mercoledì 20 novembre 2019

FRASEOLOGIA NAPOLETANE CON IL VERBO PARLÀ Parte terza


FRASEOLOGIA NAPOLETANE CON IL VERBO PARLÀ
Parte terza

I - Parlà mazzecato Ad litteram:parlare masticato, profferir parole masticate id est parlare con reticenza; esprimersi con riluttanza, con vaghezza ed  ambiguità sottacendo fatti o situazioni  anche importanti di cui per timore o per colpevole menefreghismo, sciatteria, indolenza, noncuranza non si voglia far verbo come si comporterebbe chi da scostumato parlasse tenenendo la bocca occupata da un boccone che stesse masticando, per cui sarebbe costretto a non esprimersi con chiarezza e lo facesse quasi triturando le parole che risulterebbe non intellegibili, quasi sbocconcellate.
mazzecato   = masticato, mordicchiato, triturato con i denti;
etimologicamente è il p.p. aggettivato dell’infinito mazzicare/mazzecare/mazzecà = mordere, masticare dal lat. tardo masticare→mazzicare, che è dal gr. mastichân, deriv. di mástax -akos 'bocca'.

L- Parlà ‘nfijura Ad litteram:parlare in figura, profferir parole figurate id est parlare non chiaramente, ma  con tropi,allusioni, metafore  esprimersi con circospezione e  con vaghezza e ciò soprattutto in presenza di minori affrontando argomenti delicati. L’espressione a lato è una sorta d’invito rivolto ad adulti che si trovassero a parlare in presenza di minori di argomenti non consoni all’età di costoro; la medesima esortazione la si ritrova nell’espressione Mantenímmoce pulite, ca ce stanno 'e ccarte janche!
Letteralmente: manteniamoci netti perché son presenti le carte bianche! Id est: Non affrontiamo argomenti scabrosi; teniamo a mente che ci son presenti   dei bambini che ci ascoltano ed in loro presenza è sconveniente toccare argomenti che potrebbero provocare domande a cui sarebbe difficile rispondere.

