SPOGLIAMPISE/O & dintorni
Questa volta tengo dietro ad una richiesta dell’amica M.P. (al solito, motivi di riservatezza
mi impongono di non riportar solo le iniziali di nome e cognome di chi mi
scrive per sollecitar ricerche) che mi à chiesto di chiarire significato e portata del termine
spogliampise/o ed illustrare altre voci prossime, simili, affini,
analoghe, insomma sinonimi d’esso. L’accontento súbito e dico che la voce spogliampise/o à molti sinonimi o voci
analoghe; le illustrerò tutte e m’auguro di interessare con queste paginette
anche qualche altro dei miei consueti ventiquattri lettori. Diamoci da fare!
spogliampise/o s.vo e
talora agg.vo m.le e f.le straccione,
cencioso, ma letteralmente
chi spoglia(va) degli abiti gli impiccati, oppure li depreda(va) degli ultimi
averi, svuotando loro le tasche o ne compra(va) dal boia, per rivenderli, gli
abiti; estensivamente in seguito il
termine indicò colui che rivendesse abiti usati e per traslato la voce fu usata
quale sinonimo di miserabile, spregevole, abietto, meschino, in quanto
semanticamente tali aggettivazioni ben si attagliano sia a chi si dedicasse alla spoliazione e/o
depredazione (in tutti i sensi) degli impiccati,sia a chi indossasse abiti
dismessi da povera gente, per cui abitil isi, consunti, sia a chi si dedicasse alla
rivendita di abiti usati,come che fosse sottratti ad impiccati. Etimologicamente la
voce è formata dall’unione di spoglia
+ il s.vo ‘mpise ; la voce verbale spoglia è la 3° p. sg. ind. pr. dell’infinito spuglià (dal lat. spoliare,
deriv. di spolium 'spoglia') =spogliare; ‘mpise è il pl. di ‘mpiso =
appeso, impiccato (p.p. sostantivato di ‘mpennere
= appendere impiccare che è dal lat. in→impendere 'pesare', poi
''sospendere' ', comp. di in→’m e pendere 'sospendere'.
Come ò premesso, ripeto che della voce spogliampise or ora
esaminata esistono e sono usati nel napoletano, alcuni icastici sinonimi da
leggersi tutti oltre che nel primitivi
significati di straccione/a, cencioso/a
anche estensivamente in tutti quelli
indicati: miserabile,
spregevole, abietto, meschino, ed addirittura persona malvagia, priva di
scrupoli, crudele, feroce,furba, scaltra, spietata, scellerata, empia,
perversa, sadica, maligna proclive ad essere efferata, disumana, brutale;
i sinonimi che esamino sono:
arrobbagalline
s.vo ed agg.vo m.le e f.le; voce
spregiativa che vale straccione/a,
cencioso/a povero, miserabile, straccione,
pezzente,ma letteralmente chi ruba
galline, chi ruba
piccole cose, chi compie piccoli furti, per incapacità o paura (sinon. delle
espressioni fig. mariuolo ‘e galline, ‘e
pullaste(ladro di galline,
di polli): chillo è n’arrobbagalline nun è stato cert’
isso a svaliggià ‘arefice (quello
è un rubagalline, non
è stato certo lui a svaligiare la gioielleria); semanticamente la voce a margine può accostarsi a spogliampiso per il fatto che ambedue le voci ci si riferisce a chi è cosí misero da
accontentarsi di abiti lisi e rattoppati o di piccola, insignificante
refurtiva; etimologicamente arrobbagalline è l’agglutinazione del s.vo f.le galline con
la voce verbale arrobba:
galline s.vo f.le
pl. di gallina tipico animale da cortile, femmina del gallo, piú piccola del
maschio, con piumaggio meno vivacemente colorato, coda piú breve, cresta
piccola o mancante, speroni e bargigli assenti; viene allevata per le uova e
per le carni (ord. Galliformi); nell’immaginario comune è inteso animale
stupido e di nessuna intelligenza e ciò forse perché – avendo testa piccola –
si pensa che abbia poco cervello; etimologicamente il nome è dal lat. gallina(m),
deriv. di gallus 'gallo';
arrobba voce verbale (3ª pers. sg. ind.pr.)
