mercoledì 11 febbraio 2015
VARIE 15/148
1.A CCRAVUNE, A CCRAVUNE CE VULIMMO TÉGNERE
È un’espressione che non va intesa,nel suo senso ad litteram: “Di carbone in carbone vogliamo tingerci” in quanto ad litteram non avrebbe significato, trattandosi di una locuzione usata a dileggio del comportamento ozioso, negligente di chi poltrone, scansafatiche, fannullone, ozioso, sfaccendato, pigro, sfaticato rimandi continuamente il compimento del proprio dovere o che lo faccia con estrema lentezza. Nella suddetta accezione,non ci si spiegherebbe cosa c'entrino i carboni. Cerco di chiarirlo ricordando che in effetti la locuzione in esame è costruita ad imitazione di altra che suona A ccraje a ccraje comme â curnacchia
(Letteralmente: a cra, a cra come una cornacchia), locuzione che si usa per commentare amaramente il comportamento dell'infingardo che tende a procrastinare sine die la propria opera. Come si può vedere sia la locuzione in esame che quella a cui si riallaccia giocano sul fonema cra [che nella prima è quello d’attacco del s.vo cravone, mentre nella seconda ripete il verso della cornacchia (cra) ed ambedue marcano una sorta di omofonia con la parola latina cras che in napoletano suona craje e che significa: domani, giorno a cui suole rimandare il proprio operato chi non à seria intenzione di lavorare. 2.ESSERE ‘A CHIAVE ‘E LL’ACQUA
L’espressione partenopea : Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua che letteralmente si traduce: Tu sei la chiave (d’arresto del contatore)dell’acqua, prendendo a riferimento una cosa utile (la chiave d’arresto del contatore dell’acqua) chiave che opportunamente azionata può determinare l’utilizzo o meno d’un bene preziosissimo quale è quello dell’acqua, dovrebbe avere una valenza assolutamente positiva di talché chi fosse destinatario/a dell’espressione nella forma Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua, potrebbe sentirsi gratificato/a dall’espressione che parrebbe sottolineare la presenza – nella persona a cui sia rivolta - di doti assolutamente positive (bellezza, intelligenza, capacità, disponibilità etc.) e letta cosí l’espressione Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua potrebbe sostanziare un corposo complimento rivolto al/alla destinatario/a.
Nella realtà le cose non stanno esattamente cosí; si notino infatti tutti i condizionali che ò usato nell’esposizione, condizionali che fanno chiaramente intendere che il significato dell’espressione lungi dall’essere un corposo complimento è in realtà una bruciante offesa. A Napoli, dove nacque nel linguaggio giovanile intorno agli anni ’50 del 1900, l’espressione Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua ebbe sí un originario significato positivo,quantunque non fosse da intendere nel senso letterale di chiave dell’acqua, che era stata solo una curiosa storpiatura di un originaria ‘a chiave ‘e ll’arco con cui si intendeva qualcosa di estremamente positivo ed importante quale è la pietra centrale su cui aggettano le spinte laterali di un arco, pietra centrale che se viene meno determina il crollo dell’intero arco; come dicevo l’originaria espressione Tu sî ‘a chiave ‘e ll’arco, poi corrotta in un Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua tenne campo per lungo tempo in senso positivo, nel parlato giovanile, ma oggi à perduto l’originaria valenza positiva per assumerne una decisamente negativa ed ormai va letta esclusivamente in senso antifrastico significando (in luogo dell’originario: Tu sei la chiave di volta dell’arco e successivamente Tu sei la chiave (d’arresto del contatore)dell’acqua,) Tu sei una fogna, una porcheria, una sozzura, un essere spregevole e ciò perché nell’attuale linguaggio giovanile partenopeo l’espressione Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua è usata efemisticamente, giocando con un’evidente assonanza, al posto di Tu sî ‘na chiaveca ( che è appunto la fogna o una porcheria o una sozzura etc.)
La voce Chiaveca con derivazione da un acc.vo tardo lat. clàvica(m) per il class. cloaca(m) indica una fogna o una porcheria o una sozzura etc. ed è molto assonante con la parola chiave, per cui dall’originario significato positivo di Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua, si è pervenuti all’attuale negativo e chi oggi fosse destinatario/a dell’espressione Tu sî ‘a chiave ‘e ll’acqua se ne dovrebbe, anzi se ne deve adontare, non rallegrarsene!
