domenica 31 maggio 2015
VARIE 15/442
1 -TENÉ 'A VOCCA SPORCA
Ad litteram:tenere la bocca sporca Detto di chi, per abitudine parli facendo uso continuato ed immotivato di volgarità e/o parole sconce ed oscene al segno da restarne figuratamente con la bocca sporcata.
2 - TENÉ 'E CHIRCHIE ALLASCATE
Ad litteram:tenere i cerchi allentati Detto di chi, vacillandogli la mente, sragioni o abbia vuoti di memoria, alla stregua di una botte che per essersi allentati i cerchi contentivi delle doghe, vacilla e perde il liquido contenuto.
3 -TENÉ 'E GGHIORDE
Ad litteram:tenere la giarda Cosí ironicamente si usa dire di chi, pigro, infingardo e scansafatiche mostri di muoversi con studiata lentezza, tardo e dolente all'opera, quasi come i cavalli che affetti dalla giarda ne abbiano le giunture e il collo delle estremità ingrossati al punto da esserne impediti nei movimenti.
4 -TENÉ 'E LAPPESE A QUADRIGLIÈ P''A CAPA
Letteralmente: Avere le matite a quadretti per la testa. Presa alla lettera la locuzione non significherebbe niente. In realtà lappese a quadrigliè è la corruzione dell'espressione latina lapis quadratum (corrotto poi in lapis quadrellatum), seu opus reticulatum antica tecnica di costruzione muraria romana consistente nel sovrapporre, facendo combaciare le facce laterali di piccole piramidi di tufo o altra pietra, tenendone la base rivolta verso l'esterno ed il vertice verso l'interno, per modo che chi guardasse il muro, cosí costruito, avesse l'impressione di vedere una serie di quadratini orizzontati diagonalmente.Questa costruzione richiedeva notevole precisione ed attenzione con conseguente applicazione mentale tale da procurare fastidio e ... mal di testa per la tensione ed il nervosismo, quelli che figuratamente sono indicati con la locuzione in epigrafe.Ricorderò che erroneamente qualche scrittore di cose napoletane chiama in causa le matite o lapis propriamente detti, ed in particolare una pubblicità d'inizio del 20° secolo che mostrava una testa su cui erano conficcate a mo' di raggiera delle matite laccate a quadrettini neri e bianchi; ma atteso che la locuzione in epigrafe è molto antecedente all'epoca di quando ( ca. 1790) furono commercializzate le matite, ne discende che l'ipotesi è da scartare.
5 - TENÉ 'E PPALLE QUADRATE
Ad litteram:tenere i testicoli quadrati. Icastico ed iperbolico modo di dire usato ad encomio di chi appaia nel proprio agire solerte, pronto ed attento, dotato di efficaci capacità operative attribuite all'inusuale quadratura dei suoi testicoli che risultano sia pure figuratamente non banalmente sferici.
6 -TENÉ 'E PECUNE
Letteralmente si può rendere con: avere, mostrar di avere pronunciati pichi (quella sorta di punte presenti sulla pelle dei volatili, prodromiche dello spuntar delle piume); non esiste un termine corrispondente nell’italiano; l’espressione
vale: essere ormai o finalmente cresciuto/maturato mentalmente e/o caratterialmente; lo si dice di solito degli adolescenti che si mostrino piú maturi di quel che la loro età farebbe sospettare; di per sé ‘o pecone(che per etimo è un derivato in forma di accrescitivo (cfr. il suff. one) del francese pique/piqué= punta/tessuto a rilievo) è una sorta di punta che appare sulla pelle del corpo dei volatili, punta, come ò détto, prodromica dello spuntar delle piume/penne; l’apparire di tali punte dimostra che il volatile non è piú un giovanissimo impllume, ma è cresciuto e fisicamente evoluto, pronto ad affrontar la vita; per similitudine degli adolescenti che siano già o ormai maturi e si dimostrino scafati e cioè attenti, svegli e smaliziati, si dice che abbiano ‘e pecune (pl. di pecone), quantunque realmente sulla pelle degli adolescenti non si riscontrino punte simili a quelle dei volatili.
