1 -VENÍ A MMENTE
Ad litteram: venire
in mente; id est: rammentarsi di qualcosa, richiamarlo alla mente; da notare
che nel modo di dire napoletano si usa
il verbo di moto: venire, quasi che ciò che torna alla memoria debba spostarsi da un ipotetico mondo delle
idee per riportarsi nella mente di qualcuno, mente che aveva precedentemente
abbandonato.
2 -VENIMMO A NNUJE
Ad litteram: veniamo
a noi; locuzione usata per significare: riprendiamo il discorso, o ancóra -
in un discorso già avviato: stringiamo i
tempi, non ci perdiamo in chiacchiere, miriamo a concludere!
3 -VÉNNERE 'A
SCAFAREA PE SICCHIETIELLO
Ad litteram: cedere
in vendita una grossa scodella in luogo di un piccolo secchio Icastica
locuzione usata quando si voglia sarcasticamente commentare
l'incomoda posizione di chi cerchi di far passare come inviolata una
donna che, invece abbia biblicamente conosciuto molti uomini.
Scafarea s.vo f. = ampio vaso, vasto catino di creta (dal greco skàphe=barchetta, vaso)
Sicchietiello s.vo m. dim. di sicchio = secchio (dal lat.volg.
situlu(m)→sitlu(m)→siclu(m)→sicchio)
4 - VOCA FORA CA 'O
MARE È MMARETTA
Ad litteram:prendi
il largo, ché il mare è agitato Cosí, al di là del significato letterale si usa dire quando
si voglia consigliare un importuno, fastidioso individuo di allontanarsi da
noi, atteso che siamo nervosi ed insofferenti della sua presenza e dei suoi modi fastidiosi cui, con ogni
probabilità, risponderemmo - nel caso non seguisse il nostro consiglio ad allontanarsi
- con durezza se non con violenza.
Locuzione mutuata dal
linguaggio dei marinai, i quali sanno che in caso di mare mosso è piú salutare puntare al largo, anziché
bordeggiare la costa contro la quale si
può correre il rischio di infrangersi.
maretta
s.
f.le
1 il movimento del mare quando il vento lo frange in onde piccole e brevi
2 (fig.) situazione di nervosismo, di tensione, di malcontento; voce derivata dal lat. mare addizionato del suffisso f.le etta suffisso che al m.le è etto e che altera in senso diminutivo, e spesso vezzeggiativo, sostantivi o aggettivi;si tratta d’un suffisso di origine gallica.
1 il movimento del mare quando il vento lo frange in onde piccole e brevi
2 (fig.) situazione di nervosismo, di tensione, di malcontento; voce derivata dal lat. mare addizionato del suffisso f.le etta suffisso che al m.le è etto e che altera in senso diminutivo, e spesso vezzeggiativo, sostantivi o aggettivi;si tratta d’un suffisso di origine gallica.
5 -VIDE ADDO Hê ‘A Jí
Ad litteram: Vedi
dove devi andare; id est:
allontanati , trova un'altra strada, va' via, vattene ed impegnati a trovare qualcun altro da
infastidire.
6- VA' FELICITA
QUACCUN'ATO
Ad litteram: va' a
render felice qualcun altro Locuzione di valenza molto simile alla
precedente; questa in epigrafe è venata
di maggior ironia, se non sarcasmo, atteso che se uno infastidisce qualcuno,
certamente non lo rende felice ; ed in
effetti qui il render felice sta ironicamente a significare: romper le scatole, tediare, pesantemente infastidire.
7 -VOLLE 'A CAURARA!
Ad litteram: bolle
la caldaia Sorridente e malizioso
riferimento ai primi bollori erotici
delle giovani ragazze appena sbocciate alla vita di relazione.
È inutile precisare
quale sia la caldaia in bollore.
8 - VÉNNERLO PE DDINT'
 SENGA D''A PORTA
Ad litteram:Venderlo
attraverso lo spiraglio della porta; id est : vivere centellinando la propria
azione, quasi pavidamente e tentando di far credere che ciò che si fa sia di grande importanza e se lo si conferisce liberalmente ciò
avviene per grande magnanimità e quasi a
rischio, quel rischio che esisteva realmente quando, temporibus illis si praticava il contrabbando e taluni generi venivano venduti letteralmente attroverso uno spiraglio di
porta appena semiaperta.
9 -VIDE 'O CIELO CHE
TE MENA!
Ad litteram: guarda
il cielo che ti concede! Icastica
locuzione che potrebbe avere una valenza sia positiva che negativa, ma che
viene usata solo con riferimento a quella negativa quale sofferto, amaro commento a ciò che di
sgradevole, quando non deleterio,
inattesamente ci caschi in testa
piovendoci dall' Alto, senza lasciarci modo di evitarlo.
10 -VRENNA E SCIUSCELLE
nell'espressione:
FERNÍ A VVRENNA E SCIUSCELLE
Ad litteram:crusca
e carrube nell'espressione finire a crusca e carrube
La crusca e le
carrube sono due gustosi alimenti di cui son golosi i cavalli, alimenti che un
tempo erano poco costosi e di facile reperibilità; per cui l'espressione finire a crusca e carrube era
usata per indicare una situazione che si
risolveva positivamente, con gratificazione di tutti e soprattutto con poco impegno di moneta;
quando invece la situazione, pur risolvendosi positivamente comportava un maggior dispendio di danaro si
diceva e si dice: FERNÍ A TARALLUCCE
E VVINO
(finire a biscottini
rustici e vino ) biscottini
e vino costavano e costano molto piú di crusca e carrube.
11-ESSERE RICCO ‘E VOCCA.
Ad litteram: essere ricco di bocca Id est: : essere un vuoto parolaio che parla a sproposito, a vanvera, e si autocelebra vantando doti fisiche e/o morali che in realtà non
possiede, nè possiederà mai; essere un
millantatore a cui fanno difetto i
fatti, ma non le chiacchiere, essere insomma un miserabile la cui unica
ricchezza è rappresentata dalla bocca.
12- 'A TAVERNA D''O TRENTUNO.Letteralmente: la taverna del trentuno. Cosí, a Napoli sogliono, inalberandosi, paragonare la propria casa tutte quelle donne che vedono i propri uomini e la numerosa prole ritornare in casa alle piú disparate ore, pretendendo che venga servito loro un veloce pasto caldo. A tali pretese, le donne si ribellano affermando che la casa non è la taverna del trentuno, nota bettola del contado napoletano, situata in quel della zona vecchia di Pozzuoli in via san Rocco oggi 16, all’insegna : TAVERNA DEL TRENTA E TRENTUNO che prendeva il nome dal civico dove era ubicata e che aveva due ingressi contigui: ai civici 30 e 31, bettola dove si servivano i pasti in modo continuato a qualsiasi ora del giorno e della notte.
taverna = bettola, osteria di infimo ordine;
etimologicamente dal latino taberna(m)
che significò bottega ed osteria
ed è in quest’ultimo significato che la voce fu accolta,con tipica alternanza partenopea
di B - V, nella lingua napoletana che per il significato di bottega
preferí ricorrere, come vedemmo alibi, al greco apoteca donde trasse la
voce puteca.
trentuno = agg. num.
card. invar. numero naturale
corrispondente a trenta unità piú uno; nella numerazione araba è rappresentato
da 31, in
quella romana da XXXI; l’etimo è dal lat.
triginta + unum.
Raffaele Bracale Brak
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