3. ‘A COPP’ Â MANA
Locuzione da tradursi ad litteram al di sopra della mana usata quasi sempre nella piú estesa espressione Risponnere ‘a copp’ â mana id est: Ripondere al di sopra della mana cioè ribattere di rimando. Piú circoscrittamente la locuzione in epigrafe è da intendersi appunto come una repentina replica di azione o di parola con cui si tenti puntigliosamente e sbrigativamente di contestare e/o controbattere azioni o affermazioni altrui che si ritengono incongrue o inesatte e pertanto meritevoli di repentine contrapposizioni.
La locuzione fa riferimento e nasce dall’osservazione del modo di giocare a carte allorché il giocatore che sta al di sopra della mano cioè che segue colui che è di mano (che cioè è di turno per calare in tavolo la sua giocata) deve con sollecitudine effettuare una sua efficace giocata atta a neutralizzare o tentare di neutralizzare la mossa del giocatore che l’à preceduto.
Dal gioco delle carte poi la situazione venne trasferita ad ogni altra realtà contingente in cui fósse opportuna, se non necessaria una repentina replica di azione o di parola puntigliosamente e sbrigativamente per contestare e/o controbattere puntigliosamente e sbrigativamente azioni o affermazioni altrui ritenute incongrue o inesatte.
‘a coppa/ ‘ncoppa prep. impr. ed avv. di luogo
come avv.
sopra,su, in luogo o posizione piú elevata è sagliuto ‘ncoppa(è salito su, sopra)ll’aggiu aspettato ‘ncoppa (l’ò atteso su); mettimmoce ‘na preta ‘a coppa(mettiamoci una pietra sopra, dimenticare ciò che è stato; bevimmoce ‘a coppa (beviamoci sopra), per dimenticare qualcosa; durmirce ‘a coppa(dormirci sopra), lasciar passare tempo per riflettere; anche, trascurare, rallentare qualcosa
come prep.
1 in posizione piú elevata rispetto ad altro, su (con riferimento a cose che sono a contatto): ‘o telefono sta ‘ncopp’ â scrivania(il telefono è sopra (al)la scrivania); posa ‘o libbro ‘ncopp’ô tavulo mio(posa il libro sopra il (o al) mio tavolo); purtà ‘a cesta‘ncopp’ â capa(portare la cesta sopra la testa); saglí‘ncopp’ âseggia( salire sopra la(o alla) sedia); | in usi fig.: sperà ‘ncoppa a quaccuno(sperare su qualcuno): far assegnamento sopra qualcuno; jucà ncoppa a ‘nu nummero( giocare sopra un numero); t’ ‘o ggiuro ncoppa a ll’anema ‘e papà (te lo giuro sull’anima di mio padre) giurare sopra qualcuno, qualcosa, in nome di qualcuno, per qualcosa;
2 con riferimento a cose l'una delle quali ricopre o avvolge l'altra: stennere ‘o mesale ‘ncopp’â tavula(stendere la tovaglia sopra la tavola); tené ‘nu maglione ‘ncopp’ê spalle(avere un golf sopra le spalle); metterse ‘o cappotto ‘a copp’ô tajerre(mettere il cappotto sopra il tailleur)
3 con riferimento a cose messe l'una sull'altra: mettere ‘e piatte uno ‘ncoppa a ll’ato(mettere i piatti uno sopra l'altro) | in talune particolari accezioni con riferimento a cose o avvenimenti che si succedono rapidamente nel tempo o in gran numero: fa diebbete ‘ncopp’ a ddiebbete(fare debiti sopra debiti); riportare vittoria sopra vittoria; dire spropositi sopra spropositi; gli accadde una disgrazia sopra l'altra
4 con riferimento a cose che non sono a contatto fra loro: il ritratto era appeso sopra il caminetto; si costruirà un nuovo ponte sopra la ferrovia; il colonnello abita sopra di loro; le nuvole si addensavano sopra di noi | in usi fig.: una minaccia pendeva sopra il suo capo; piangere sopra qualcuno, qualcosa, dolersi per qualcuno, qualcosa; passar sopra a qualcosa, non tenerne conto; tornar sopra a qualcosa, riesaminarla; averne fin sopra i capelli, essere nauseato di qualcosa, aver raggiunto il limite della sopportazione; sopra pensiero, soprappensiero