7 -TENÉ 'E PAPPICE 'NCAPA
Ad litteram:tenere i tonchi in testa Id est: sragionare, non connettere. Locuzione usata nei confronti di coloro che con parole o atti adducano nei rapporti interpersonali, ragionamenti non consoni, assurdi, sciocchi e pretestuosi, quasi fossero generati da teste i cui cervelli fossero assaliti e lesi nelle capacità raziocinanti dai tonchi quei minuscoli insetti che talora infestano i cereali in genere e la pasta in particolare.
8 - TENÉ 'E PPIGNE 'NCAPO
Ad litteram:avere le pigne in testa. Locuzione di identica valenza della precedente, usata però quando si voglia intendere che la mancanza di raziocinio è ritenuta esser dovuta ad una ipotetica violenza subíta, come potrebbe esser quella di sentirsi cadere in testa i duri stròbili del pino.
9 -TENÉ 'E RRECCHIE 'E PULICANO
Ad litteram:tenere le orecchie di pubblicano Locuzione dalla duplice valenza usata sia per indicare sia dotato di udito finissimo , sia - piú spesso per indicare coloro che stiano sempre, con l'orecchio teso attenti ad ascoltare ciò che accade a loro intorno, vuoi per informarsi, vuoi per non lasciarsi cogliere impreparati, comportandosi alla medesima stregua degli antichi esattori pubblici: pubblicani da cui per sincope è ricavato pulicano (pubblicano→pu[bb]licano→pulicano), pronti ad ascoltar qualunque cosa venisse detta in giro sul conto di chiunque, per non lasciarsi sfuggire un eventuale contribuente.
10 - TENÉ 'E RRECCHIE PE FFINIMENTE 'E CAPA
Ad litteram:tenere le orecchie per guarnimento della testa. Divertente locuzione di portata esattamente contraria alla precedente, che viene usata nei confronti di chi sia cosí duro d'orecchio da fare ritenere i loro padiglioni auricolari buoni solo per agghindare la testa.
11.CHI TÈNE MALI CCEREVELLE, TÈNE BBONI CCOSCE...
Chi à cattivo cervello, deve avere buone gambe, per sopperire con il moto alle dimenticanze o agli sbagli derivanti dal proprio cattivo intendere.
12.METTERE 'O PPEPE 'NCULO Â ZÒCCOLA.
Letteralmente:introdurre pepe nell’ano di un ratto. Figuratamente: Istigare,sobillare, metter l'uno contro l'altro. Quando ancora ci si serviva in primis, come mezzo di trasporto, delle navi , capitava che sui bastimenti mercantili, assieme alle merci, attratti dalle granaglie, solcassero i mari grossi topi ( in napoletano zoccole al sg zoccola dal lat. sorcula diminutivo di sorex), che facevano gran danno. I marinai, per liberare la nave da tali ospiti indesiderati, avevano escogitato un sistema strano, ma efficace: catturati un paio di esemplari, introducevano un pugnetto di pepe nero nell'ano delle bestie e poi le liberavano. Esse, quasi impazzite dal bruciore che avvertivano si avventavano in una cruenta lotta con le loro simili. Al termine dello scontro, ai marinai non restava altro da fare che raccogliere le vittime e buttarle a mare, assottigliando cosí il numero degli ospiti indesiderati. L'espressione viene usata con senso di disappunto per sottolineare lo scorretto comportamento di chi, in luogo di metter pace in una disputa,si diverte e gode ad attizzare il fuoco della discussione fra terzi...
13.PURE 'E PULICE TENONO 'A TOSSE...
Anche le pulci tossiscono - Id est: anche le persone insignificanti tossiscono, ossia vogliono esprimere il proprio parere.Espressione usata a sarcastico commento delle risibili azioni di chi mancando di forza e/o argomenti voglia ugualmente farsi notare esprimendo (ovviamente a sproposito) pareri o giudizi in ordine ad accadimenti cui assistano o passivamente partecipino.
14.DICE BBUONO 'O DITTO 'E VASCIO/ QUANNO PARLA DELLA DONNA: “UNA BBONA CE NE STEVA/ E 'A FACETTENO MADONNA...”
