Facesse ‘na culata e ascesse ‘o sole!
Ad litteram: facessi un bucato e spuntasse il sole! Non si tratta di una locuzione ottativa, quanto piuttosto, in generale, di una esclamazione densa di rammarico pronunciata da chi noti che le proprie operazioni, fin dal loro incipit, non sono mai sorrette dalla buona sorte o da positive prospettive. Nel particolare la locuzione si riferisce al rincrescimento che prova una massaia che avendo sciorinato il proprio bucato nota che le condizioni atmosferiche sono avverse.
Ricordo qui che il termine napoletano culata: (colata) è forse piú consono dell’italiano: bucato per indicare l’operazione di lavare a fondo e rendere candida la biancheria di casa; un tempo, prima che giungessero tutti i moderni detersivi chimici che lavano che piú bianco non si può, le massaie napoletane erano solite lavare la biancheria di casa con semplice sapone naturale detto: sapone ‘e piazza (sapone di piazza); sistemavano poi la biancheria cosí lavata in capaci mastelli e ricoprivano il tutto con un grosso telo a trama larga detto cennerale ( cinerale)su tale telo venivano sistemati arbusti odorosi ed un congruo strato di cenere poi si lasciava colare sul tutto dell’acqua bollente addizzionata, magari di altre essenze profumate; quando tutta l’acqua era passata e la soda caustica contenuta nella cenere aveva compiuto la sua opera di sbiancare la biancheria, l’operazione era compiuta, la colata finita e dopo un ultimo veloce risciacquo, i panni potevano essere sciorinati al vento e al sole augurandosi che questo non fosse mancato e anzi, fosse apparso facendo capolino tra le nuvole.brak
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