5 (fig.) con riferimento a situazioni di superiorità, dominio, controllo: allargare il proprio dominio sopra tutto il paese; regnare sopra diversi popoli; non avere nessuno sopra di sé; avere un vantaggio sopra qualcuno; vegliare sopra i figli
6 con riferimento a cosa che scende dall'alto (anche fig.): le bombe caddero sopra la casa; la nebbia calò sopra la valle; la responsabilità ricade sopra di noi; scaricare la colpa sopra qualcuno | (estens.) contro: gettarsi, scagliarsi sopra qualcuno; ordinarono ungrandissimo esercito per andare sopra 'nemici (BOCCACCIO Dec. II, 8)
7 nelle immediate vicinanze ma in posizione più elevata: la casa è sopra la ferrovia; c'è una pineta sopra il mare
8 oltre, più (di un limite): bambini sopra i cinque anni; la temperatura è sopra lo zero; Roma è a pochi metri sopra il livello del mare | nelle determinazioni geografiche, più a nord: Bolzano è un po' sopra Trento; il mar Rosso è sopra il 10° parallelo | più di (per indicare una preferenza): amare la famiglia sopra ogni cosa; questo mi interessa sopra tutto
9 intorno a, riguardo a (per indicare materia, argomento): parlare sopra un tema difficile; mi piacerebbe conoscere il tuo parere sopra quella questione
10 (ant.) oltre a, in aggiunta a: gran parte delle loro possessioni ricomperarono, e molte dell'altre comperar sopra quelle (BOCCACCIO Dec. II, 3)
11 (ant.) prima di, avanti (in senso temporale): la notte sopra la domenica, quella che la precede | sopra parto, soprapparto
12 nella loc. al di sopra di, che ha gli stessi sign. di sopra: numeri al di sopra di cento; essere al di sopra delle parti; un cittadino al di sopra di ogni sospetto
- agg.vo invar. superiore (anche preceduto da di):’o rigo ‘e coppa; ‘o piano ‘e coppa( la riga di sopra; il piano di sopra)
s. m. invar. la parte superiore, ciò che sta sopra (anche preceduto da di): ‘a coppa è de plastica (il (di) sopra è di plastica.)
etimologicamente‘ncoppa = sopra è forgiato da un in→’n illativo e coppa dal latino cuppa(m) la parte posteriore superiore del capo che è dunque quella posta sopra; ugualmente ‘a coppa = da/di sopra deriva dalla medesima cuppa(m) la parte posteriore superiore del capo che è dunque quella posta sopra, introdotta dalla ‘a aferesi della preposizione da→’a.
4. ‘A FORCA è FFATTA P’’O PUVERIELLO
Il motto in epigrafe da tradursi ad litteram: Il capestro s’addice al povero è un icastico proverbio da intendersi in piú modi a seconda del significato che si dà alla parola puveriello; interpretata nel senso piú comune la voce puveriello vale poveretto, indigente, bisognoso, nullatenente e cioè misero, meschino, ed il motto,in tal caso, à quasi una valenza storica stando a significare che un tempo chi fosse povero, indigente, bisognoso, nullatenente, misero, meschino e commettesse qualche grave reato comportante la pena di morte doveva attendersi soltanto un’esecuzione infamante, vergognosa, disonorevole, ignominiosa quale quella del capestro, della forca e non poteva aspirare alla fucilazione o decapitazione esecuzione decorosa quando non addirittura onorevole che era riservata ai nobili, ricchi, facoltosi, abbienti; intesa in senso esteso la voce puveriello vale manigoldo, furfante, canaglia, farabutto, malfattore, traditore, ed allora il motto si attaglia a chiunque compresi nobili, ricchi, facoltosi, abbienti che nel delinquere si fossero comportati in maniera infamante, vergognosa, disonorevole, ignominiosa come accadde nel caso del tradimento,o della lesa maestà da parte d’un militare (cfr. il caso dell’ammiraglio borbonico F.sco Caracciolo (Napoli, 18 gennaio 1752 –† Napoli, 28 giugno 1799) macchiatosi d’ambedue le colpe) che - condannato a morte – fu afforcato e non fucilato o decapitato come per solito accadeva con i militari condannati a morte per altri gravi reati come ad es. codardía o disobbedienza in battaglia.
