FRUCULEATENNE! & FUTTATENNE
Questi  in epigrafe sono  due  delle piú concise, ma icasticamente significative espressioni  del parlar napoletano, espressioni   che  si sostanziano in due imperativi (2 pers. sg.) addizionati in posizione enclitica da un  ne  che è una particella pronominale o locativa atona corrispondente al ne  dell’italiano; come   pron. m. e f. , sing. e pl.  è forma atona che in genere  si usa in posizione piú spesso  enclitica, ma talora   anche  proclitica (ad es. nun me ne parlà); mentre  è sempre posposta ad altro pron. atono che l'accompagni (come nei casi in epigrafe); esso nelle espressioni in epigrafe  vale di ciò; altrove (cfr. ad es. vattenne= vattene) à altra valenza (locativa), ma   comporta sempre in tutti i casi  il raddoppiamento espressivo della nasale per cui ne→nne.
Ma torniamo alle due espressioni in epigrafe e dandone  il significato che ovviamente necessiterà d’un giro di parole;  il napoletano infatti spessissimo è piú stringato ed gli occorrono meno parole dell’italiano per esprimere incisivamente  un concetto. Nella fattispecie sia con l’espressione fruculeatenne che con l’espressione futtatenne si intende pressantemente  consigliare (ed ecco perché è usato  l’ imperativo piuttosto che un piú morbido congiuntivo ottativo...) si intende consigliare, dicevo, colui cui venga rivolta una o ambedue le espressioni  ad impiparsi di un  qualcosa, a  tenere in non cale un’accadimento, una faccenda, a non curarsi, ad  infischiarsi di qualcuno o piú spesso  di qualcosa.
Piú esattamente l’espressione fruculeatenne è potremmo dire un modo piú dolce e meno duro, quando non addirittura piú frivolo, per significare il medesimo concetto  dell’espressione futtatenne che risulta essere piú dura, salutarmente sanguigna   pur se  addirittura becera; ambedue gli imperativi in epigrafe risultano, comunque  incisivamente piú significativi del corrispondente algido impípatene della lingua italiana!
Ora consideriamo piú da presso le due espressioni e cominciamo con
- fruculeatenne  come ò già detto si tratta di un imperativo (2° pers. sg.) del verbo riflessivo fruculearse-ne/fruculiarse-ne= impiparse-ne; e vale morfologicamente esattamente  impipa-te-di ciò;  l’etimo del verbo fruculeà/fruculià  affonda nel lat. fricare= strofinare, stropicciare ed estensivamente frantumare in piccoli pezzi  ed a questa estensione che occorre pensare per percorrere la via semantica seguíta per comprendere il passaggio tra il verbo latino inteso come frantumare in piccoli pezzi  ed il napoletano fruculearse-ne/fruculiarse-ne= impiparse-ne; in effetti di qualcosa  che venga frantumato in minutissimi pezzi, non vale mettere conto, interessarsene,  per modo che se ne  possa  impipare tranquillamente. 
E passiamo a 
- Futtatenne! Anche per la voce a margine, come ò già detto, ci troviamo a che fare  con una voce verbale e cioè con  l’imperativo (2° pers. sg.) del verbo riflessivo fotterse-ne= impiparse-ne, infischiarse- ne nella medesima valenza del pregresso fruculeatenne  quantunque  la voce a margine abbia rispetto alla prima voce in esame  un’espressività piú dura, sanguigna, impetuosa,  anzi addirittura becera atteso che col verbo di cui è imperativo non  richiama la frantumazione di qualcosa   in piccoli pezzi di cui disinteressarsi, ma molto piú sanguignamente – direi – chiama in causa una... pratica sessuale (il coito) quasi che la faccenda di cui disinteressarsi sia di nessun conto o non abbia nerbo per cui se ne possa con ogni tranquillità abusare quasi congiungendovisi in un ... rapporto sessuale. In effetti    l’etimo del verbo fottere donde il riflessivo fotterse-ne e l’imperativo a margine    affonda nel lat. futúere→fúttere (con tipico raddoppiamento espressivo  della  consonante antecedente la ú seguíta da vocale e ritrazione dell’accento) verbo che sta per coire, avere rapporti sessuali  oltre che raggirare, imbrogliare. Semanticamente anche in questo caso, come per la precedente voce fruculeatenne occorre pensare che di qualcosa  che venga impunemente posseduto carnalmente ad libitum, non vale mettere conto, interessarsene, per modo che uno  se ne  possa  impipare tranquillamente
Preciso ancóra, ad abundantiam,  che letteralmente la voce a margine vale Infischiatene, Non dar peso, Lascia correre, Non porvi attenzione. È il pressante invito a tenere i comportamenti indicati rivolto a chi si stia adontando o si stia preoccupando eccessivamente per quanto malevolmente si stia dicendo sul suo conto o si stia operando a suo danno. Rammento che  tale icastico, sanguigno  invito fu scritto dai napoletani su parecchi muri cittadini nel 1969 allorché il santo patrono della città, san Gennaro, venne privato dalla Chiesa di Roma della obbligatorietà della "memoria" il 19 settembre con messa propria. I napoletani ritennero la cosa un declassamento del loro santo e allora scrissero a caratteri cubitali  sui muri cittadini: SAN GENNÀ FUTTATENNE! Volevano lasciare intendere che essi, i napoletani, non si sarebbero dimenticati del santo quali che fossero stati i dettami di Roma e Gli avrebbero in ogni caso tributato tutta la dulía che sin  dal  305 anno del martirio del santo vescovo, gli era stata devotamente riconosciuta.
raffaele bracale
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