro, un’attività e, soprattutto, il denaro: governo, fisco che succhia il s. dei cittadini; usurai arricchitisi succhiando il s. della povera gente.
2.
a. Sangue umano uscito dal corpo in seguito a ferite, spec. mortali, inferte volontariamente: battere, percuotere, mordere a s., con tanta violenza da far sanguinare; duello all’ultimo s., combattere fino all’ultimo s., fino a che uno dei contendenti resti ucciso (propriam., fino a che rimanga nel corpo ancora una goccia di sangue); duello al primo s., battersi al primo s., con l’accordo di sospendere il duello alla prima ferita; iperb., la vittima giaceva in una pozza, in un lago, in un mare di sangue.
b. Con valore simbolico, ferimento, uccisione, strage: spargere s., commettere delitti, stragi: Io che sparsi di s. ampio torrente (T. Tasso), che feci grandi stragi; sacrificio con, senza, spargimento di s., cruento, incruento; delitto, reato, crimine di s.; nella cronaca giornalistica, un grave fatto di s., un delitto; uomo di s., sanguinario, portato alla violenza: io ’l vidi omo di s. e di crucci (Dante); avere le mani lorde di s., imbrattate di s., che grondano s., che ànno ucciso; lavare un’offesa nel s., onta vendicata col s., con la vita dell’offensore; il s. innocente grida vendetta; che il suo s. ricada su di voi!; prezzo del s., presso popoli antichi o primitivi, somma di denaro che dev’esser pagata dall’omicida ai congiunti dell’ucciso come riscatto del proprio delitto (con altro senso, ottenere, raggiungere qualche cosa a prezzo del s., a costo della vita); avere sete, essere assetato di s., essere spinto al delitto da follia omicida o da grande desiderio di vendetta: Sangue sitisti, e io di sangue t’empio (Dante); al contrario, aborrire il s., aver orrore del s., di persona d’animo mite, aliena per natura dalla violenza. Il fiume di s. bollente, nell’Inferno dantesco, il Flegetonte (Inf. XII, 47-48: La riviera del s. in la qual bolle Qual che per vïolenza in altrui noccia), che attraversa il cerchio 7° e nel quale sono puniti i violenti contro il prossimo.
c. In partic., sangue versato nelle lotte o discordie civili, nelle guerre, o comunque per motivi politici o sociali: temprando lo scettro a’ regnatori, Gli allor ne sfronda, ed alle genti svela Di che lagrime grondi e di che sangue (Foscolo); spargere, versare s. fraterno, nelle lotte intestine; soffocare una rivolta nel s., uccidendo i ribelli; l’insurrezione è finita in un bagno di s., si è conclusa con un massacro; scorreva per le vie il s. dei cittadini; notte di s., giornate di s., in cui siano state compiute gravi stragi di cittadini, di avversarî politici, ecc.; Natale di s. (v. natale, n. 2 b); in tono enfatico, essere scritto a lettere o a caratteri di s., di eventi storici grandi e solenni che siano maturati attraverso lotte dolorose e con molte perdite di vite umane. Con sign. piú prossimo a «vita umana»: dare, versare il s. per la patria, morendo sul campo di battaglia; Ove fia santo e lagrimato il sangue Per la patria versato (Foscolo); essere pronto a donare il s. per un’idea, per un ideale, a sacrificare la vita; l’indipendenza fu conquistata con il s. degli eroi; una vittoria che costò molto s.; quanto s. è costata la riconquista della libertà!; pagare un tributo di s., subire gravi perdite di vite umane. Nel linguaggio religioso e nella storia della Chiesa: fede rinvigorita dal s. dei martiri; battesimo di s., il martirio (v. battesimo, n. 1 a); l’umanità è stata redenta dal s. di Gesú; Nel tempo che ’l buon Tito ... vendicò le fóra Ond’uscí ’l sangue per Giuda venduto (Dante); il preziosissimo S., o il S. preziosissimo, anche senz’altra determinazione, quello sparso da Gesú Cristo sulla croce, e nel quale si trasforma quotidianamente il vino nel sacrificio della Messa.