Forca s.vo f.le forca, capestro,
1 attrezzo agricolo per rimuovere fastelli di paglia, fieno ecc., ricavato da un lungo ramo biforcuto in modo da costituire un manico terminante in due denti appuntiti (rebbi) | fatto a forca, biforcato
2 (estens.) qualsiasi oggetto in forma di forca
3 (ed è il ns. caso) patibolo per eseguire impiccagioni, formato generalmente da uno o due pali verticali infissi nel terreno e sormontati da un palo orizzontale al quale è appeso il capestro: murí ‘ncopp’â forca (morire sulla forca) | la pena stessa: cundannà â forca (condannare alla forca') jí ncopp’â forca (andare sulla forca), nel linguaggio corrente, solo come imprecazione, di sign. uguale ad 'andare all'inferno, al diavolo, in malora':jate tutte ‘ncopp’â forca (andate tutti sulla forca! ).
4 valico fra due monti.
Voce dal lat. furca(m)
puveriello s.vo ed agg.vo m.le diminutivo (cfr. i suff. i+ello)di poveru (dal lat. pauperu(m), comp. del tema pau- di paucus 'poco' e un deriv. di parere 'produrre'; propr. 'che produce poco') voce che però nel napoletano non viene usata che come agg.vo (cfr. ‘nu poveru cristo) mentre come s.vo non viene quasi mai usata preferendoglisi il diminutivo a margine.Da notare nella voce in esame la chiusura in u della o di poveru intesa lunga: ō con il passaggio da un possibile poveriello all’attestato puveriello.
5. -Â CCARNE 'E LUPO, DIENTE 'E CANE
Alla carne di lupo (vanno opposti) denti di cane
Id est: vim vi repellere licet; alla violenza bisogna rispondere con violenza simile, se non maggiore!
6. - 'A CARNE SE VENNE Â CHIANCA
La carne viene venduta in macelleria.
Id est: per acquistare qualcosa bisogna rivolgersi al suo commerciante o per ottenere alcunché bisogna necessariamente rivolgersi a chi ne sia esperto;
insomma per ottenere qualcosa, non si può improvvisare, ma bisogna rivolgersi sempre al competente.
Di per sé la voce chianca (dal lat. planca) come significato primo varrebbe asse di legno; il significato di macelleria gli viene dal fatto che anticamente la carne venduta al minuto era esposta e sezionata su di un asse di legno; linguisticamente è normale in napoletano il passaggio di pl a chi (cfr. ad es. plus→cchiú, platea→chiazza, plumbeum→chiummo, clavum→chiuovo, plattu-m→chiatto etc.).
7. - 'A CARTA VÈNE E 'O JUCATORE S'AVANTA.
Il giocatore si vanta (millantando meriti che non à) delle buone carte che riceve (che gli permettono di vincire…).
Il proverbio si cita a mo' di rimbrotto allorché qualcuno inopportunamente si glori di un qualche risultato positivo ottenuto, e voglia far credere che il fatto sia dipeso dalla sua abilità e non dalle sopravvenute, fortunose circostanze favorevoli; e tale è l'atteggiamento tipico di taluni spocchiosi giocatori di carte non particolarmente abili, ma eccezionalmente fortunati, quelli che vengon detti pigliatori di carte, quelli cioè che – favoriti dalla sorte – vengono, nella distribuzione delle carte forniti di un numero eccessivo di carte di per sé vincenti.
8. - 'A CARNE SE JETTA E 'E CANE S'ARRAGGIANO
La carne va a buon mercato ed i cani si arrabbiano
Proverbio citato, a mo' di amara considerazione allorché pure in presenza di opportunità favorevoli, mancano o il danaro occorrente per approfittarne, o - per traslato - non si à la forza o capacità occorrente a raggiungere un risultato che sembra sia lí a portata di mano.