dell’infinito arrubbà
che vale il generico rubare, ma sarebbe
fallace pensare che il verbo napoletano sia stato marcato sull’italiano rubare;
in realtà il verbo partenopeo à un diverso etimo di quello italiano risultando
essere un denominale di robba (roba)( lemma dal tedesco rauba =bottino,preda)
attraverso un ad + robba = adrobba→arrubba→arrubbare/arrubbà= darsi al bottino,
alla preda. petacciuso/osa s.vo ed
agg.vo m.le o f.le
1 in primis straccione/a, cencioso/a,
barbone/a
2 per ampliamento semantico individuo miserabile, spregevole,
abietto, meschino;
etimologicamente è voce costruita
addizionando al s.vo petaccia il con
il suffisso lat. di pertinenza osus/osa→uso/osa
(suffisso di aggettivi derivati dal
latino o tratti da nomi, che indica presenza, caratteristica, qualità ecc.;
il s.vo petaccia = cencio,
brandello, straccio ed estensivamente abito di tessuto logoro; piú in generale con tutte
le accezioni di straccio quale indumento
logoro e dimesso, pezzo di tessuto
logoro, riutilizzabile industrialmente per la fabbricazione di carta e tessuti
o impiegato in usi domestici per pulire e spolverare, ma con valore accresciuto nel negativo: cchiú ca ‘nu straccio era ‘na petaccia!
quanto all’etimo, petaccia
appare a taluno un
derivato dello spagnolo pedazo= pezzo
ma a mio avviso non è errato vedervi
un derivato del lat. volg. *pettia(m), di origine celtica = pezza secondo il seguente percorso
morfologico: pettia(m)→pet(ti)a(m) +
il suff. dispregiativo aceus/a→accio/a; tuttavia
qualcuno à anche ipotizzato un lat. volg. *pitacium accanto al classico pittacium/pittacia=
cencio, brandello. C’è da scegliere, quantunque a me piaccia la derivazione dal lat. volg. *pettia(m).
sauzammàro/a s.vo ed
agg.vo m.le o f.le 1 in primis salumaio grossolano, dozzinale,
2
produttore/trice girovago/a di salsa;
3 per ampliamento semantico sudicione/a,
sbrindellone/a straccione/a, cencioso/a; si tratta comunque in tutte e tre le accezioni di voce dispregiativa e lo si
ricava dalla presenza nel corpo della parola
del suffisso collettivo/
dispregiativo amma/immo che continua
con raddoppiamento espressivo della labiale il latino imen (cfr. zuzzimma, canimma, lutamma, sfaccimma etc.)
unito con il suff. lat. di competenza arius→àro.
L’accostamento semantico tra il salumaio ordinario o il/la
produttore/trice girovago/a di salsa e l’individuo sudicione/a, sbrindellone/a straccione/a
etc. si coglie tenendo presente il fatto che sia il salumaio scadente che il/la
produttore/trice girovago/a di salsa sono intesi individui poco attenti
all’igiene,vestiti alla meno peggio con camici spesso luridi, sozzi, lerci,
macchiati, individui incuranti di
lordarsi di grasso o sugo.
scarfugno agg.vo e s.vo
maschile e solo maschile che rende i termini dell’italiano rapinatore,
scippatore, borsaiolo, tagliaborse, predone; etimologicamente è un deverbale del greco
skariphàomai addizionato del sugffisso ógno/ugno suffisso collettivizzante di
agg.vi e s.vi m.li e f.li che continua il greco ónia.
