giovedì 16 giugno 2016
VARIE 16/630
1.METTERE LL'UOGLIO 'A COPP' Ô PERETTO.
Letteralmente: aggiungere olio al contenitore del vino. Id est:colmare la misura (sia in senso positivo che – piú spesso – in senso negativo). La locuzione viene usata sia per indicare che è impossibile ed inutile procedere oltre in una situazione, perché la misura è colma, sia per dolersi di qualcuno che, richiesto d'aiuto, abbia invece completato un'azione distruttrice o contraria al richiedente. Un tempo sulle damigiane colme di vino veniva versato un piccolo strato d'olio a mo' di suggello e poi si procedeva alla tappatura, avvolgendo una tela di sacco intorno alla imboccatura del contenitore vitreo.
2.QUANNO JESCE 'A STRAZZIONA, OGNE FFESSO È PRUFESSORE...
Quando è avvenuta l'estrazione dei numeri del lotto, ogni sciocco diventa professore. la locuzione viene usata per sottolineare lo stupido comportamento di chi,incapace di fare qualsiasi previsione o di dare documentati consigli, s'ergono a profeti e professori, solo quando, verificatosi l'evento de quo, si vestono della pelle dell' orso...volendo lasciar intendere che avevano previsto l'esatto accadimento o le certe conseguenze...di un comportamento.
3.'A MONECA 'E CHIANURA:MUSCIO NUN 'O VULEVA MA TUOSTO LE FACEVA PAURA...
La suora di Pianura:tenero non lo voleva, ma duro le incuoteva paura (si sottointende :il pane). La locuzione viene usata nei confronti degli incontentabili o degli eterni indecisi...
4.FÀ 'E SCARPE A UNO E COSERLE 'NU VESTITO.
Letteralmente:confezionare scarpe ad uno e cucirgli un vestito.Id est: far grave danno a qualcuno o augurargli di decedere.Un tempo alla morte di qualcuno gli si metteva indosso un abito nuovo e gli si facevano calzare scarpe approntate a bella posta.
5.TIENE 'A CASA A DDOJE PORTE.
Letteralmente: Ài la casa con due porte d'ingresso.Locuzione ingiuriosa in cui si adombra l'infedeltà della moglie di colui cui la frase viene rivolta.In effetti la casa con due usci d'ingresso consentirebbe l'entrata e l'uscita del marito e dell'amante senza che i due venissero a contatto.
6.FÀ ACQUA 'A PIPPA. Letteralmente: la pipa fa acqua; id est: la miseria incombe, ci si trova in grandi ristrettezze.Icastica espressione con la quale si suole sottolineare lo stato di grande miseria in cui versa chi sia il titolare di questa pipa che fa acqua. Sgombro subito il campo da facili equivoci: con la locuzione in epigrafe la pipa, strumento atto a contenere il tabacco per fumarlo, non ha nulla da vedere; qualcuno si ostina però a vedervi un nesso e rammentando che quando a causa di un cattivo tiraggio, la pipa inumidisce il tabacco acceso impedendogli di bruciare compiutamente, asserisce che si potrebbe affermare che la pipa faccia acqua. Altri ritengono invece che la pipa in questione è quella piccola botticella spagnola nella quale si conservano i liquori, botticella che se contenesse acqua starebbe ad indicare che il proprietario della menzionata pipa sarebbe cos í povero, da non poter conservare costosi liquori, ma solo economica acqua. Mio avviso è che la pippa in epigrafe sia qualcosa di molto meno casto e della pipa del fumatore, e di quella del beone spagnolo e stia ad indicare, molto pi ú prosaicamente il membro maschile che laddove, per sopravvenuti problemi legati all’ età o altri malanni, non fosse pi ú in grado di sparger seme si dovrebbe contentare di emettere i liquidi scarti renali, esternando cos í la sua sopravvenuta miseria se non economica, certamente funzionale.
7.SANT'ANTUONO, SANT' ANTUONO TECCOTE 'O VIECCHIO E DAMME 'O NUOVO E DAMMILLO FORTE FORTE, COMME Â VARRA 'E ARRETO Â PORTA...
Sant' Antonio, sant' Antonio eccoti il vecchio e dammi il nuovo, e dammelo forte, forte come la stanga di dietro la porta. La filastrocca veniva recitata dai bambini alla caduta di un dente, anche se non si capisce perché si invochi sant' Antonio, che poi non è il santo da Padova, ma è il santo anacoreta egizio.