9. - Â CASA CA NUN SÎ 'MMITATO NUN CE JÍ
Non andare nella casa dove non sei invitato..
...correresti il rischio di essere messo alla porta come fastidioso ed indesiderato.
10. - Â TAVULA D''E PEZZENTIELLE, NUN MANCANO MAJE TUZZULELLE
Sul tavolo dei poverelli non mancano mai tozzi di pane
Id est: non ostante la miseria, su di un tavolo di poverelli, ci saranno sempre - a disposizione di tutti - pezzetti di pane, sia pure raffermi.
11. - Â CCAURARA VECCHIA, VROGNOLE E PPERTOSE
Sulla pentola vecchia, ammaccature e buchi.
Id est: la salute delle persone vecchie è sempre malferma: i vecchi soffrono sempre di qualche piccolo o grosso malanno alla stregua di una pentola vecchia che per essere stata usata molto, porta su di sé inevitabili tracce di usura e del tempo trascorso.
12. -A CCAVALLO 'E RAZZA NUN SERVE 'O SCURRIATO
Con il cavallo di razza non occorre (usare) la frusta
Id est:Le persone beneducate o discendenti da ottima prosapia, non avranno mai bisogno di rimproveri o richiami, in quanto si comporteranno sempre bene secondo i buoni dettami educativi ricevuti.
13. -A CCAVALLO JASTEMMATO LLE LUCE 'O PILO
Al cavallo maledetto gli luccica il pelo
Id est:Piú una persona viene maledetta o invidiata, piú le si accresce il benessere e/o la fortuna.
14. -ACCUSSÍ COMME VAJE, ACCUSSÍ SÎ TENUTO
Cosí come incedi, cosí sei considerato
Proverbio dal duplice significato:
a) a seconda di come sei vestito, cosí sarai giudicato;(qui l'abito fa il monaco contrariamente a quanto di solito ritenuto)
b) Come ti comporterai con gli altri, cosí sarai ripagato.
15. - ACCUSSÍ VA 'O MUNNO: CHI NATA E CCHI VA A FFUNNO
Cosí va il mondo: chi nuota e chi affonda
Id est:in questo mondo c'è sempre chi emerge e chi, meno fortunato, affonda
16. - 'A CHE MMUNNO È MMUNNO, È GGHIUTA SEMPE ACCUSSÍ
Da che esiste il mondo è andata sempre cosí.
Id est:Occorre rassegnarsi ed accettare la vita per quel che è: non è possibile andare contro il fato
17. - 'A CERA SE STRUJE E 'A PRUCESSIONE NUN CAMMINA
Le candele si consumano, ma la processione non avanza.
Proverbio usato a salace commento dell'atteggiamento di chi accidiosamente indugi troppo in qualcosa o perda inutilmente tempo.
18. - A CCHI DICE 'E FATTE 'E LL'ATE NUN LE DICERE 'E TUOJE.
A chi propala i fatti degli altri non narrare i tuoi
Fa' attenzione allo spettegolatore: non raccontargli i casi tuoi o ti troverai sulla bocca di tutti.
19. –‘A CCHIESIA NUN CACCIA SANTE, NÈ 'A SCOLA, SCENZIATE
La chiesa non rende santi, nè la scuola, scienziati.
Id est:non è sufficiente frequentare una chiesa per diventar santo, nè una scuola per giungere ad essere uno scienziato; occorrono ben altre lunghe sostanziali, pratiche applicazioni.
20. Â CASA D’’O FERRARO, ‘O SPITO ‘E LIGNAMMO
In casa del fabbro lo spiedo è di legno.
Il proverbio consiglia di non meravigliarsi del fatto che spesso chi dovrebbe, per il suo status, essere in possesso di confacenti ferri del mestiere o adeguati arnesi, deve invece accontentarsi di vili succedanei.
Talvolta il proverbio non è usato come tale, ma - nell'identica formulazione - come locuzione a sarcastico commento dei risibili risultati ottenuti da chi faceva le viste di fare mirabílie ed invece, per sua insipienza e dappocaggine, con la sua erronea azione, à prodotto scadenti risultati.