3. In senso fig.:
a. Essenza vitale, sede della vita e dei sentimenti: non avere piú una goccia di s. nelle vene, sentire che la vita, le forze vengono meno; avere (una qualità) nel s., avere una disposizione, buona o cattiva, profondamente radicata in sé (à la musica nel s.; à la disonestà nel sangue); sentirsi qualcosa nel s., avere un presentimento particolarmente vivo e insistente; con riferimento a persona, avere qualcuno nel s., amarlo profondamente, essergli intimamente assai legato.
b. Lo stato d’animo, l’insieme degli atteggiamenti spirituali e delle passioni, spec. violente, di una persona, in quanto tutto ciò sembra essere in stretta relazione con diversi stati della circolazione del sangue, esercitando influenza su questi o, al contrario, essendone influenzato: guastarsi il s., irritarsi fortemente, arrabbiarsi; farsi cattivo s. (o il s. cattivo; anche, il s. amaro), tormentarsi, rodersi l’animo, prendersela molto a cuore; avere, non avere buon s. per qualcuno, averlo o no in simpatia; ant., andare a s., andare a genio; tra loro non corre buon s., non ci sono buoni rapporti, esiste animosità, acredine; il s. gli salí alla faccia, come manifestazione esteriore d’ira, di sdegno, di vergogna; il s. gli andò o gli montò alla testa, di chi è improvvisamente invaso dalla collera, dal furore; sentirsi rimescolare, rivoltare il s., provare grande turbamento, avvertire un sentimento di ribellione, di ripugnanza, di sdegno; sentirsi ribollire il s., esser vicino a scattare per lo sdegno, per l’ira; il s. gli fece un tuffo, a causa di una violenta e improvvisa emozione; sentirsi gelare o agghiacciare il s., allibire per il terrore; avere il s. caldo, il s. bollente, avere un temperamento focoso, facilmente infiammabile d’ira, d’amore, di passione, o anche d’entusiasmo; con senso affine, sentirsi bollire o ribollire il s. nelle vene; al contrario, non avere s. nelle vene, essere di temperamento freddo, insensibile, incapace di entusiasmo, di calore, di reazione e sim. (con sign. analogo, bisognerebbe non avere s. nelle vene, per non sdegnarsi, per non reagire, per non sentirsi invasi dalla passione o dall’entusiasmo). Come locuz. avv., a s. caldo, nel pieno dell’entusiasmo, dell’ira, della passione; piú com. il contrario, a s. freddo, a mente fredda, con piena consapevolezza delle proprie azioni, oppure freddamente, senza scomporsi: lo uccise a s. freddo. In altri casi, s. freddo, impassibilità, piena padronanza di sé e dei proprî nervi, che permette la visione realistica delle cose e una fredda obiettività di giudizio: tra tanti appassionati, c’eran pure alcuni piú di s. freddo, i quali stavano osservando con molto piacere, che l’acqua s’andava intorbidando (Manzoni); conservare, mantenere il s. freddo; non gridavano, non perdevano il s. freddo (Ottieri); mostrare s. freddo; e come raccomandazione a mantenere il controllo di sé: s. freddo, mi raccomando!; calma e s. freddo!, spesso in tono iron. con riferimento a chi si agita troppo o mostra impazienza.
4. Sempre in senso fig.:
a. Veicolo dei caratteri ereditarî, espressione della costituzione genetica (secondo un concetto scientificamente superato, ma tuttora vivo nel linguaggio com.): essere di s. nobile (pop. o scherz., di s. blu), di s. patrizio, appartenere a una famiglia di origine nobile, patrizia; al contr., essere di s. popolano, plebeo; príncipi di s. reale, discendenti di una famiglia reale; con sign. piú ristretto, príncipi del s., quelli che appartengono alla famiglia stessa del sovrano; uomo ... per costumi o per virtú, molto piú che per nobiltà di s., chiarissimo (Boccaccio); buon s. non mente, frase prov. che si usa pronunciare nel vedere risvegliarsi o manifestarsi in una persona, spec. un giovane o un bambino, certe inclinazioni, buone o cattive, che si ritengono ereditarie.
