venerdì 23 settembre 2011

VARIE 1422

1. ADDÓ MAJE?
adlitteram: dove mai?
Domanda retorica che si suole rivolgere ai responsabili di azioni discutibili se non ripropevoli, per indurli a recedere dal loro comportamento ritenuto non esistente in nessun altro luogo e tanto sbagliato da doversi necessariamente evitare.
addó = dove? avv. in quale luogo (in prop. interrogative dirette e indirette, e talora in prop. esclamative): addó vaje?; addó maje s’è annascuso?; chissà addó è gghiuto..
dal lat. ad+ de ubi→addo(ve)→addó;
maje avv. nessuna volta, in nessun tempo, in nessun caso; normalmente rafforza una negazione, posponendosi al verbo: nun l’ aggiu maje liggiuto= non l’ò mai letto; nun à maje telefonato né m’à maje scritto =non à mai telefonato né mi à mai scritto; nisciuno l'à maje visto= nessuno l'à mai visto; dal lat. magis con caduta della sibilante, epitesi di una semimuta finale, caduta della gutturale ed epentesi del suono di transizione j .
2. Â ‘NTRASATTA
ad litteram: all’improvviso detto di cose che accadono inaspettatamente, senza che nulla lo lasci prevedere, nel bel mezzo di altri avvenimenti proprio secondo la traduzione ad litteram del latino: intra res actas da cui scatuisce ‘ntrasatta della locuzione in epigrafe.
3. Â CASA D’’O FERRARO, ‘O SPITO ‘E LIGNAMMO.
ad litteram: in casa del fabbro, lo spiedo è di legno; locuzione usata ad ironico commento di tutte quelle situazioni nelle quali, per accidia o insipienza dei protagonisti vengono a mancare elementi che invece si presupponeva non potessero mancare e ci si deve accontentare di succedanei spesso non confacenti.
4. ‘A CARNA TOSTA E ‘O CURTIELLO SCUGNATO.
ad litteram: la carne dura ed il coltello senza taglio. Icastica locuzione che si usa a dolente commento di situazioni dove concorrano due o piú elementi negativi tali da prospettare un sicuro insuccesso delle operazioni intraprese. Altrove per significare la medesima cosa s’usa l’espressione illustrata alibi: ‘A funicella corta e ‘o strummolo tiriteppeto

5. ACCUSSÍ À DDA JÍ
Ad litteram : cosí deve andare; fatalistica espressione con la quale a Napoli si suole accettare tutte quelle situazioni che non possono essere eluse o evitate e alle quali perciò bisogna - sia pure obtorto collo - soggiacere.Talvolta per completamento della frase in epigrafe ed a significare un totale abbondono in un Ente supremo che, si pensa, muova tutti gli accadimenti umani, si aggiunge un religioso e rassegnato e accussí sia ( e cosí sia).
6. ACCUSSÍ VA ‘O MUNNO
Ad litteram: cosí va il mondo: espressione analoga alla precedente, ma con un piú marcato senso di impotenza davanti alla ineluttabilità di taluni avvenimenti.
7. AVIMMO PERDUTO 'APARATURA E 'E CCENTRELLE.
Ad litteram: abbiamo perduto gli addobbi ed i chiodini. Anticamente, a Napoli in occasione di festività, specie religiose, si solevano addobbare i portali delle chiese con gran drappi di stoffe preziose; tali addobbi erano chiamati aparature o apparature (etimologicamente deverbale d’un basso latino ad+ parare =addobbare; accaddeva però talvolta che - per sopravvenuto mal tempo, il vento e la pioggia scompigliassero, fino a distruggerli gli addobbi ed a svellere drappi e chiodini o bullette(in napoletano centrelle dal greco kéntron= chiodo) usati per sostenerli; la locuzione attualmente viene usata per dolersi quando, per sopravvenute, inattese cause vengano distrutti o vanificati tuttti gli sforzi operati per raggiungere un alcunché.
8 A STRACCE E PPETACCE
Ad litteram: A stracci e brandelli; locuzione usata per significare tutte le azioni fatte in modo discontinuo, con scarsa applicazione, a morsi e bocconi, azioni che lasciano presagire risultati pessimi.
stracce s.m.pl. di straccio letteralmente straccio, pezzo di tessuto logoro, riutilizzabile industrialmente per la fabbricazione di carta e tessuti o impiegato in usi domestici per pulire e spolverare (in quest'ultimo caso, anche come prodotto commerciale specificamente fabbricato a tale scopo): il commercio, l'industria degli stracci; straccio per lavare i pavimenti, per spolverare; dare, passare lo straccio | ridursi uno straccio, (fig.) diventare magro, deperito | sentirsi uno straccio, (fig.) estremamente debole; voce deverbale di stracciare che è dal lat. volg. *extractiare, deriv. di tra°ctus, part. pass. di trahere 'trarre';
petacce s.f. pl. di petaccia = straccio, cencio, brandello; voce derivatata dal lat. pitacium ma attraverso lo spagnolo pedazo= pezzo, cencio.
9 ‘A SOTTO P’’E CHIANCARELLE!
Ad litteram: Di sotto a causa dei penconcelli ma a senso: Attenti alla caduta dei panconcelli!
Locuzione con la quale si suole commentare tutti gli avvenimenti risultati o gravosi o pericolosi nel loro evolvere; essa prende l’avvio dal grido di avvertimento che erano soliti lanciare gli operai addetti alla demolizione di vecchi fabbricati affinché chi si trovasse a passare ponesse attenzione all’eventuale caduta dall’alto dei dissestati panconcelli: strette doghe di stagionato castagno, doghe che poste trasversalmente sulle travi portanti sorreggevano l’impiantito dei solai.
‘a sotto loc. avverbiale che vale da/di sotto formata dalla preposizione ‘a= da che è dal lat. de ab nei valori di moto da luogo, origine, agente ecc.; e dal lat. de ad nei valori di moto a luogo, stato in luogo, destinazione, modo, fine ecc + l’avverbio sotto = sotto, in posizione inferiore dal tardo lat. subtus, avv. deriv. di sub 'sotto';
chiancarelle s.f. pl. di chiancarella = panconcello/a: asse di legno di contenuti spessore e lunghezza, assericavata dal taglio longitudinale del tronco d'albero (per solito castagno) e destinata, dopo la stagionatura, a essere ulteriormente tagliata in assi piú sottili, un tempo destinata alla formazione dell’impiantito di solai e/o pavimenti; la voce napoletana è un diminutivo di chianca che è dal lat. planca (tavola): normale nel napoletano il passaggio del digramma pl a chi cfr. platea→chiazza - plumbeum→ chiummo - plus→ cchiú - pluere→chio(v)ere; rammento che in napoletano la voce chianca derivata di planca indica la macelleria, il negozio di vendita di carni al minuto in quanto in origine nelle macellerie la carne veniva esposta e sezionata su di una tavola (planca→chianca) di legno.
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