M - Parlà a spaccastrómmole Ad litteram:parlare a spaccatrottole  id est: esprimersi in maniera concitata, a ruota libera senza nesso o senso, quasi alla maniera dei matti, con la medesima sconclusionata foga d’eloquio di quei scugnizzi (monelli) che nel giuoco dello strummolo (trottolina lignea) quando avessero l’opportunità di sbreccare o addirittuta di spaccare la trottolina dell’avversario perdente si esaltavano al punto da profferire emozionate parole convulse e prive di senso buttate fuori a casaccio.
a spaccastrommole locuzione avverbiale modale formata dalla unione della preposizione semplice a ( dal lat. ab/ad  secondo che indichi provenienza oppure destinazione o , come qui, modo) con l’agglutinazione della voce verbale spacca (3° p. sg. ind. pres. dell’infinito spaccare/spaccà (dal  longob. *spahhan 'fendere') con strommole pl. f,le metafonetico del sg. m.le strummolo.
 Rammento che con il termine  strúmmolo , nella parlata napoletana, si indica un semplicissimo giocattolino, che ormai è sotterrato sotto la coltre del tempo andato: trattasi di una sorta di  trottolina di legno a forma di cono o piccola pigna  con il vertice costituito da una punta metallica infissa nel legno e con numerose scalanature incise su tutta la superficie in modo concentrico e parallelo rispetto al vertice, in dette scanalature viene avvolta strettamente una cordicella (talvolta addirittura impeciata per aumentarne resistenza e durata) che à lo scopo di imprimere un moto rotatorio allo  strúmmolo , una volta che detta corda sia stata velocemente srotolata e portata via dallo  strúmmolo   mediante uno strappo  secco per modo che la trottolina lanciata in terra prenda a girare vorticosamente su se stessa facendo perno sulla punta metallica: piú  abile è il giocatore  e di miglior fattura è lo  strúmmolo , tanto maggiore sarà la  velocità della roteazione  e la sua durata . Se invece lo  strúmmolo   è di scadente fabbricazione , il piú delle volte risulterà scentrato e non bilanciato rispetto alla punta, per cui il suo prillare risulterà  di breve  o  nulla durata: in tali casi si suole dire che lo  strúmmolo  è ballarino o tiriteppe, volendo con tale ultima  onomatopea indicare appunto la non idoneità del giocattolino. Allorchè poi  alla scentratezza dello  strúmmolo  si unisca una cordicella non sufficientemente lunga, tale cioè da non permettere  di imprimere forza al moto rotatorio dello  strúmmolo  si usa dire: s’è aunito ‘a funicella corta e ‘o  strúmmolo  tiriteppe  e tale espressione è usata quando si voglia fotografare una situazione nella quale concorrano due iatture, come  nel caso ad esempio di una persona incapace ed al contempo sfaticata o di un artigiano poco valente  fornito, per giunta di ferri del mestiere inadeguati, rammentando un famoso modo di  dire che afferma che sono i ferri ca fanno ‘o masto e cioè che un buono aretiere è quello che posside buoni ferri...o magari – per concludere - quando concorrono un professore eccessivamente severo ed un alunno  parimenti svogliato.
Per tornare allo  strúmmolo  rammentiamo un altro modo di dire: cu chestu lignammo se fanno ‘e strummole id est: con questo legno si fanno le trottoline; questo modo di dire à una doppia significazione:
A – È con questo legno, non con altro,  che si fanno le trottoline...ovvero : ciò che volevate io facessi,andava fatta nel modo con cui la ò eseguita...
B – Con il legno che mi state conferendo si fanno trottoline, non chiedetemi altri manufatti; cioè: se non avrete ciò che vi aspettavate da me , sarà perché mi avrete dato materiali inadatti allo scopo, , non per mia inettitudine  o incapacità.
Prima di accennare all’etimologia, ricordiamo ancora che uno  strúmmolo  costruito male per cui gira per poco tempo e crolla in terra risultante perditore era detto per dileggio:   strúmmolo  scacato.
Nel giuoco dello  strúmmolo  il maggior rischio che correva il perdente tra due contendenti era quello di vedersi scugnare (e per incidens, rammenterò che da tale verbo deriva la parola scugnizzo) il proprio  strúmmolo  da quello del vincitore che lanciava il proprio  strúmmolo  violentemente contro quello dell’avversario  tentando di sbreccarlo con la punta acuminata del proprio  strúmmolo , se non addirittura di spaccare la trottolina del perditore.
Pacifica la etimologia dello  strúmmolo  protagonista di un gioco addirittura greco se non antecedente e greca è l’etimologia della parola che viene dritto per dritto dal greco strómbos che in primis indicò la grossa conchiglia di un mollusco gasteropodo dei mari caldi con  conchiglia a spira ripetuta nel disegno delle scanalature della trottolina; lo strómbos greco  trasmigrato nel latino fu  stròmbus da cui con consueta assimilazione progressiva mb→mm si arrivò a  strummus donde con il suffisso diminutivo olus,si ottiene  strúmmolo con il suo esatto significato di trottolina.Rammento che il s.vo sg. strummolo è maschile, ma à un doppio plurale: l’uno m.le strummoli (usato ovviamente per indicare piú trottoline) l’altro  f.le metafonetico strommole (usato sia per indicare piú trottoline e segnatamente nella locuzione a spaccastrommole sia per indicare per traslato divertito delle sesquipedali fandonie, delle sciocchezze madornali quali sono delle insulse parole o affermazioni appaiabili ad un giuoco come giuoco è lo strummolo. Sottolineo qui la particolarietà del s.vo m.le strummolo che di per sé vale trottolina lignea, ma anche uno strano significato traslato, quello di: cosa non identificata    o di cui non si conosce l’esatto nome [cfr. CHER’È ‘STU STRUMMOLO LLOCO? (Cos’è quell’aggeggio?détto in riferimento ad un oggetto semisconosciuto. ]. Lo strummolo m.le sg. à perciò due plurali: uno maschile: ‘e strummole (per indicare piú oggetti semisconosciuti) ed uno f.le: ‘e strommole usato per indicare piú trottoline lignee  oppure anche per traslato divertito delle sesquipedali fandonie, delle sciocchezze madornali quali sono delle insulse parole o affermazioni.
(segue)
r.b.

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