sfelenza/o agg.vo e s.vo maschile e solo maschile rende
gli italiani poveraccio, sbrindellone, morto di fame, pezzente, spiantato, squattrinato,
straccione. Si tratta di un termine che trova i suoi omologhi nel calabrese
sfilenziu/sfilensiu e nel salentino
sfilenze/sfelenze. Quanto all’etimologia
il prof. Giovanni Alessio postulò, ma senza chiarirne il perché
semantico, una derivazione da un nome proprio lat. Fidentǐus con protesi di una
S distrattiva e normale passaggio a liquida
della dentale sonora [D→L]; Ernesto
Giammarco ( valente linguista abruzzese scomparso intorno al 1960) pensò – ma poco convincentemente – ad un composizione del
tema del verbo sfil-are addizionato con
il s.vo lenza nell’inteso che lo sfelenza fósse un soggetto
cosí male in arnese da potersi solo dedicare al poco remunerativo mestiere di
addetto alla riparazione di reti e/o lenze. A malgrado della grande stima che
porto al prof. Giovanni Alessio non mi sento di aderire alla sua ipotesi che mi appare zoppicante dal punto di vista
semantico. Trovo pure, per il medesimo motivo,
assai poco perseguibile l’idea dello Giammarco ed in ultima analisi
penso di poter formulare l’ipotesi che segue e che aderisce d’avvio all’idea dell’amico avv.to Renato de Falco
che tenendo presente che la voce in esame si riferisce ad un soggetto vestito di panni lisi e
consunti e sfilacciati cioè ad uno sbrindellone, uno straccione, reputa che la voce in esame sia
da collegare al verbo filare preceduto
da una S distrattiva ed addizionata del suffisso enza [ dal lat. -ĕntia]
suffisso derivativo di nomi tratti da
verbi.
spetaccione/a s.vo ed agg.vo m.le o f.le straccione/a
soggetti adusi a rivestirsi di abiti sbrendolati, lisi, laceri;
etimologicamente voce costruita sul termine petaccia addizionata in posizione
protetica di una S intensiva; petaccia s.vo f.le =cencio,
brandello, straccio ed estensivamente abito di tessuto logoro; piú in generale con tutte
le accezioni di straccio,[cfr. alibi]
ma con valore accresciuto nel negativo: cchiú
ca ‘nu straccio era ‘na petaccia!
Quanto all’etimo di
petaccia ò già detto antea.
spellicchione s.vo ed
agg.vo m.le e solo m.le straccione,
povero diavolo cosí malmesso da presentare addirittura abrasioni, lacerazioni,
sbucciature sulla superficie del corpo; voce denominale di pellecchia addizionata in posizione protetica di una S
intensiva;pellecchia s.vo f.le = buccia
sottile, pelle aggrinzita dal lat.
pellicula→pellic(u)la→pellecchia.
scauzacane s.vo ed agg.vo
m.le e solo m.le persona di umile condizione
sociale, priva di mezzi e di capacità, miserabile, pezzente, poveraccio. 2. (estens.) chi è
incompetente nel proprio lavoro, incapace, inetto; voce formata
dall’agglutinazione di scauzare [=scalzare] + cane nell’inteso che si tratti di
soggetto cosí miserabile da esser capace addirittura di sottrarre ipotetiche
scarpe anche ai cani; scauzàre= scalzare è dal lat.
ex-calceare→scalceare→scauzare.
sdellenzato/a s.vo ed
agg.vo m.le o f.le cencioso/a,
sbrindellato/a voce deverbale dell’iberico deslazar/desenlanzar
sbrunzuluso/oa s.vo ed
agg.vo m.le o f.le (in primis) di persona, vestito di abiti
sporchi e logori, brindelloso/a, lacero/a, malandato/a, malconcio/a. (estens.) di persona,
ridotto in miseria, in pessime condizioni di vita e sim., miserabile, misero/a.
voce etimologicamente formata sul s.vo vrenzola ( straccio, cencio, etimologicamente da ricollegarsi ad una brenniciola→bren(ni)ciola→brenciola
diminutivo di un’originaria brenna corrispondente (vedi il Du Cange) ad un
basso lat. breisna= rozza, vile,senza valore.
E qui penso di poter far punto, convinto, se non di avere
esaurito l’argomento, di averne détto a sufficenza, accontentato l’amica M.P.
ed interessato qualcuno dei miei consueti ventiquattro lettori. Satis est.
raffaele bracale
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