b. Sempre in senso fig.come nel caso che ci occupa:
Relazione di parentela, continuità della famiglia, della stirpe, in quanto si ritiene che il sangue si trasmetta dai genitori nei figli: ci sono tra loro stretti vincoli di s.; legami di s. tra due famiglie, tra due tribú, tra due popoli; avere lo stesso s., essere dello stesso s., appartenere allo stesso s.; tutti quelli del suo s., tutti i suoi parenti; la voce del s., l’istinto che fa riconoscere o amare i proprî parenti (sentire, ascoltare la voce del s.); il s. non è acqua, frase prov. che esprime, come ò anticipato la forza con cui si fanno spesso sentire i legami di parentela (con altro senso, la frase serve a giustificare la facile eccitabilità dell’animo, gli impulsi all’amore, all’ira, allo sdegno, e sim.).
c. Con sign. concr., famiglia, stirpe; piú spesso, unito ad un agg. possessivo, indica i membri di una stessa famiglia, i discendenti, i figli, o anche un singolo parente, un singolo figlio; ll’aggi’ ‘a ajutà è pur’isso sanco mio(devo aiutarlo, è anche lui s. mio); piú enfaticamente,è ssanco d’ ‘o sanco mio (è s. del mio s.), con riferimento a un figlio);lle vuleva bbene comme fósse sanco suĵo (l’amava come se fosse s. suo).
d. Con riferimento a unità etniche: essere di s. italiano, di s. tedesco, di s. arabo; à s. gitano nelle vene; s. misto, v. sanguemisto; anche, il complesso dei caratteri piú genuini e distintivi di un popolo: si vede che à s. siciliano; è il vero s. latino. Con sign. concr. e collettivo, l’insieme dei componenti di una stirpe o progenie, di una nazione, di un’unità etnica; non com., un bel s., una bella stirpe, una bella razza.
e. Analogam., nel linguaggio degli allevatori di cavalli e di altri animali domestici, puro s. (animale, cavallo di puro s., piú spesso in funzione di sost., un puro s., anche in grafia unita: v. purosangue), animale di razza pura; mezzo s. (anche in grafia unita: v. mezzosangue), l’ibrido o meticcio fra due razze diverse; quarto di s., l’individuo che discende da un mezzosangue, incrociato a sua volta con un’altra razza.
5. Sangue di un animale macellato: il sanguinaccio si fa con il s. di maiale; bistecca al s., poco cotta. Sangue di bue, nome con cui viene comunem. indicato in commercio un concime organico azotato ottenuto dal sangue di bovini macellati, seccato e ridotto in polvere, che viene poi usato di solito diluito in acqua.
6. Come elemento di espressioni esclamative o imprecative, in tono talvolta scherz. talvolta volg.: sanco ‘e Giuda!; sanco. ‘e Bacco! sanco ‘e chi t’è vvivo/’e chi t’è mmuortoecc.; (s. di Giuda!; s. di Bacco!; sangue di chi ti è vivo/ di chi ti è morto!)
- saglie voce verbale qui 3ª p. sg. ind. pr. dell’infinito saglí/sàgliere = salire, montar su (voce da un lat. volg. *salíjere→sàljere per il class. salíre, con cambio di coniugazione e consueto passaggio di lj a gli+ vocale come in olju(m)→uoglio, allju(m)→ aglio); alibi anche 2ª p. sg. imperativo del medesimo infinito.