Ben dice il detto terrestre allorché parla della donna: “Ce n'era una sola che era buona ma la fecero Madonna...” Id est: La donna, in quanto tale, è un essere inaffidabile - La quartina, violentemente misogina è tratta dal poemetto 'MPARAVISO del grande poeta Ferdinando Russo che pose le parole sulla bocca di sant’Antonio Abate.
15.DICERE 'A MESSA CU 'O TEZZONE.
Celebrare la messa con un tizzone ardente(in mancanza di ceri...)Id est: quando c'è un dovere da compiere, bisogna farlo quale che siano le condizioni in cui ci si trovi, adattandosi alle circostanze. La locuzione è usata altresí a sapido e divertito commento di situazioni in cui regni l’inopia piú grande tale da costringere, ad esempio, un povero curato a celebrar messa illuminando l’altare con un economico tizzone ardente e non con i previsti costosi ceri …Altrove questa situazione è riferita ad un tale don Paolino, indigente sacerdote nolano.
16.JAMMO, CA MO S'AIZA!
Muoviamoci ché ora si leva(il sipario)! - Era l'avviso che il servo di scena dava agli attori per avvertirli di tenersi pronti , perché lo spettacolo stava per iniziare.E fu altresí l’invito che l’imbonitore rivolgeva a chi stazionava fuori dei teatrini affinché si decidessero ad entrare acquistando il biglietto. Oggi lo si usa per esortare all’azione in modo generico nell'imminenza di una qualsiasi attività per la quale occorre prepararsi.
17.CHELLO È BBELLO 'O PRUTUSINO, VA 'A GATTA E NCE PISCIA ‘A COPPA...
Il prezzemolo non è rigoglioso, poi la gatta vi minge sopra! – Espressione da intendersi, per la prima parte, in senso antifrastico;si tratta in realtà dell’amaro commento di chi si trova in una situazione già di per sé precaria e non solo non riceve aiuto per migliorarla, ma si imbatte in chi la peggiora maggiormente...
17bis .CHELLA MUGLIEREMA È BBELLA,CE VUó TU CA ‘A ZENNIJE...
Quella mia moglie è bella, ti ci metti anche tu che le ammicchi! – Espressione analoga alla precedente da intendersi,anche questa, per la prima parte, in senso antifrastico atteso che realisticamente nell’espressione non si fa riferimento all’avvenenza della moglie di chi parla, quanto al fatto spiecevole di una consorte propensa al tradimento[cosa eufemisticamente nascosta sotto il termine bella];anche nell’espressione in esame si tratta di amaro commento, quello di un marito che si duole della probabile infedeltà della moglie, la quale, a maggior disdoro,è fatta oggetto di attenzione e tentazione da parte di un terzo che le faccia l’occhiolino. Insomma ci troviamo nella medesima situazione illustrata sub 7, situazione già di per sé precaria nella quale chi è in istato di soccombenza non solo non riceve aiuto per migliorarlo, ma si imbatte in chi lo peggiora maggiormente...
zennije voce verbale (2ª p. sg. ind.pr. dell’infinito zennià = cennare, ammiccare, fare l’occhiolino, richiamare, far segni v. intr. [ dal lat. tardo *cinnare «ammiccare»].
18.QUANNO VIDE 'O FFUOCO Â CASA 'E LL'ATE, CURRE CU LL'ACQUA Â CASA TOJA...
Quando noti un incendio a casa d'altri, corri a spegnere quello in casa tua - Cioè: tieni per ammonimento ed avvertimento ciò che capita agli altri per non trovarti impreparato davanti alla sventura.
19.GIORGIO SE NNE VO’ JÍ E 'O VESCOVO
NN' 'O VO’ MANNÀ.
Giorgio intende andar via e il vescovo vuole cacciarlo. L'icastica espressione fotografa un rapporto nel quale due persone intendono perseguire il medesimo fine, ma nessuno per rispetto o per timore dell’altro à il coraggio di prendere l'iniziativa, come nel caso del prelato e del suo domestico...
20.FA MMIRIA Ô TRE 'E BASTONE.
Fa invidia al tre di bastoni- Ironico riferimento ad una donna che abbia il labbro superiore provvisto di eccessiva peluria, tale da destare addirittura l'invidia del 3 di bastoni, che nel mazzo di carte napoletano è rappresentato da un mascherone di uomo provvisto di esorbitanti baffi a manubrio, mascherone sovrastante l'incrocio di tre nodosi randelli.
