giovedì 26 dicembre 2013
VARIE 2756
1. SERA SO' BASTIMIENTE,  MATINA SO' VVARCHE ‘E NIENTE.
Ad litteram: a sera sono grosse navi, di mattina piccole barche.Con il mutare delle ore del giorno, mutano le prospettive o proporzioni delle cose; cosí quelli che di sera sembrano insormontabili problemi, passata la notte, alla luce del giorno, si rivelano per piccoli insignificanti intoppi.
2.O CHESTO, O CHESTE!
Ad litteram: o questo, o queste.La locuzione viene profferita, a Napoli quando si voglia schernire qualcuno con riferimento alla sua ottima posizione economica-finanziaria; alle parole devono essere accompagnati però precisi gesti: e cioè: pronunciando la parola chesto bisogna far sfarfallare le dita tese delle mano destra con moto rotatorio principiando dal dito mignolo e terminando col pollice nel gesto significante il rubare; pronunciando la parola cheste bisogna atteggiare la mano ds. a mo' di corna, per significare complessivamente che le fortune di chi è preso in giro sono state procurate o con il furto o con le disonorevoli azioni della di lui moglie, figlia, o sorella, inclini a farsi possedere per danaro.
3.CU 'O FURASTIERO, 'A FRUSTA E CU 'O PAISANO 'ARRUSTO.
Ad litteram: con il forestiero occorre usare la frusta ( non per scacciarlo, ma per tenerlo a bada e non lasciarsi sopraffare)mentre con il compaesano bisogna servirlo di adeguato sostentamento per averlo sodale nella comune difesa. Proverbio che viene di lontano ma è attualissimo. furastiero s.vo ed agg.vo m.le= che, chi proviene da un altro paese; voce che è dal fr. ant. forestier, deriv. del lat. foris 'fuori';
paisano s.vo ed agg.vo m.le =
1 abitante di paese (talora con sfumatura spreg.)
2 e qui compaesano; voce derivata del sost. paese (che a sua volta è dal lat. *pagensis agg.vo, der. di pagus «villaggio») con l’aggiunta del suff. di appartenenza aneus→ano.
arrusto s.vo neutro = carne cotta direttamente sulla fiamma o sulle braci, o anche in tegame senz'acqua; voce derivata per semplificazione dal part. pass. arrustuto→arrustu(to)→arrusto dell’ infinito arróstere [ che è da ad+germ.hraustjan→ad(h)raustjan→arraustjan→arróstere]
4.A LLUME 'E CANNELA SPEDOCCHIAME 'O PETTENALE.
Ad litteram: a lume di candela, spidocchiami il pettinale (id est: monte di Venere). Il proverbio è usato per prendersi giuoco o redarguire chi, per ignavia, procrastini continuamente il da farsi rimandando magari alle ore notturne ciò che potrebbe fare piú agevolmente e con maggiori risultati, alla luce diurna.
pettenale s.vom.le = monte di Venere, pube, pettignone dal lat. pectinale(m).
5.CHI TÈNE MALI CCEREVELLE, À DA TENÉ BBONI CCOSCE.
Ad litteram: chi à cattiva testa, deve avere buone gambe. Id est: chi è incline a delinquere, deve avere buone gambe per potersi sottrarre con la fuga al castigo che dovesse seguire al delitto.Inteso in senso meno grave il proverbio significa che chi, per distrazione o ignavia dimentica di operare alcunché deve sopperirvi con buone gambe per recarsi a pigliare o a fare ciò che si è dimenticato di fare o prendere.
6.QUANNO 'E MULINARE FANNO A PPONIE, STRIGNE 'E SACCHE.
Ad litteram: quando litigano gli addetti al mulino, conviene stringere le bocche dei sacchi. Id est: non conviene lasciarsi coinvolgere nelle altrui lotte, altrimenti si finisce per rimetterci del proprio.
7.MEGLIO MAGNÀ POCO E SPISSO CA FÀ UNU MUORZO.
Ad litteram: meglio mangiar poco e spesso che consumar tutto in un solo boccone. Contrariamente a quel che si possa pensare, il proverbio non è una norma statuita da qualche scuola medica che consigli di alimentarsi parcamente senza dar fondo alle vettovaglie; è invece un consiglio epicureo che spinge a piluccare, per estendere al massimo - nel tempo -il piacere della tavola, piuttosto che esaurirlo in pochissimo spazio di tempo.
8.TRE SONGO 'E CCOSE CA STRUDENO 'NA CASA: ZEPPOLE, PANE CAUDO E MACCARUNE.
Ad litteram:Tre sono le cose che mandano alla rovina una casa: focaccine dolci, pane caldo e maccheroni. Da sempre a Napoli, le spase per l'alimentazione ànno costituito un grosso problema; il proverbio in epigrafe elenca quali furono una volta gli alimenti molto cari, che producevano grossi problemi alle vuote tasche dei napoletani; essi alimenti erano: le focaccine dolci, molto appetite dai golosi, il pane caldo cioè fresco che veniva consumato in quantità maggiore di quello raffermo,ma era meno nutriente in quanto pur essendo piú soffice conteneva maggior umidità risultando a parità di peso piú povero di nutrienti ed i famosi maccheroni che all'epoca costavano molto piú della verdura; oggi tutto costa di piú, per cui è difficile fare un elenco delle cose che posson mandare in malora l'economia di una casa.
9.ADDÓ HÊ FATTO 'O PUMPIERE? DINT’ Â VASCA D''E CAPITUNE?!
Ad litteram: dove ài imparato a fare il pompiere? Nella tinozza dei capitoni?!La frase è usata quando ci si voglia prender giuoco di qualcuno che si atteggia a baldanzoso esperto di qualcosa di cui in realtà non à esperienza, come di un pompiere che, in luogo delle manichette o pompe idrovore abbia avuto rapporti con la sola acqua contenuta nelle tinozze dove vengono messi le anguille o i piú grossi capitoni.
10.'A VIPERA CA MUZZECAJE A CCHELLA MURETTE 'E TUOSSECO.
Ad litteram: la vipera che morsicò quella donna, perí di veleno; per significare che persino la vipera che è solita avvelenare con i suoi morsi le persone, dovette cedere e soccombere davanti alla cattiveria e alla perversione di una donna molto piú pericolosa di essa vipera.
11.ARROSTERE ‘O CCASO CU ‘A CANNELA.
11.ARROSTERE ‘O CCASO CU ‘A CANNELA.
il cacio con la (fiamma di una) candela.
Espressione sarcastica usata a dileggio di chi senza adeguati mezzi pretenda di raggiungere un determinato risultato per il quale sarebbero necessari ben altri strumenti, modi, metodi, procedimenti, espedienti o accorgimenti; analoga nella sua ironia è l’ espressione seguente che recita
12.ASSECCÀ ‘O MARE CU ‘A CUCCIULELLA.
Ad litteram: Seccare (cioè vuotare) il mare con una piccola conchiglia. Anche in questa fattispecie ci si trova innanzi alla risibile situazione di qualcuno che privo di mezzi adeguati pretendesse di condurre in porto un’operazione impossibile quale quella di vuotare il mare servendosi di una conchiglia.
asseccà = 1 in primis render secco,vuotare, prosciugare,inaridire;
2 figurato importunare, tediare; voce dal lat. ad+ siccare→assiccare, [deriv. di siccus 'secco'],
cucciulella s.vo f.le piccola conchiglia; voce diminutiva di cocciola che è dal lat. cochlea(m) con passaggio del trigramma chl a cc palatale come in tròcciola ←trochlea.
brak
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