21. GGATTA CA ALLICCA 'O SPITO NUN CE LASSÀ CARNE P'ARROSTERE
Ad una gatta adusa a leccar lo spiedo, non lasciarle carne da arrostire
È bene non fidarsi di chi abbia già dimostrato di essere inaffidabile e non meritevole di stima o fiducia; a costui non è ipotizzabile concedere una seconda opportunità: come un gatto abituato a leccare lo spiedo dove si sia cotta della carne, divorerà anche quella cruda, cosí di chi anche una sola volta si sia dimostrato inaffidabile è opportuno non fidarsi per non correre il rischio di essere nuovamente tradito o prevaricato.
22. ALDARE SGARRUPATO, NUN S'APPICIANO CANNÉLE
Ad altare diruto non si accendono candele
Ad una donna ormai avanti negli anni e perciò non piú avvenente,è inutile e non conveniente fare moine, né corteggiamenti.
23. PPRIMMA ENTRATURA, GUARDATEVE 'E SSACCHE
Nell'accedere per la prima volta (in un luogo sconosciuto) badate alle tasche!
Occorre essere molto attenti e guardinghi con le persone o i luoghi sconosciuti che si frequentano per la prima volta: c'è sempre il rischio d'esser defraudati o vilipesi.
24- Â BBELLA FIGLIOLA NUN MANCA 'O 'NNAMMURATO
Ad una bella donna non difetterà un innamorato
La bellezza è arma vincente.
25- 'A BBELLA ZITA, 'NCHIAZZA SE MMARITA
La bella ragazza trova marito appena arriva in piazza
Il proverbio ripete un noto assunto e cioè che la bellezza è arma vincente quando però sia esposta palesamente a tutti.
26- 'A BBONA CAMPANA SE SENTE 'A LUNTANO
La buona campana s'ode di lontano
I buoni consigli vengono di lontano, cioè dai vecchi e si propagano in giro, mostrando tutto il loro valore e la loro efficacia.
27-'A BBONA MERCANZIA TROVA SEMPE N'ATA VIA
Una buona mercanzia trova sempre un'altra via da percorrere
La merce buona viene venduta facilmente o anche viene facilmente rubata; per traslato: tutto ciò che è buono può trovare una giusta ed adeguata destinazione.
28 - 'A BBONA PAROLA MOGNE, 'A TRISTA POGNE
La buona parola produce buoni risultati, quella cattiva punge (e dolendo è improduttiva.)
29 - 'A BRISCOLA SE JOCA CU 'E DENARE
La briscola si gioca con denaro contante
Per traslato: gli affari vanno fatti con denaro sonante.
30 - 'A CAMPANA FA DAMME E DONGO
La campana emette un suono alternato
Nella vita, come succede con il suono della campana bisogna alternare il dare con l'avere; come sarebbe impensabile il suono monotòno di una campana, cosí è impensabile una vita nella quale si riceva sempre e non si dia mai, né una nella quale si dia sempre e non si riceva mai..., pure se questa seconda evenienza non è improbabile.
31 - Â CCANE CA SE FA VIECCHIO, 'A GOLPE 'O PISCIA 'NCUOLLO
Al cane che diventa vecchio, la volpe gli minge indosso
Chi è importante e/o autorevole, una volta che abbia perduto il potere o l'incarico importante, non viene piú tenuto in nessuna considerazione.
32 - 'A CAPA NUN S'À DDA FÀ MAJE MALE PATÉ
La testa non va fatta mai patire
Id est: il capo non va portato mai scoperto per modo che non incorra in malanni come cefalee o emicranie; con diversa valenza: bisogna sempre secondare le proprie inclinazioni, dando libero corso alle proprie idee.
33 - 'A CAPA 'E SOTTO PÔ FÀ PERDERE 'A CAPA A CCHELLA 'E COPPA
La testa di sotto può far perdere la testa alla testa di sopra
Id est: il sesso può fare instupidire o ammattire .
34 -'A CARCIOFFOLA S'AMMONNA FRONNA A FFRONNA
Il carciofo si monda brattea a brattea
Id est: le cose vanno fatte paulatim et gradatim(poco per volta e con gradualità ) se si vogliono raggiungere buoni risultati.
Brak
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