giovedì 8 gennaio 2015
VARIE 15/15
1. CCAURARA VECCHIA, VROGNOLE E PERTOSE
Ad litteram: Sulla pentola vecchia,(ci sono) ammaccature e buchi. Al di là dell’ovvio e palese significato letterale, l’antico proverbio partenopeo in epigrafe ricorda e sottolinea che la salute delle persone vecchie è sempre malferma: i vecchi soffrono sempre di qualche piccolo o grosso malanno, alla stregua di una pentola vecchia che per essere stata usata molto, porta su di sé inevitabili tracce di usura e del tempo trascorso.
Altrove però e quasi a voler rassicurare i vecchi un altro proverbio antico rammenta che ‘a caurara vecchia va sempe p’’a casa ovvero che, a malgrado degli anni e degli acciacchi le persone vecchie continuano ad essere attive e ben presenti nella vita comunitaria.
caurara = caldaia: grande recipiente metallico in cui si fa bollire o cuocere qualcosa; etimologicamente dal tardo latino caldaria(m), deriv. di calidus 'caldo; normale l’esito del suffisso latino maschile arius nel femm. ara; tipico altresì il passaggio del lat. al al napoletano au come ad es. altus→auto/aveto= alto o anche alter→auto→ato= altro; come tipico è il passaggio osco-mediterraneo d→r;
vrognole= ammaccature, bernoccoli, protuberanze o anche, ma altrove percosse; plurale di vrognola che è etimologicamente da un latino volgare bruniòla→brùnjola ( da un acc. classico pílulam eburneam= pallina biancastra donde per aferesi e metatesi eburneam→bruneam ed un diminutivo bruniòla→vrognola (con il nj→gn ed il tipico alternarsi di b/v;
pertose plurale metafonetico femm. del sing. maschile pertuso= buco, foro etimologicamente da un classico latino pertusus, part. pass. di pertundere 'bucare, forare', comp. di per 'attraverso' e tundere 'battere'; il plurale femminilizzato è dovuto al fatto che con esso si intende indicare dei buchi piuttosti grossi atteso che in napoletano un oggetto o una cosa di nome maschile ne assume uno femminile se aumenta di dimensione (cfr. ad es.: cucchiaro (piú piccolo) e cucchiara (piú grande) carretto (piú piccolo) e carretta (piú grande) tina (piú grande) e tino( piú piccolo) tavula (piú grande) e tavulo ( piú piccolo);fanno eccezione soltanto caccavo (piú grande) e caccavella ( piú piccola) e tiano (piú grande) e tiana( piú piccolo); nella fattispecie ‘e pertuse (pl. m.le di pertuso) sono intesi piú contenuti di ‘e pertose (pl. f.le di pertuso).
sempe avverbio di tempo = sempre, senza interruzione, senza fine (indica una continuità ininterrotta nel tempo):l’etimo della voce è dal latino semper che à dato per metatesi l’italiano sempre, mentre il napoletano à comportato l’apocope della consonante finale ottenendosi sempe in luogo dell’atteso semperre come càpita quasi sempre per le voci derivate da parole terminanti con una consonante nelle quali è d’uso aggiungere una vocale evanescente paragogica finale (e/a/o) dopo il raddoppiamento della consonante etimologica: (cfr. ad. es. barre per e da bar o tramme per e da tram etc.),
2.A CCHI PAZZEA CU 'O CIUCCIO, NUN LE MANCANO CAUCE
A chi gioca con un asino, non mancheranno i calci
Id est:chi pratica ambienti o esseri cattivi o malfidi, dovrà subirne le immancabili, dure conseguenze.
pazzea o pazzeja = gioca, scherza voce verbale (3° pers. sing. ind. pres.) dell’infinito pazzïà= giocare, scherzare o pure comportarsi irrazionalmente; etimologicamente il verbo napoletano, pervenuto peraltro anche nell’italiano, risulta un denominale di pazzo/pazzia derivati più che dal latino patior= soffro, dal greco patheìa (da pronunciarsi pathîa= sofferenza di corpo o animo;
ciuccio = asino, ciuco e per traslato persona ignorante; etimologicamente la voce a margine parrebbe essere di origine espressiva, ma la cosa non mi convince e propendo più per l’ipotesi che vede in ciuccio un adattamento di tipo popolare di un originario giucco da un lat. ex-sucus= senza sugo, sciocco, sempre che ciuccio non derivi dal latino cicur= mansuefatto domestico o da cillus modellato sul greco kìllos; non manca infine chi vi vede una radice araba schiacarà=ragliare radice che molto più chiaramente à dato il siculo sciecco;
cauce = calci plurale di caucio= calcio; la voce partenopea risulta deriv. da una forma aggettivale lat. calcius ce è da ca°lx ca°lcis 'calcagno, calcio' con il consueto (lo abbiamo già visto altrove: caldaia>caurara, gelsa>ceuza, altus>auto etc.) al + consonante che dà au.
Raffaele Bracale
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