8.FACESSE 'NA CULATA E ASCESSE 'O SOLE!
Letteralmente: Facessi un bucato e spuntasse il sole!Id est: avessi un po' di fortuna...La frase viene profferita con amarezza da chi veda il proprio agire vanificato o per concomitanti contrari avvenimenti o per una imprecisata sfortuna che ponga il bastone tra le ruote, come avverrebbe nel caso ci si sia dedicati a fare il bucato e al momento di sciorinarlo ci si trovi a doversi adattare ad una giornata umida e senza sole ,cosa che impedisce l'ascigatura dei panni lavati. 'a culata è appunto il bucato ed è detto colata per indicare il momento della colatura ossia del versamento sui panni, sistemanti in un grosso capace contenitore,dell'acqua bollente fatta colare sui panni attraverso un telo sul quale , temporibus illis, era sistemata la cenere ricca di per sé di soda(in sostituzione di chimici detergenti), e pezzi di arbusti profumati(per conferire al bucato un buon odore di pulito)...
9.CARTA VÈNE E GGHIUCATORE S'AVANTA...
La sorte lo soccorre fornendoglii carte buone che gli permettono di vincere, ed il giocatore se ne vanta, come se il merito della vittoria fosse da attribuire alla sua abilità e non alla fortuna di aver avuto un buon corredo di carte vincenti. La locuzione è usata per commentare l'eccessiva autoesaltazione di taluni che voglion far credere di essere esperti e capaci, laddove son solo fortunati!
10.'A FEMMENA È 'NU VRASIERE, CA S'AUSA SULO Â SERA.
La donna è un braciere che si usa solo di sera. Locuzione violentemente antifemminista che riduce la donna ad un dispensatore di calore da usare però parsimoniosamente solo a sera, nel letto
11.AMMORE, TOSSE E RROGNA NUN SE PONNO ANNASCONNERE.
Amore, tosse e scabbia non si posson celare:ànno manifestazioni troppo palesi.
12.PARONO 'O SERVEZIALE E 'O PIGNATIELLO.
Sembrano il clistere e il pentolino. La locuzione viene usata per indicare due persone che agiscano di conserva o che difficilmente si separano, come accadeva un tempo quando i barbieri che erano un po' anche cerusici,chiamati per praticare un clistere si presentavano recando in mano l'ampolla di vetro atta alla bisogna ed un pentolino per riscaldarvi l'acqua occorrente... Concetto analogo è espresso nella locuzione:
12bis. STANNO CAZZA E CUCCHIARA.
Ad litteram:stanno (come) secchio della calcina e cucchiaia. - Cioè:vanno di pari passo, stanno sempre insieme. Icastica espressione usata in riferimento a chi sia uso procedere cotidie di conserva con qualche altro
Erroneamente qualcuno riferisce il modo di dire con l’espressione: Stà tazza e cucchiaro (stare tazza e cucchiaio), espressione inesatta innanzi tutto perché la posata che accompagna la tazza, a Napoli è esclusivamente riportata come diminutivo: ‘o cucchiarino (il cucchiaino) o come ‘o cucchiaro (il cucchiaio) nel caso che con la voce tazza ci si riferisca non alla chicchera per il caffé, ma all’ampia scodella per il latte, ed invece la locuzione, sulle labbra dei vecchi napoletani comporta la presenza della grossa cucchiara, cioè della cazzuola l’arnese tipico dei muratori,arnese che non viene ovviamente usato né per accompagnare la tazzina da caffè, né il tazzone/scodella da latte, ma per mescolare la calcina nella cazza e per spargerla!
13.QUANNO CHIOVONO PASSE E FICUSECCHE.
Letteralmente: quando piovono uva passita e fichi secchi - Id est: mai. La locuzione viene usata quando si voglia sottolineare l'impossibilità di un accadimento che si pensa possa avverarsi solo quando dal cielo piovano leccornie, cosa che avvenne una sola volta quando il popolo ebraico ricevette il dono celeste della manna...
14.CHI ATO NUN TÈNE, SE COCCA CU 'A MUGLIERA...
Chi non à altre occasioni, si accontenta di sua moglie, id est:far di necessità virtú.
15.NUN SPUTÀ 'NCIELO CA 'NFACCIA TE TORNA!
Non sputare verso il cielo, perché ti ricadrebbe in volto! Id est: le azioni malevole fatte contro la divinità, ti si ritorcono contro.
Brak
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