martedì 18 agosto 2015
RIZELARSI
RIZELARSI
Scrive l’amico Renato de Falco in Alfabeto Napoletano (Ed. 2002): . Questa parola anche se è di uso corrente nel nostro parlare, si riscontra raramente negli scritti dei vari Autori. La troviamo, ad es. nel gradevole racconto di Libero Bovio La forza del destino, ove si legge: “Ma Pascalino nun se rizelaie, dicette ‘nfaccia a mamma: Embè fa tu…”.
Il nostro rizelarsi, in italiano si può tradurre col verbo “risentirsi”, solo che il risentimento è un po’ più forte nell’intento napoletano; chi si rizela, si irrita, si sdegna, si stizzisce.
E’ evidente che questo lemma è formato dal prefisso intensivo ri e dal verbo zelare, cioè agire con zelo.
Zelare viene dal verbo latino zelo, as, avi, atum, are= amare ardentemente, emulare, invidiare, essere geloso, il quale, a sua volta, deriva dal greco () zelos, che aveva anch’esso un ampio significato comprensivo dei termini entusiasmo, ambizione, rivalità, vivo desiderio, gelosia, avversione, invidia, zelo.
Non bisogna meravigliarsi che l’intimo significato di questa parola in esame, non corrisponde propriamente ad alcun concetto delle parole latine e greche da cui proviene. E’ molto frequente che un determinato vocabolo, nel corso degli anni e dell’uso, muti l’originale accezione. Ricordiamo, a mò d’esempio, la parola mancia, che inizialmente significava regalo, ma nel corso degli anni è stata declassata ad una banale regalia.
E’ strano che anche i vocabolari napoletani, editi dopo il 2002, e fino al momento che scrivo, non riportano questa nostra parola
Solo nel voluminoso Dizionario Etimologico Garzanti tra i derivati del verbo zelare, è riportata una parola molto simile alla nostra: .
Ed allora, quand’è che qualcuno si rizela? Allorché viene a conoscenza di una maldicenza nei suoi confronti, su di una persona a lui cara, o si sente offeso nell’amor proprio, nella sua serietà, nella sua onestà, nel suo corretto …zelare.
Brak
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