- ‘ncanna= in gola espressione usata sia in senso reale come nel caso di funa ‘ncanna= corda alla gola – annuzzà ‘ncanna= soffocare per non riuscire a deglutire un boccone di cibo finito per traverso oppure in senso figurato come nel caso che ci occupa, oppure in senso metaforico restà ‘ncanna= restare in gola détto di ciò a cui non sia pervenuti e/o non si sia potuto conseguire; ‘ncanna è: in+canna→(i)ncanna→’ncanna; (canna deriva dal latino/greco kanna e questo dal semitico qaneh) dove ovviamente con canna si intende il canale della gola); l’altra voce usata per indicare propriamente il canale della gola il gorgozzúle (dall'ant. gorgozzo o gorgozza, che è dal lat. volg. *gurgutiam, per il class. gurges -gitis 'gola’) è cannarone palesemente accrescitivo della pregressa canna; cannarone tuttavia non dovrebbe indicare la trachea (dal lat. tardo trachia(m), dal gr. trachêia (artìría), propr. '(arteria) ruvida', f. sost. dell'agg. trachys 'ruvido', perché al tatto risultano sensibili i passaggi fra un anello cartilagineo e l'altro) che è poi l’organo dell'apparato respiratorio a forma di tubo, costituito da una serie di anelli cartilaginei, compreso fra la laringe e i bronchi, organo cui si fa riferimento con il napoletano canna; cannarone è usato infatti soprattutto nelle espressioni in cui occorra sottolineare una pretesa vastità del tratto del tubo digerente che va dalla faringe allo stomaco, cioè dell’esofago (dal gr. oisophágos, comp. di óisein 'portare, trasportare' e phaghêin 'mangiare') di chi ingurgiti molto cibo e lo faccia voracemente; possiamo perciò dire che in napoletano – contrariamente da ciò che ritengono i piú avvezzi a far d’ogni erba un fascio, la voce canna corrisponde alla trachea mentre il cannarone è l’esofago.
A margine rammenterò che nell’uso del parlato soprattutto provinciale e/o dell’entroterra accanto al termine cannarone ne esistono altri due da esso derivati e che ne sono una sorta di dispregiativo e sono: cannaruozzo e cannaruozzolo; il suffisso ozzo/uozzo di matrice tardo latino volgare fu usato per indicare (cfr. Rohlfs G.S.D.L.I.E S.D. sub 1040 )qualcosa di rozzo, grossolano, contadinesco e dunque di pertinenza di voci dispregiative; tuttavia nel caso di cannaruozzolo ci troviamo in presenza di una sorta di divertente ossimoro determinato dall’aggiunta d’un suffisso diminutivo olus→olo ad un termine accrescitivo e dispregiativo come cannaruozzo (che in origine è cannar(one)+uozzo).
-affoca voce verbale 3ª p. sg. ind. pr. dell’infinito
affocare v. tr. usato soprattutto nella forma riflessiva affucarse; nella forma normale à svariati significati:
1 uccidere qualcuno immergendolo in acqua o altro liquido; annegare, soffocare;
2 (fig.) spegnere: affogare una delusione nell'alcol, bere per dimenticarla ||| v. intr. [aus. essere]
1 morire per soffocamento in acqua o altro liquido; annegare: cadde nel fiume e affogò | affogare in un bicchier d'acqua, (fig.) perdersi di fronte alle più piccole difficoltà | o bere o affogare, (fig.) dover scegliere fra due cose ugualmente sgradite
2 (fig. non com.) essere oppresso, oberato: affogare nei debiti
affucarse v. rifl. che ci occupa come sinonimo dei precedenti vale:
1 togliersi la vita per annegamento; annegarsi
2 (fig. fam.) immergersi totalmente: affogarsi nel lavoro
(fig. fam. ed è il caso che ci occupa) mangiare con grandissima avidità, con tale voracità da restarne soffocati.
Etimologicamente è da un lat. volg. *affocare per offocare 'strozzare', da ob e fauces, pl. di faux -cis 'gola'.
E qui penso di poter far punto convinto d’avere esaurito l’argomento, soddisfatto l’amica S.P. ed interessato qualcun altro dei miei ventiquattro lettori e piú genericamente chi dovesse imbattersi in queste paginette.Satis est.
Raffaele Bracale
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