21.SI 'A FATICA FOSSE BBONA, 'A FACESSENO 'E PRIEVETE.
Se il lavoro fosse una cosa buona lo farebbero i preti(che per solito non fanno niente). Nella considerazione popolare il ministero sacerdotale è ritenuto erroneamente, attività che non implica lavoro.
22. AVIMMO CASSATO N' ATU RIGO 'A SOTT' Ô SUNETTO.
Letteralmente: Abbiamo cancellato un altro verso dal sonetto, che - nella sua forma classica - conta appena 14 versi. Cioè: abbiamo ulteriormernte diminuito le nostre già esigue pretese. La frase è usata con senso di disappunto tutte le volte che mutano in peggio situazioni di per sé non abbondanti...
23.È GGHIUTO 'O CCASO 'A SOTTO I 'E MACCARUNE 'A COPPA.
È finito il cacio di sotto ed i maccheroni al di sopra. Cioè:La situazione si è voluta in maniera contraria alle attese e/o alla loicità; si è rivoltato il mondo.Normalmente infatti il cacio grattugiato dovrebbe guarnire dal di sopra una portata di maccheroni, non farle da strame.
24. À FATTO MARENNA A SSARACHIELLE.
À fatto merenda con piccole aringhe affumicate - Cioè: si è dovuto accontentare di ben poca cosa.In senso esteso: non à ottenuto dalla propria azione i risultati sperati…e si è dovuto contentare di risibili risultati.
25. FÀ LL'ARTE 'E MICHELASSO: MAGNÀ, VEVERE E GGHÍ A SPASSO.
Fare il mestiere di Michelaccio:mangiare, bere e andar bighellonando - cioè la quintessenza del dolce far niente...
26.SO' GHIUTE 'E PRIEVETE 'NCOPP'Ô CAMPO
Sono scesi a giocare a calcio i preti - Cioè: è successa una confusione indescrivibile:un tempo, quando era loro concesso, i preti erano comunque costretti a giocare indossando la lunga talare che contribuiva a render difficili le operazioni del giuoco...
27.NUN VULÈ NÈ TIRÀ, NÈ SCURTECÀ...
Non voler né tendere, né scorticare - Cioè: non voler assumere alcuna responsabilità; locuzione mutuata dall’atteggiamento di taluni operai conciatori di pelli quando non volevano né mantener tese le pelli, né procedere alla scuoiatura.
28. PURTA'E FIERRE A SSANT' ALOJA.
Recare i ferri a Sant'Eligio. Alla chiesa napoletana di sant'Eligio ( nei pressi di piazza Mercato) i vetturini da nolo solevano portare, per ringraziamento, i ferri dismessi dei cavalli ormai fuori servizio.Per traslato l'espressione si usa con riferimento furbesco agli uomini che per raggiunti limiti di età, non possono piú permettersi divagazioni sessuali...
29.'O PATATERNO 'NZERRA 'NA PORTA E ARAPE 'NU PURTONE.
Il Signore Iddio se chiude una porta, apre un portoncino - Cioè: ti dà sempre una via di scampo
30. NUN TENÉ PILE 'NFACCIA E GGHÍ A SFOTTERE Ô BARBIERE
Non aver peli in volto e infastidire il barbiere - Cioè: esser presuntuosi al punto che pur mancando degli elementi essenziali per far alcunchè ci si voglia ergere e ci si erge ad ipercritico e spaccone.
31.ACQUA O FUOCO,FUJE PE CQUANTO AJE LUOCO!
Ad litteram:Acqua o fuoco,scappa per quanto spazio ài. Id est:
Due sono le minacce che bisogna temere in assoluto: l’alluvione o l’incendio allontanandosene il piú possibile.
32.LASSA CA VA A FFUNNO ‘O BBASTIMENTO, BBASTA CA MORENO ‘E ZZOCOLE !
Ad litteram : Lascia pure che la nave affondi, purché si sterminino i ratti. Espressione usata in riferimento a chi non si faccia scrupoli di sorta pur di raggiungere lo scopo che si è prefisso.
Brak
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